Il filosofo in dialogo con Cuperlo su guerre ed economia alla Festa nazionale dell’Unità di Reggio Emilia

(FABIO MARTINI – lastampa.it) – Parla a voce bassa, scandisce le parole assai più lentamente del solito, ma i suoi ragionamenti sono sempre più spiazzanti per il “popolo” della Festa nazionale dell’Unità, i compagni di Reggio Emilia seguono affascinati ma con un filo di diffidenza, fino a quando Massimo Cacciari conclude la sua “lezione” sul futuro dell’Europa e del mondo con una battuta rivelatrice: «Loro, i capitalisti, sono stati rivoluzionari e noi a sinistra siamo stati conservatori». A quel punto la platea capisce e per la prima volta si alza un applauso a scena aperta.
Nel programma – fittissimo di appuntamenti, ma poverissimo di voci dissonanti – della Festa di Reggio Emilia è la volta di un dialogo tra Massimo Cacciari e Gianni Cuperlo, chiamati a disquisire di “Pensiero lungo” in una stagione nella quale la discussione pubblica è quasi tutta incasellata, votata alla faziosità, all’urgenza di individuare eroi e mostri.
Un colloquio che si preannuncia promettente: Massimo Cacciari e Gianni Cuperlo, sia pure con storie e “mestieri” diversi, sono personalità non inquadrabili. In particolare Cacciari: in questi ultimi anni ha maturato una reattività oramai proverbiale alle banalizzazioni e ai luoghi comuni, mentre Gianni Cuperlo – ultimo segretario (fino al 1990) della “mitica” Fgci -, dopo aver sfidato Elly Schlein e Stefano Bonaccini per la segreteria del Pd già da anni esprime posizioni di sinistra ma non precisamente etichettabili.
Stavolta Cuperlo si è scelto un ruolo da intervistatore, «da giornalista» arriva a dire, e la sua domanda di avvio rilancia una lettura sulla crisi dell’Europa nella quale buona parte delle “colpe” sarebbero in capo all’Occidente che ha spinto la Russia a tornare alla sua natura imperialista. Ma la risposta di Cacciari è spiazzante, condita di riferimenti puntuali all’evolvere del Pil negli ultimi 70 anni, per poi scandire le sue verità: «Negli anni Sessanta l’Urss, con un modello economico bolscevico, fondato sulla centralità operaia e realmente alternativo a quello capitalistico, insidiava da vicino il primato americano, ma oggi la Russia è 20 volte sotto, mentre la Cina, che ha sposato un modello di produzione capitalistico, ha un Pil che è dodici volte quello degli anni Settanta. Amici e compagni dobbiamo dirlo: si è affermato uno sviluppo straordinario della ricchezza, per effetto della globalizzazione del sistema capitalistico di produzione».
Dalla platea seguono con sentimenti insondabili a prima vista, misurabili dal primo, morigerato applauso, anche perché Cacciari rincara le dosi, parla di «fallimento totale della leadership russa che ha perso clamorosamente la guerra fredda e cioè la terza guerra mondiale e ora non può pretendere di imporre i suoi voleri ai Paesi del suo ex impero».
Ma Cacciari spiazza il pubblico anche sul futuro dell’Europa e sul suo ruolo, tenendosi anche in questo caso distante dai soliti refrain, dai luoghi comuni sulle colpe generiche: «Il ruolo dell’Europa doveva essere e dovrebbe essere anche in futuro quello di fare da ponte tra Occidente e Oriente, è una follia aver pensato un futuro senza l’est Europa, senza la Russia. Solo così l’Europa può aspirare ad essere una potenza». E su quel che sta accadendo in questi mesi Cacciari è tranchant: «La reazione dell’Europa di armarsi e di andare alla guerra è sbagliata».
Nel finale, con un pubblico che segue interessatissimo e forse si aspetta una parola di speranza, Cuperlo invita Cacciari ad una riflessione su una sinistra che negli ultimi 30-40 anni ha mancato di spirito «eretico». Il filosofo annuisce ma rilancia: «Lo sviluppo capitalistico, nella sua ricerca continua della produttività, ha avuto caratteri rivoluzionari in tante cose, nello sviluppo delle tecnologie, nella capacità di creare una forma mentis per le nuove generazioni». Aprire la mente fa sempre bene: alla fine il “popolo” della Festa applaude.
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La Stampa e un elogio a Cascciari?
Hummm …..c’è qualcosa che non mi quadra!
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Rivoluzionari ? Ma cosa ha fumato Cacciari foglie secche di castagno o quercia ? Della serie : come è bello filosofeggiare alle feste dell’ unita dei liberal progressisti lgbtq plus e nient’altro.
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Magnifico Cacciari, lui pensa out of the box e vince sempre. Non la penso sempre allo stesso suo modo. Ma chapeau alla sua proverbiale “alterità”.
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La frase che il capitalismo “ha avuto caratteri rivoluzionari”, Cacciari l’ha presa, pari pari (coniugando diversamente il verbo), da Carlo Marx, che aveva già capito, nell’800, quale sarebbe stato l’evoluzione del Capitale a partire dalla sua natura essenziale di aumentare continuativamente le sue capacità di espandersi fino all’attuale globalizzazione, e chissà cosa dopo il fallimento di questa. Globalizzazione finanziaria che non aveva previsto la nascita dei Brics che tanto preoccupano l’unico impero rimasto.
