Un’imbarcazione degli attivisti colpita con un drone al largo della Tunisia. La relatrice speciale Onu sui territori palestinesi occupati: «Non normalizziamo quello che Tel Aviv fa ai palestinesi»

(Youssef Hassan Holgado – editorialedomani.it) – Intimidire. Dimostrare di poter arrivare ovunque e che tutti sono un obiettivo vulnerabile. Questa è la ratio dietro l’attacco contro l’imbarcazione Family della Global Sumud Flotilla (Gsf) nel porto di Sidi Bou Said in Tunisia. Stando alle testimonianze degli attivisti a bordo e ai video pubblicati online, quello che è accaduto non è equivocabile.
Un dispositivo con polvere incendiaria è caduto dall’alto sull’imbarcazione dopo essere stato sganciato da un drone. Non ci sono vittime o feriti, ma il rogo divampato a bordo della nave ha causato gravi danni materiali. L’equipaggio ha annunciato che la missione continuerà, nonostante gli attacchi contro chi, via mare, prova a raggiungere Gaza per portare aiuti umanitari. «Gli atti di aggressione mirati a intimidirci o a far fallire la nostra missione non ci fermeranno», ha detto l’attivista Yasemin Acar.
Da parte sua la Tunisia ha minimizzato l’accaduto. Per le autorità «non è stato rilevato alcun drone» e «secondo i primi accertamenti, si è verificato un incendio nei giubbotti di salvataggio». Una versione smentita dalle immagini. Se dietro l’attacco ci fosse Israele, per il presidente Kais Saied sarebbe difficile ammettere al popolo che nel suo territorio c’erano agenti che hanno agito indisturbati.
La relatrice speciale Onu sui territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, ha chiesto l’intervento delle Marine di Francia, Italia, Egitto, Tunisia, Algeria e Spagna per formare una flotta navale globale in grado di rompere il blocco marittimo imposto da Israele. «Non sappiamo chi abbia compiuto l’attacco, ma non saremmo sorpresi se fosse stato Israele. Se confermato, si tratta di un attacco alla sovranità tunisina», ha detto Albanese dopo aver incontrato l’equipaggio della Gsf. Nei giorni precedenti la relatrice ha partecipato alla 21esima edizione del festival Cabudanne de sos poetas che si è tenuto a Seneghe, in Sardegna, per discutere anche del suo ultimo libro Quando il mondo dorme (Rizzoli).
Intervistata da Domani a margine dell’evento, Albanese ha discusso della partecipazione attorno all’iniziativa della Flotilla. «Non solo in Italia ma a livello internazionale vedo persone indignate che riempiono sale e piazze, un’elaborazione collettiva del lutto», spiega. Oggi la «Palestina è diventata un banco di prova». Un «recupero della cultura altermondialista che avevo conosciuto con il movimento no global».
Il suo libro si intitola Quando il mondo dorme. Negli ultimi mesi la Flotilla ha catalizzato grande partecipazione, nonostante i pericoli. C’è una parte di mondo che si è svegliata o ci accorgiamo solo ora che esiste?
C’è un risveglio, ma era iniziato quando scrivevo il libro, non con la Flotilla. È iniziato con il genocidio a Gaza, che ha creato un’onda di disgusto tale da spingere le persone a porsi domande, e i giovani a impegnarsi ancora di più. Quando il mondo dorme si generano mostri: apartheid, occupazione permanente, prodromi di genocidio. Abbiamo normalizzato ciò che Israele ha fatto ai palestinesi.
In parte dell’opinione pubblica c’è frustrazione per un ordine internazionale che non è in grado di fermare ciò che sta accadendo in Palestina. Siamo di fronte alla sua erosione?
Gli strumenti per intervenire ci sono ma sono inapplicati. Questo non significa arrendersi: al contrario, bisogna agire e mobilitarsi. Un mondo senza regole è un mondo dove vince il più forte. Chi non controlla capitali, armamenti o algoritmi deve unirsi e creare una forza etica, pacifica, per pretendere l’applicazione delle regole.
Non è semplice. La comunità internazionale è divisa e i paesi arabi sembrano immobili.
Quella dei governi arabi è una “solidarietà inquieta”: forte nella retorica, ma debole nei fatti. Dal 1948, quando sostenevano il boicottaggio di Israele, si è passati alla normalizzazione delle relazioni, che non ha giovato ai palestinesi.
Una normalizzazione che ha fatto tramontare la soluzione due popoli due stati. Quel progetto politico è fallito?
Israele continua a togliere terra e massacrare chi ci vive. Gli accordi di Oslo non sono mai stati garantiti. La Norvegia, che li aveva promossi, non ha fatto nulla per assicurarne il rispetto. L’umanitarismo è diventato un palliativo, un modo per non risolvere la questione in linea con il diritto internazionale.
Dagli attivisti ai giudici della Corte dell’Aia, chi protesta e indaga subisce la mano della repressione. Lo sa bene, viste le sanzioni degli Usa. In quanto italiana, ha ricevuto sostegno dal governo?
No. Ho provato a incontrare rappresentanti del governo, ma non c’è stata apertura. Quando porto la mia voce in Italia a volte l’ho fatto anche con i partiti di sinistra che oggi si battono per la Palestina. Però se Fratelli d’Italia mi invitasse a parlare di Palestina ci andrei.
Nel 2022 le chiesero se fosse ottimista. Lei rispose: «No, ma ho fede negli esseri umani». Oggi direbbe lo stesso?
Oggi credo nel pessimismo della ragione e nell’ottimismo della volontà. Non parlerei più di fede negli esseri umani, ma di responsabilità: proteggiamoci come famiglia umana, al di là di fede, denaro o lingua. Siamo l’unica specie che si ammazza, sembriamo un virus. La risposta deve essere un nuovo umanesimo: rispetto per gli altri, per l’ambiente, rifiuto del consumismo esasperato.
L’intersezionalità della lotta, appunto, ha catalizzato anche l’impegno di un’attivista come Greta Thunberg.
Certo. Ma non è solo lei, ci sono tanti intellettuali e persone comuni che si battono. Sento che si sta formando una resistenza intellettuale di principio per la giustizia e i diritti umani. Dobbiamo unirci: movimenti transfemministi, lavoratori, difensori della salute, dell’arte, della cultura. Restiamo umani, ma anche restiamo uniti.

Il disagiato lombardo ha colpito anche stavolta. C’era da stupirsene?
Ops, dice che è stato un fuoco d’artificio e perqula la flottiglia.
Questa è la cosiddetta HASBARA. Piccoli Parenzo crescono.
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Stupisce la balordaggine e la totale mancanza di credibilità di questo essere che deve essersi svenduto per 5 abbonamenti in più al mese.
Questo è credibile come chi diceva che i russi si bombardano la centrale atomica da soli (ricordate?).
Manco se affondassero la barca con un missile direbbero che è vero. Buffoni all’ennesima potenza, e vergognosamente servi dei padroni zionisti.
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