Von der Leyen si sbilancia, ma poi conferma: “Un testo c’è”. I leader dell’Ue frenano

(di Salvatore Cannavò – ilfattoquotidiano.it) – A sentire il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, Ursula von der Leyen parla troppo. Sulla questione dell’invio di truppe europee in Ucraina, a garanzia di una possibile pacificazione, la presidente della Commissione aveva detto al Financial Times sabato scorso che “le Capitali europee stanno lavorando a ‘piani piuttosto precisi’ per potenziali dispiegamenti militari in Ucraina come parte delle garanzie di sicurezza post-conflitto che avranno il pieno appoggio delle capacità statunitensi”. Una dichiarazione impegnativa in vista del vertice dei “volenterosi” di giovedì, su invito del presidente francese Emmanuel Macron a cui parteciperà anche il presidente ucraino. Vertice a cui l’Italia, secondo quanto fatto filtrare da Palazzo Chigi, parteciperebbe solo online. L’incontro si annuncia complicato, perché i leader europei saranno anche volenterosi, ma non gradiscono che si spiattelli alla stampa quello che ancora non è deciso. “A parte il fatto che l’Unione europea non ha alcun potere e competenza in merito al dispiegamento di truppe – ha precisato ancora Pistorius – mi guardo bene dal confermare o commentare in qualsiasi modo tali considerazioni”. Anzi, ha aggiunto, “penso che sia del tutto sbagliato discuterne pubblicamente in questo momento”.

Von der Leyen, invece, intervistata dal Financial Times sosteneva: “Abbiamo una tabella di marcia chiara e un accordo alla Casa Bianca…”. La questione è complicata anche perché si interseca al possibile accordo di pace raggiungibile tra Ucraina e Russia, oggi nemmeno delineato. Il potente consigliere di Volodymyr Zelensky, Michailo Podolyak, intervistato lunedì dalla Stampa, dice ad esempio che lo scenario “più realistico” è quello di “una guerra congelata, con territori di fatto occupati che dovranno essere restituiti attraverso una forte pressione economica e diplomatica su Mosca”. Anche sulla possibile applicazione dell’articolo 5 Nato all’intervento di una “coalizione dei volenterosi”, Podolyak dice che quell’articolo ha il difetto di “non essere vincolante”. C’è quindi la variabile ucraina oltre a quella statunitense. Trump, dopo aver dichiarato ripetutamente l’indisponibilità Usa a schierarsi in Ucraina, ora sembra lasciare lo spazio per una copertura aerea e questo cambierebbe ancora le condizioni sul campo.

Ma il piano esiste come conferma la portavoce della Commissione europea, Arianna Podestà: “Esiste un piano che sta prendendo forma, una roadmap chiara, come lei stessa (Von der Leyen, ndr) ha detto, verso la costruzione di garanzie di sicurezza”. La Ue quindi si muove in una direzione interventista e sta già predisponendo le risorse che si pensano necessarie, e questo innervosisce gli stati membri, a cominciare dalla Germania. Al Financial times, infatti, Von der Leyen aveva dichiarato che la Commissione esplorerà nuovi flussi di finanziamento per garantire “un finanziamento sostenibile delle forze armate ucraine come… garanzia di sicurezza”. In tal senso, nel giro tra le Capitali europee, che sta compiendo in questi giorni, la presidente europea ha riferito che “sono 19 – Italia inclusa – i Paesi che hanno chiesto l’attivazione dello strumento attraverso il quale Bruxelles vuole sviluppare un embrione di difesa comune e, al tempo stesso, organizzare un sostegno militare a lungo termine per l’Ucraina”.

Si tratta del progetto Safe da 150 miliardi di prestiti, che sarebbe stato ormai interamente distribuito ai Paesi richiedenti, provocando quindi indebitamento, un progetto che sta a cuore a Von der Leyen, anche se il Consiglio europeo, prima a marzo e poi in giugno, aveva chiesto la presentazione di una roadmap per ottobre. Von der Leyen invece accelera, mette pressione, forse vuole costruire anche situazioni di fatto. Un appuntamento importante sarà non solo il vertice di giovedì, ma anche il suo discorso sullo State of the Union, che pronuncerà la prossima settimana al Parlamento europeo.