(Giancarlo Selmi) – Ha vinto Acquaroli. Ok. In realtà non ho mai pensato che potesse andare in maniera differente. Il suo partito si è ormai radicato in maniera così “vecchia maniera” che sarà difficile scalzarlo. E quando dico radicato intendo un sistema di potere parcellizzato. Da scuola democristiana. Fatto di favori, “aiuti” e scorciatoie. Meloni per lui ha mosso montagne, non escluse somme ingenti, anche del PNRR giunte, alla Regione, nei giorni antecedenti al voto.

Ricci ha detto che il confronto era fra Davide e Golia. Per ogni manifesto dei progressisti, ce n’erano 20 dei meloniani. È molto verosimile. Ci sono delle cose, però, in questo voto che inquietano. Il primo è lui, Acquaroli. È solo un’impressione e mi scuso, ma lo trovo veramente inquietante. Lo trovo dannatamente credibile come interprete di un torturatore cileno di Pinochet, in un film su quel tragico golpe. Inquieta la scoperta di una certezza: gli imbecilli in Italia sono maggioranza.

Ma questo già lo sapevamo. Sia quelli che rivotano per chi ha distrutto la sanità di quella Regione, ancora di più di quanto non lo fosse. Che impedisce con tutti i mezzi l’aborto. Che ha massacrato un sistema artigianale e industriale fra i migliori. Sia quelli che passano la vita lamentandosi e poi non vanno a votare. Fra loro anche molti elettori del Movimento 5 Stelle. La scelta di Ricci non era il massimo, però non hanno capito che Ricci lo si può fare ragionare, meloni e compagnia no.

I danni causati a menti elementari, di ogni schieramento, dalle frasi fatte che escludono il ragionamento, credo siano irreversibili. Infine è inquietante scoprire che le migliaia di troll che troviamo sotto i post, che insultano e che commentano in maniera sgrammaticata, quelli che io pensavo fossero bot, corrispondono, invece, a persone reali. Che votano. Una volta si diceva “Francia o Spagna purché se magna”. Oggi è solo “Spagna e nemmeno se magna”. E chi non magna è contento. Beati loro.