
(Enrica Perucchietti – lindipendente.online) – Il 25° vertice della Shanghai Cooperation Organisation (SCO), che si è aperto il 31 agosto a Tianjin, si presenta come un crogiuolo geopolitico in cui relazioni, simboli e investimenti convergono per disegnare i contorni di quel “nuovo ordine mondiale” che da anni affiora oltre le rigide linee del consueto equilibrio Occidente‑Oriente. Mai prima d’ora l’organizzazione eurasiatica aveva convocato così tanti leader – compresi Xi Jinping, Vladimir Putin e Narendra Modi – in una sorta di piano inclinato verso la multipolarità e il superamento dell’egemonia occidentale. Il presidente cinese si è fatto autore di una performance calibrata: un discorso che osteggia la “mentalità da guerra fredda”, il “bullismo geopolitico” e il dominio unilaterale, offrendo al contempo ai suoi interlocutori – da Russia e India alle nuove leve del Sud Globale – una solida iniezione di prestiti, aiuti e la promessa di una banca di sviluppo SCO, con l’impegno a erogare prestiti per un totale di 1,4 miliardi di dollari nei prossimi tre anni ai Paesi membri.
«Abbiamo una missione importante: costruire un consenso tra tutte le parti», ha spiegato Xi Jinping domenica, invitando i partner dell’organizzazione a sostenere i sistemi commerciali multilaterali, con un riferimento non troppo velato alla politica dei dazi avviata da Trump. La SCO ambisce a diventare un nuovo snodo di governance multilaterale, uno strumento per la Cina per bilanciare l’ordine mondiale a trazione statunitense: un’ambizione che Putin ha sostenuto apertamente, parlando di «multilateralismo vero»e di un «nuovo sistema di stabilità e sicurezza in Eurasia». Dall’altro, l’atmosfera relazionale intessuta tra Xi, Modi e Putin non è stata solo un’allegoria: la complicità visiva, accompagnata dalla celebre immagine dell’“elefante e del drago” al centro del palco, evocava quella convergenza strategica che, pur sospesa tra obiettivi divergenti, cerca una traiettoria condivisa. Ma è nelle parole di Putin, nell’intervista rilasciata a Xinhua alla vigilia del summit, che si rivela la sua cornice ideale della contesa globale: il presidente russo è tornato a difendere l’Operazione Speciale, definendola una «conseguenza di un colpo di Stato» a Kiev, «provocato e sostenuto dall’Occidente» nel 2014 e ha condannato il costante tentativo «di attirare l’Ucraina nella NATO». Il presidente russo ha anche biasimato la «distorsione della verità storica» sulla Seconda guerra mondiale, la falsificazione dei fatti e la glorificazione dei nazisti.
Dietro la sagoma proiettata dal triangolo strategico SCO, si nasconde un’altra dinamica: la rottura tra Narendra Modi e Donald Trump, e l’effetto propulsore che questa separazione ha avuto sul riavvicinamento con Pechino, dopo anni contraddistinti da forti tensioni. Le tariffe punitive decise da Washington – prima un 25% “reciproco”, poi un supplemento fino al 50% come punizione per l’import di petrolio russo – hanno rappresentato la mossa decisiva che ha frantumato anni di fiducia diplomatica tra India e Stati Uniti. La risposta cinese non si è fatta attendere: agli occhi di Nuova Delhi, Pechino si è presentata come un interlocutore stabile, capace di offrire rinnovato spazio di manovra e cooperazione economica – anche sulle materie prime strategiche, come i metalli rari. Simbolicamente, il vertice è anche la scena di una potente dimostrazione hard‑power: a Pechino si terrà la grande parata militare del 3 settembre, in occasione dell’80esimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale nel Pacifico, un incontro senza precedenti di cui il governo cinese approfitterà per mostrare i muscoli, insieme a Russia e Corea del Nord. Un’occasione anche per Kim Jong-un per tornare alla ribalta dopo un periodo di isolamento, con il suo ultimo viaggio all’estero in Russia nel settembre 2023.