Grandi applausi alla festa, come se l’avesse inventata lui (Cacciari) quella frase, di cui poteva citare l’inventore mettendo in serio subbuglio la platea: “ma ddài… ma davvero è stato Marx?” o “ma ancora con questo Marx?? eddàiiiii…” o “Marx?? Chi era costui?”. Tutta gente (grandi e piccini) che ha smesso di studiare e leggere, una volta conclusa la scuola dell’obbligo o la Bolognina.
Il punto è che quel filosofo ha lasciato un cantiere di ricerche aperto agli sviluppi successivi, anche con esiti diversi da sue precedenti affermazioni. Ma quel cantiere lo hanno voluto testardamente chiudere del tutto. Per poi meravigliarsi che la situazione attuale (strutturale) ai loro occhi risulta illeggibile. Che tristezza!
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@Gae
hai toccato un punto cruciale. È vero: quel cantiere teorico andava mantenuto aperto, perché Marx stesso non ha mai chiuso il discorso.
Ma l’uso dogmatico che ne è stato fatto ha finito per soffocarlo.
Karl Popper, che pure riconosceva la profondità e l’onestà intellettuale di Marx, lo criticava duramente per le derive totalitarie: la pretesa di predire la storia, la soppressione del dissenso, l’idea di dittatura come passaggio necessario. Il suo invito era chiaro: nessuna teoria può sacrificare la libertà in nome di una presunta necessità storica.
E forse sì, anche Cacciari, nel suo disincanto recente, sembra rileggere Popper: non per negare Marx, ma per liberarlo dai suoi epigoni più rigidi. Quelli che in nome di Marx hanno miseramente fallito…
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L’analisi di Carlo Marx sul capitalismo e il suo sviluppo futuro è stata profonda e veritiera, ma chi gliel’ha fatta fare ad imbarcarsi in una teoria dello Stato che verrà! È stato un gran sociologo filosofo ed economista, ma come psicologo e conoscenza delle miserie umane ha dimostrato un’ignoranza spaventosa!
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ho letto tanto di Marx. Mi sono perso però le sue derive totalitarie. In.particolare la soppressione del dissenso, la pretesa di predire la storia, la soppressione della libertà come fondamento di una dittatura progressista..Avrò letto male, probabilmente, ma l esortazione era l unità universale dei proletari, più che la lotta armata. La rivoluzione attesa era il riequilibrio delle opportunità sociali, chiave del progresso e della continuità e una transizione politica di maggiore partecipazione e di appropriazione dei mezzi di produzione. Rappresentanza e imprenditorialità diffusa. Sindacato e movimento cooperativo. La rivoluzione violenta è la reazione estrema alla disperazione e alla prevaricazione. Francia, Russia. Non le lotte operaie, non la critica dello sfruttamento. Popper si era dimenticato che che l esortazione era a conquistare una libertà negata ai proletari, non a toglierla ad altri. Nessuna teoria. Lo sforzo, la speranza di avere dignità, come persona e come lavoratore. Esattamente ciò che chi si professa liberale vuol togliere agli ultimi.
Io credo che non esista analisi economico sociale del capitalismo più completa ed argomentata. La capacità di prevedere i suoi effetti storico-sociali è tutta nella natura del profitto. Nell ultimo libro del Capitale Marx parla di crisi del capitalismo per caduta tendenziale del saggio di profitto. Una profezia che è il dramma delle società moderne e che ha determinato la trasformazione del capitalismo nel proprio nuovo inizio. Necessità dello sfruttamento del lavoro e dei lavoratori, globalizzazione selvaggia, finanziarizzazione del valore dell attività economica.
poi c è il Marx filosofo, il Marx sociologo, lo studioso dei meccanismi di condizionamento del pensiero e del consenso. Tanto, troppo? Parlava del suo tempo, delle persone del suo tempo, delle dinamiche socioeconomiche del suo tempo. Difficile trasportarlo nel 22esimo secolo. Facilissimo nell analisi economica, proprio perché la previsione di come sarebbe evoluto il capitalismo è nel capitalismo stesso. Forme diverse, sostanza analoga. Era un borghese del suo tempo. Non certo nemico dei capitalisti. Forse urlava ai capitalisti perché si avvedessero sulle derive autoritarie che la logica del.profitto induceva nella società. Violenza, sopraffazione, emarginazione che potevano portare alla ribellione. Se il capitalismo era stato rivoluzionario, il capitalismo poteva continuare ad esserlo ampliando la disponibilità di risorse per chi lavora, e migliorando la loro vita. Per farlo, andava riconosciuto e corretto il difetto insanabile di quel modello, la presunta necessità senza fine dello sfruttamento, e l’uso della violenza e della manipolazione per mantenerlo.
Avrò capito male. Ma come ho capito mi torna con la personalità di uno studioso che è una delle pietre miliari del pensiero moderno.
una cosa l ho capita bene. Non era un liberale, meno che meno un liberista, ma chiedeva maggiore dignità e libertà per tutti. Non solo per i soliti
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