“Entro fine anno”. L’esercito avanza. Tank a nord-est di Gaza city, 20 morti. Israele: “80% degli edifici distrutti”

(di Riccardo Antoniucci – ilfattoquotidiano.it) – Solo gli sherpa dietro le quinte se lo aspettavano. Nella riunione convocata da Donald Trump alla Casa Bianca ieri per parlare di Gaza ha preso parte anche Tony Blair, insieme all’attivissimo Jared Kushner. È proprio grazie a una collaborazione rodata con il genero del presidente (che fu inviato per il Medio Oriente durante la prima amministrazione Trump e lavorò agli Accordi di Abramo), che l’ex premier laburista britannico, ha rivelato ieri Axios, ha ottenuto ieri una sedia al tavolo di Trump, e non da spettatore.

Finita la carriera politica, Blair infatti è stato prima inviato di Onu e Ue in Medio Oriente (2007-2015), poi ha fondato una società di consulenza e lobbying che ha ottenuto contratti rilevanti nel Golfo e in Egitto (offrendo expertise economica all’autocrate del Cairo Al-Sisi), e ha promosso lo sfruttamento dei giacimenti di gas di Gaza e l’ingresso di multinazionali telefoniche in Cisgiordania. A luglio, il Financial Times ha rivelato che il think tank di Tony Blair (Tbi) ha scritto insieme alla statunitense Boston Consulting Group un progetto per la ricostruzione di Gaza. A differenza di altri, questo piano prometteva di dare realtà alla “Gaza Riviera” di Trump e suggeriva pure di intitolare una zona industriale a Elon Musk. Si parlava di attrarre investitori stranieri e pagare i palestinesi per andarsene.

Blair, riferisce Axios, a luglio ha incontrato Steve Witkoff alla Casa Bianca negli stessi giorni in cui Netanyahu visitava Washington. Oltre che con Kushner, l’ex alfiere britannico della “terza via” vanta solidi rapporti con Ron Dermer, il più fidato consigliere del premier israeliano, e ha già lavorato su Gaza con Joe Biden: la consulenza di Blair era stata centrale nel piano, mai realizzato, presentato a fine mandato dall’allora segretario di Stato Antony Blinken. L’incontro di ieri doveva rimanere riservato: l’agenda di Trump prevedeva ufficialmente solo l’abituale pranzo di lavoro con il vicepresidente JD Vance. Ma Steve Witkoff si è fatto sfuggire la notizia in un’intervista a Fox News, martedì sera. A Washington sono mesi che si vagliano ipotesi, ma tutto è ancora sospeso. Trump è interessato a dare la sua forma alla Gaza post-bellica, ma non è contrario alla nuova offensiva annunciata da Netanyahu a Gaza ed è disposto ad aspettare. Lo stesso Witkoff ha detto che la Casa Bianca si aspetta di avere una soluzione per la Striscia “entro fine anno”. “Trump pensa che Bibi farà quello che deve fare, ma vorrebbe che si sbrigasse così possiamo intervenire noi e occuparci delle persone”, ha spiegato un funzionario Usa ad Axios.

La Striscia resta nel frattempo un campo di battaglia. L’esercito israeliano prepara l’ingresso a Gaza City, testimoni oculari hanno raccontato a Reuters di tank entrati nel quartiere di Abd al-Rahman, a nord ovest, con bombardamenti sulle case che hanno ucciso una ventina di persone. “L’occupazione è inevitabile”, ha scritto ieri sui social il portavoce in lingua araba dell’Idf, allegando un ordine di evacuazione per i quartieri a nord di Gaza city. Nell’ultima settimana, stima Israele, oltre 5000 gazawi si sono già spostati a sud. Sotto ordinanza di sgombero ci sono anche le chiese, anche se ieri i Patriarchi latino e greco ortodosso di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa e Teofilo III, hanno già annunciato che non abbandoneranno gli sfollati. Le strade si stanno riempiendo di tende e rifugi improvvisati. Che sono talmente scarsi che il prezzo di una tenda è schizzato a 2.000 dollari: per le Nazioni Unite occorrerebbe far entrare 1,5 milioni di nuove tende.

È salito a 22 il bilancio delle vittime del doppio raid sull’ospedale Nasser di Khan Younis, che ha ucciso anche 5 giornalisti. Danny Danon, ambasciatore di Israele all’Onu, ieri durante la plenaria del Palazzo di vetro sul Medio oriente ha detto che a Tel Aviv serve ancora qualche giorno per completare le indagini sull’accaduto. Il governo israeliano intanto ha aperto una campagna di stampa per screditare il rapporto dell’Onu sulla fame a Gaza, accusandolo di falsificare i dati, mentre l’ong Save The Children ha dichiarato che la carestia della Striscia “è progettata, prevista e provocata dall’uomo”.