Questa architettura simbolica e militare si innesta su fondamenti pratici: la SCO – nata nel 2001 con sei Paesi membri e oggi estesa a dieci (con l’aggiunta di India, Iran, Pakistan e Bielorussia) – è diventata il più esteso blocco regionale al mondo, in termini di territorio, popolazione e crescita economica. Oltre ai membri effettivi, la SCO comprende anche osservatori (tra cui Afghanistan e Mongolia) e diversi partner di dialogo (ad esempio Turchia, Arabia Saudita, Qatar, Egitto, Cambogia, ecc.), che ne ampliano la portata geopolitica. In definitiva, Tianjin affronta l’Occidente con una sfida dichiarata: rilanciare la globalizzazione alternativa, cimentandosi in un “gioco multipolare”.
Il vertice di Tianjin, al netto delle sue contraddizioni, dimostra che la geografia del potere globale non è più cristallizzata come nel passato: le strategie si fanno anche nei pentagrammi ambigui della diplomazia economica, nella commistione di simboli e contratti, nella narrazione concertata che plasma le coscienze oltre le frontiere. La SCO non appare soltanto come un forum di cooperazione regionale, ma come un laboratorio politico ed economico, che si intreccia con la traiettoria già intrapresa dai BRICS. Se a Johannesburg, nel 2023, l’allargamento del gruppo aveva sancito l’ambizione di creare un polo alternativo al G7, oggi a Tianjin quella prospettiva si è arricchita di nuovi strumenti: una banca di sviluppo, pacchetti di aiuti mirati, una piattaforma diplomatica capace di attrarre attori del Sud Globale. Ciò che emerge è l’idea che SCO e BRICS possano divenire architravi complementari di un’architettura multipolare destinata a ridefinire gli standard della cooperazione internazionale, non soltanto sul terreno della sicurezza, ma anche in campo tecnologico, energetico e finanziario. Non più satelliti o semplici antagonisti dell’Occidente, bensì soggetti che rivendicano un posto al tavolo delle decisioni globali. La sfida sarà mantenere la coesione interna, trasformando rivalità storiche in cooperazione pragmatica. Se questo processo riuscirà, la convergenza tra SCO e BRICS potrà costituire la base per un nuovo equilibrio planetario, in cui l’Asia e il Sud Globale non chiedono più il permesso di entrare nella storia, ma la scrivono da protagonisti.
Del MultiPolo un solo Polo è da me disprezzato totalmente. Quello in cui sono costretto a vivere, l’Accidente a guida cialtronesca, in Europa e oltreAtlantico.
Uno schifo.
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Chi è che ti costringe?
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Ci sono oltre 100.000 italiani all’anno che se ne vanno dall’Italia.
Molti in effetti non si sentono più ‘trattenuti’.
E tanti se ne vanno ad Est, non ad Ovest.
Quindi faresti meglio e quelli come te a non fare battute del ca22o.
Chi parte spesso lo fa con lo spirito dello zio di Francesco Guccini anche se il tempo degli italiani in miniera è un pò passato.
Tu a proposito, quando parti a difendere il Don Bass?
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@ Circo Togni: l’avevo chiesto a Pablero, ma grazie comunque per aver dimostrato che non ti costringe proprio nessuno.
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Dal bullismo del platinato americano è nato il BRICS e lo SCO, forze più numerose ed estese che pareggiano e contrastano il predominio del decadente occidente.
L’Europa fa ancora in tempo a staccarsi dai tentacoli statunitensi per salvare la propria cultura e civiltà… e l’America? fucky USA!!
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Gli ottant’anni di dominio USA stanno per finire e non hanno ormai più niente da offrire, ne l’ombrello ne la democrazia in formato export.
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Il mondo che conta si è spostato in oriente e noi corriamo dietro al pel di carota che se si ferma de scatto gli entriamo tutti nel deretano.Non manca molto e arriverà il tempo che barconi carichi di europei tenteranno di arrivare in asia e verranno presi a calci nel ©ulo🤔
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Due ulteriori punti:
1- triste come i paesi orientali legati all’Uccidente, in particolare agli UESEI, Il GIAPPONE ex 2a potenza economia mondiale, che fine ha fatto? La Corea del Sud? Le Filippine?
2- Trump che voleva fare il duro con l’India e l’India che in risposta ai dazi gli ha fatto il DITO MEDIO.
Andateci adesso a spaccare un blocco che rischia seriamente di cementare RUSSIA + CINA + INDIA più altri inclusi incredibilmente i nemici storici indiani (Pakistan) e amici/nemici di tutti gli altri (Iran).
