La visita di Netanyahu a Roma nel ’23 apre le danze

(di Nicola Borzi – ilfattoquotidiano.it) – Tutto è cominciato prima del 7 ottobre. L’8 marzo 2023 a Roma si incontrano Benjamin Netanyahu e Giorgia Meloni. Alla vigilia della visita del primo ministro di Israele, il capo dell’Agenzia per la cybersecurity nazionale (Acn), Roberto Baldoni, si dimette. Qualcuno sostiene che non concordi con la linea del governo di usare tecnologie cyber di Tel Aviv, per non condividere con Israele dati strategici. Ma l’accordo si fa e il 4 maggio 2023 Ofir Akunis, ministro del governo Netanyahu per l’Innovazione, in visita ufficiale a Roma per un ciclo di incontri con membri del governo Meloni, enti di ricerca e imprese, chiede che “le imprese italiane vengano a investire in Israele, leader nell’hi-tech nel mondo”. Il primo fronte è la cooperazione nella cybersecurity, terreno condiviso tra il settore civile e quello militare. Con la benedizione di Palazzo Chigi le intese arrivano copiose. Oggi, a quasi due anni dal pogrom di Hamas e dalla mattanza a Gaza, il business della ricerca hi-tech continua, ma alcune università italiane provano a staccarsene.
Tutto sotto l’egida del governo Meloni, che nel 2024 ha modificato con un emendamento ad hoc la legge sulla cybersecurity per includere tra gli Stati aperti alle collaborazioni anche quelli non Nato, come Israele. Ne è scaturita una pletora di progetti e collaborazioni in ambito civile, militare e nelle cosiddette tecnologie dual use. Sulla cybersecurity, la difesa digitale delle infrastrutture critiche e l’intelligenza artificiale Leonardo collabora e l’Innovation Authority israeliana, con start-up congiunte tra università italiane e israeliane. Dal 2023 Leonardo collabora anche con la Ramot University di Tel Aviv e la Fondazione Med-Or (promossa da Leonardo) lavora con l’Istituto israeliano per gli studi di sicurezza nazionale (Inss). Le collaborazioni accademiche vedono, o meglio vedevano, coinvolte l’Università di Bari Aldo Moro che ha ospitato incontri di alto livello con l’Israeli National Cyber Directorate (Incd) su progetti congiunti su cybersecurity e difesa informatica, mentre l’Università di Firenze aveva avviato una collaborazione con l’Università di Tel Aviv per la formazione avanzata in cybersecurity. E l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) dal 2024 scambia tecnologie, intelligence e best practice con controparti israeliane.
In gioco ci sono possibili ricadute in termini di aziende e posti di lavoro. I nomi in campo importanti, nel settore tecnologico, nelle reti e nella finanza. Il polo di telecontrollo di Forlì della multiutility Hera tra le numerose infrastrutture dei suoi clienti monitora anche la sicurezza della rete di Mekorot, la compagnia idrica di Israele. Il fondo di venture capital Planven, fondato nel 2018 da Giovanni Canetta Roeder e Rosario Bifulco, investe in cybersecurity e ha tra i partner principali Eran Westman, che guida la società in Israele. A ottobre il 75esimo Congresso astronautico Internazionale (Iac), organizzato a Milano da Federazione astronautica internazionale, Agenzia spaziale italiana e Leonardo, ha visto una nutrita presenza di Israele, con l’Agenzia spaziale di Tel Aviv e le aziende Iai e Elbit Systems.
Ma il 30 giugno scorso, il rapporto di Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati, ha affermato che la cybersecurity è la base di quella che definisce l’“economia del genocidio” a Gaza. Il 21 luglio, così, cinque dipartimenti dell’Università di Firenze tra cui quelli di Matematica, Informatica e Tecnologia hanno tagliato i loro legami con le istituzioni accademiche israeliane. E il 24 luglio il Senato accademico dell’Ateneo di Bari “condanna le gravissime violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale da parte del governo di Israele” nei confronti dei palestinesi a Gaza e in Cisgiordania” e chiede “la sospensione degli accordi in corso con università, enti e aziende pubbliche e private israeliane”. Prima del business vengono diritto internazionale ed etica.
Francesca Albanese…👏👏👏👏👏👏
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CAPITO?
Quanta gante, tra cui anche l’esimio Montanari, condannavano l’interruzione della ‘collaborazione’ con le università degli Innominabili e altre instituzioni ‘culturali’ adesso sa molto di più di quel che davvero significa la ‘collaborazione’ con lorsignori.
Altro che ‘cultura’. E quando dicono ‘cybersicurezza’ significa tradotto: controllo delle informazioni, spionaggio e attacchi informatici.
Leonardo, poi, è una garanzia, ovunque ci siano commissioni per armi e sistemi di qualsiasi tipo di ‘difesa’ (anche quando sono cacciabombardieri e missili d’attacco a lungo raggio’) loro ci sono.
E dei gazawi non importa niente a nessuno, purtroppo.
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