
(Enrica Perucchietti – lindipendente.online) – Dopo Francia e Germania, anche l’Italia si muove per garantire la sicurezza degli ospedali in caso si verificasse un conflitto militare. Il governo Meloni sta studiando un piano che coinvolge Ministero della Salute, Difesa e Infrastrutture, che ha portato all’istituzione di un tavolo tecnico interministeriale che si è già riunito un paio di volte dall’estate e ha avviato le prime interlocuzioni per definire una strategia sulla resilienza in campo sanitario. Mentre cresce la tensione per il conflitto russo-ucraino e gli scenari geopolitici si fanno sempre più instabili, in Europa diversi Paesi si attrezzano a non voler più lasciare nulla al caso sul fronte della sanità in tempo di guerra: aggiornano i piani di crisi, definiscono protocolli congiunti tra enti civili e Difesa, individuano strutture e reparti alternativi da attivare in caso di emergenza per essere pronti a fronteggiare l’imprevedibile. Francia e Germania hanno già avviato misure concrete. A Parigi, una circolare del ministero della Salute ha chiesto alle agenzie sanitarie regionali di predisporre, in collaborazione con la Difesa, strutture straordinarie capaci di gestire un afflusso massiccio di feriti, civili e militari, in caso di escalation. Berlino, dal canto suo, lavora a un piano nazionale di difesa civile che mira a preparare gli ospedali all’eventualità di un conflitto su larga scala, con programmi di formazione specifici per il personale medico: dal trattamento di ferite da esplosione a traumi complessi e amputazioni, fino alla definizione di criteri rigorosi per garantire la continuità dell’assistenza anche in condizioni estreme.
L’Italia non è rimasta a guardare e con un apposito decreto di aprile scorso (che attua il Dlgs 134/2024 a sua volta in attuazione della direttiva europea 2022/2557) ha istituito un tavolo tecnico al ministero della Salute presso l’ufficio di gabinetto, un organismo con dieci componenti, con l’obiettivo di «definire una strategia sulla resilienza in campo sanitario che stabilisca ruoli e responsabilità dell’insieme degli organi, istituzioni ed enti coinvolti» nella predisposizione di piani e misure per la gestione di emergenze sanitarie su vasta scala. Il piano prevede anche scenari validi non solo di guerra “frontale”, ma anche in presenza di eventi CRBN (Chimici, radiologici, biologici e nucleari) oppure, in ipotesi di attivazione degli articoli 3 e 5 del Trattato Atlantico (cioè, l’impegno collettivo previsto per i Paesi membri della NATO). Fra le linee guida che emergono dalle discussioni c’è l’idea di rafforzare la collaborazione fra sanità civile e medica militare, definire catene di comando chiare in situazioni estreme, attivare esercitazioni congiunte e percorsi formativi che preparino il personale ad affrontare traumi di guerra, grandi evacuazioni, collegamenti con ospedali da campo o strutture esterne. Si discute anche di tre fasi operative: accoglienza dell’arrivo delle truppe (o del coinvolgimento militare), mobilità interna in caso di crisi, partecipazione in missioni all’estero con eventuale rientro per le cure. Rimangono ancora diverse questioni aperte. Non è chiaro quali ospedali saranno designati come poli di riferimento per la gestione del trauma da guerra su vasta scala, né come sarà definito l’assetto di risorse, personale e reparti specializzati. Alcune strutture (ospedali come il Niguarda di Milano) che già operano in emergenze nazionali sono citate come possibili hub, ma serve trasparenza sugli standard che si chiederanno, su come verranno integrate le risorse militari con quelle civili, e su quanto rapido possa essere il passaggio da uno stato “regolare” a uno di emergenza. Difficoltà maggiori sono previste nella definizione delle responsabilità fra ministeri, regioni, Protezione civile, Difesa e altre agenzie, così come nella reperibilità di fondi straordinari e nell’adeguamento infrastrutturale (adeguamenti strutturali, sistemi antibomba, reparti CRBN, presidi mobili).