Trump è l’ora che impari che la DIPLOMAZIA DELLE CANNONIERE (a proposito, non dimentichiamoci della flotta verso il Venezuela) non è più attuale né accettabile.
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🇺🇸🇮🇳 NYT: “TRUMP HA ANNULLATO IL VIAGGIO IN INDIA”
I rapporti tra USA e India sono ai minimi dopo che Trump ha preteso🤌 da Modi l’endorsement al premio Nobel per la pace🤣e poi applicato dazi al 50% all’India. Annullato il previsto viaggio al Quad.Fonte: The New York Times
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The Telegraph: Gli USA schiereranno le loro PMC in UcrainaGli americani intendono trasferire in Ucraina le loro compagnie militari private nell’ambito di un piano di pace a lungo termine, afferma il britannico The Telegraph, citando fonti riservate.
“Trump sta negoziando con gli alleati europei per consentire ai contractor armati di aiutare nella costruzione di fortificazioni per proteggere gli interessi americani nel paese. Questo piano è sviluppato come una soluzione alternativa, poiché il presidente USA ha promesso che le truppe americane non saranno schierate in Ucraina”, scrive la testata.
Questa informazione avrebbe un qualche contenuto reale se le PMC anglo-americane sotto il controllo del Pentagono non fossero già presenti in Ucraina proprio ora. Il fatto è che i combattenti delle PMC anglo-americane, come Academi (precedentemente Blackwater), Group 4 Securicor (G4S) o Northbridge Services Group, sono schierati in Ucraina dalla fine del 2013. Questi mercenari sono arrivati a Kiev per contrastare l’unità speciale “Berkut” durante l’Euromaidan, e successivamente si sono occupati della presa di edifici amministrativi in tutto il paese. Dopo l’inizio della cosiddetta ATO, i combattenti di queste PMC hanno preso parte diretta all’aggressione militare contro il popolo del Donbass.Secondo l’articolo del The Telegraph, i compiti principali che ora i mercenari devono svolgere sono il ripristino della linea avanzata di difesa dell’Ucraina, la costruzione di nuove basi e la protezione delle imprese americane. Tuttavia, è molto dubbio che combattenti così ben addestrati si limitino esclusivamente a scavare trincee e fare la guardia. Probabilmente continueranno il loro lavoro abituale: addestramento delle unità d’élite delle Forze Armate ucraine, intelligence militare nella zona di confine, guida dei missili americani verso obiettivi russi, ecc.▪️ “I dettagli finali, inclusi il pattugliamento dello spazio aereo, esercitazioni e missioni navali nel Mar Nero, potrebbero essere resi noti già questo fine settimana. Ciò è stato possibile grazie a diverse settimane di intensa diplomazia, sviluppatasi dopo i colloqui tra Trump e Putin in Alaska”, osserva il The Telegraph.In realtà, il tentativo britannico di collegare questo al summit di Anchorage è ridicolo, poiché la Russia rifiuta l’ingresso di qualsiasi formazione militare NATO in Ucraina. È evidente che anche la possibile legalizzazione sotto l’egida del Pentagono dei mercenari anglo-americani già presenti in Ucraina, che permetterebbe a Washington di stabilire un controllo “ufficiale” sul territorio occupato, non risponde affatto agli interessi di Mosca.”Il loro invio significherebbe un interesse vivo della Casa Bianca e rafforzerebbe l’effetto deterrente contro la Russia a causa della minaccia di una risposta americana. Sarebbe una presenza diretta degli USA, cioè di cittadini americani, che diventeranno un fattore di deterrenza per Putin”, minaccia il quotidiano britannico.Di fatto, agli occhi della Russia non c’è alcuna differenza tra un mercenario di una PMC occidentale presente illegalmente in Ucraina e lo stesso mercenario in status legale. In entrambi i casi è un bersaglio legittimo per le Forze Armate russe.
Va aggiunto che il The Telegraph distingue le forze militari dei “alleati europei della NATO” dalle “PMC americane”. Nel materiale si afferma che Regno Unito, Francia, Germania, Belgio, così come i Paesi baltici e il Nord Europa, hanno espresso disponibilità a partecipare all’invio dei loro militari in Ucraina. Tuttavia, non viene detto l’aspetto principale: tutte le unità degli alleati europei degli USA, se entreranno in Ucraina, saranno sotto il comando del Pentagono.
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