In un clima crescente di militarizzazione e di tensione prebellica, l’Italia, costretta a rincorrere gli esempi di Francia e Germania, si muove dentro un paradosso evidente: da anni si tagliano fondi, posti letto e personale alla sanità pubblica, mentre oggi si invoca la necessità di approntare ospedali da guerra, addestrare medici a traumi bellici e predisporre protocolli per scenari da conflitto mondiale. Invece di rafforzare davvero la sanità pubblica e di restituirle risorse, il governo preferisce seguire i diktat europei e atlantici, adattando la popolazione a un orizzonte di paura e rassegnazione. Il nostro Paese si trova ora di fronte a una sfida che è innanzitutto politica: far maturare nella popolazione la persuasione che, pur non essendo in guerra, il rischio esiste e la preparazione preventiva è un esercizio necessario. È l’ennesimo cortocircuito che rivela come il paradigma emergenziale sia ormai la chiave con cui si governa la società: ogni pretesto viene sfruttato per inoculare paura e per spingere i cittadini ad accettare misure eccezionali come se fossero inevitabili. Il rischio è che l’opinione pubblica venga trascinata in un clima di psicosi permanente: prima il Covid, ora la guerra. Lo schema si ripete identico, tra stati d’eccezione e narrazioni apocalittiche, fino a rendere l’emergenza una condizione permanente. Il vero pericolo, però, non è solo la guerra che incombe, ma la guerra psicologica che prepara i cittadini a viverla come destino ineluttabile.
Ma io dico, ma già c’è un fuggi fuggi del personale sanitario, specie nei ps, mo’ che gli raccontate che devono fronteggiare la guerra come minimo vi fanno il gesto dell’ombrello.
"Mi piace"Piace a 2 people
basta fare soldi in nome di una guerra…e il gioco è fatto… meno servizi e tanti feriti er tanti utili ai privati!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ormai sono fuori di testa …tutti pazzi… perchè una guerra non l’hanno mai fatta….. questi del ’43(fine guerra) sanno un belino cosa vuol dire!
"Mi piace"Piace a 2 people
🎶.. siam pronti alla morte
l’€uropa chiamò 🎶
SÌ!
Buon viaggio 👋
"Mi piace"Piace a 1 persona
Non ci sono i soldi e il personale per far funzionare decentemente gli ospedali in tempo di pace questi vogliono organizzare ospedali in caso di guerra.
Siamo alle comiche.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Verranno parlamentari, ministri, sottosegretari, commessi di Camera e Senato, e pure tutto il personale dei ministeri a fare i corsi medici di preparazione alla guerra, perché se si aspettano che il personale sanitario, soprattutto dei PS, già ridotto all’ osso, si presti alle fregole belliciste dei guerrafondai da divano, prima arriva il gesto dell’ ombrello e poi la domanda di dimissioni in massa…..Abbiamo già dato per la “guerra “ al Covid, ora spazio ai valorosi , sempre capaci a fare i fro@i con il cu@o degli altri …..metteteci voi la faccia o il cu@o, che tanto non si distingue, e pedalare fra gli schizzi di sangue! Grandissime teste di ca@@o incapaci di costruire la pace, mandate i vostri figli al fronte e curateli voi negli ospedali quando saranno feriti e mutilati, si chiama ricongiungimento familiare di emergenza! L’ unica vera emergenza è quella dei cialtroni e si è cronicizzata in cancrena…..occorre amputare!
"Mi piace"Piace a 2 people
Mentre Giorgia la butta in caciara per coprire i problemi del Paese, Giorgetti fa capire che la Finanziaria sarà amarissima: non ci sono i soldi per accontentare le richieste di FdI, Lega e FI. Niente taglio Irpef e cartelle, come voleva il suo capo. Ammette che il quadro si è “complicato” e che le spese di difesa avranno un impatto sui conti pubblici. https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2025/09/13/giorgetti-quadro-complicato-su-taglio-irpef-e-rottamazione_f37f3d80-2aab-4576-828f-38f4d1bfd156.html
"Mi piace""Mi piace"
La sanità ormai è specializzata negli slogan, senza sostanza né professionalità. Si partecipa a fiere, sagre e simili, con attrezzature e personale da mostrare, quasi come la folletto. Ora si dedicherà alla guerra, che come è noto si combatte con le spade, molti i feriti da armi da taglio, e magari ci sarà il classico sostegno psicologico che va bene su ogni pietanza. Ma la guerra può volgere verso il nuclerare…..no. no, che dici, i governanti sanno quel che fanno, così pensavano a Hiroshima.
"Mi piace""Mi piace"
Questo ci rassicura molto… allo studio pure vaccino contro proiettili artiglieria ed immunità da esplosioni nucleari!..!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
"Mi piace""Mi piace"