“La scelta non compete a loro”. E punta sull’asse con la Danimarca per anticipare la riforma per i rimpatri a fine 2025

(di Lorenzo De Cicco – repubblica.it) – ROMA – Gli strali contro la Corte Ue. E una strategia da approntare alla svelta, già abbozzata negli ultimi giorni, quando a Palazzo Chigi avevano intuito che aria tirasse tra le toghe del Lussemburgo. Spiacevole, per i desiderata del governo. Giorgia Meloni apprende del verdetto della Cgue mentre è a bordo dell’aereo di Stato, in volo verso il Bosforo, per un vertice sui migranti. Doccia gelata, per quanto attesa.

La reazione della premier, che si definisce «sorpresa», è durissima. Tutta contro i magistrati Ue, rei a suo dire d’invasione di campo. «Ancora una volta la giurisdizione rivendica spazi che non le competono», perché «le responsabilità sono politiche». A sentire Meloni, la Corte avrebbe deciso di «consegnare a un qualsivoglia giudice nazionale la decisione non sui singoli casi, bensì sulla politica migratoria» dell’esecutivo. E così facendo «indebolisce le politiche di contrasto all’immigrazione illegale e di difesa dei confini». Il governo, insiste la premier, cercherà comunque «ogni soluzione» per tenere a galla il progetto albanese. Ancora più ruvido il giudizio di Matteo Salvini: «I magistrati? Se vogliono fare politica, si candidino, la sentenza è uno schiaffo». Il più prudente è l’altro vicepremier, Antonio Tajani: «La decisione non mi convince per nulla, ma avrà effetti e durata limitati».

Il punto è questo, ragionano ai piani alti del governo, nel giorno della bocciatura. Il verdetto della Corte, letto in controluce, al di là delle repliche piccate, conterrebbe anche elementi che all’Italia fanno comodo. Secondo diverse fonti dell’esecutivo, il modello albanese sarebbe sdoganato, almeno quando, a giugno 2026, entrerà in vigore il nuovo patto sui migranti di Bruxelles. Mancano dieci mesi. Ecco, il tentativo di Meloni allora è di imprimere un’accelerata. Anticipare l’entrata in vigore delle nuove regole. La presidente del Consiglio, riferiscono nella sua cerchia, confida nella sponda della presidente di turno dell’Unione europea, la danese Mette Frederiksen. Esponente di spicco del partito socialista europeo. Ma considerata pragmatica, a Chigi. Proprio dagli scambi Meloni-Frederiksen, a metà maggio, è nata una lettera firmata da 9 capi di governo europei, dalla Polonia al Belgio, che chiede di riformare la Cedu, la corte europea dei diritti dell’uomo, per evitare che limiti l’azione degli Stati in materia di immigrazione. Con Frederiksen al timone dell’Unione fino al primo gennaio ‘26, la speranza del governo italiano è che il tema migranti finisca in cima all’agenda Ue. E che dunque si possa concretamente arrivare a uno sprint entro fine anno. L’alternativa, si ragiona in maggioranza, è una direttiva-ponte, ma i tempi per stilarla e approvarla potrebbero essere troppo lunghi, rendendo l’iniziativa inutile. Terza mossa allo studio: insistere sulla riforma della Corte dei diritti dell’uomo, considerata una bussola per le sentenze della Corte di giustizia Ue. Il governo spera di agganciare la Germania, su questa iniziativa, anche se il cancelliere tedesco Friedrich Merz il 18 maggio, proprio a Chigi, era stato gelido sull’operazione italo-danese. Ma è anche vero, riportano fonti di governo, che Berlino ha poi aderito al format sull’immigrazione che si riunisce a margine dei consigli europei. Segnale di un avvicinamento. Anche se da qui a un’adesione alla riforma chiesta da Meloni ce ne passa.
Sul piano interno, c’è poi una tentazione al vaglio dell’esecutivo in queste ore. Che suona quasi come una sfida ai giudici. L’idea non è solo di proseguire con i Cpr in Albania, dove ora vengono portati (pochi) migranti dall’Italia, ma anche di riattivare lo schema originario, che prevedeva il soccorso in mare degli stranieri, da trasferire poi a Gjader e Shengjin per le procedure di riconoscimento accelerate. Quel progetto era stato sospeso, in attesa del verdetto Ue. Ora che la sentenza è arrivata, l’esecutivo sta pensando di tornare alla carica. E vedere l’effetto che fa. Ragionamento confermato in serata dal capo del Viminale, Matteo Piantedosi, ospite della festa della Lega romagnola: la sentenza «non ha detto che non si possa riprendere a usare i Cpr, anche nell’originaria funzione».
Meloni…Salvini….Tajani (rigoroso ordine alfabetico….ma anche volendone cambiare l’ ordine il risultato risulterebbe uguale…n.d.r.) questo trio del buonumore (solo in questo caso)….mi fanno scompisciare dalle risate….!!!
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OT.OT.OT PROPAGANDA
Oggi la papessa ha accolto i giovani di tutto il mondo con lo stesso fervore di quando si accoglievano i gioveni della GIL!
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Applicano le leggi, sono quelle che decidono e andrebbero rispettate. Se si pensa che l’antitesi sia la politica, allora è il momento di andarsene a casa.
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no no spetta ad una diplomata alla scuola alberghiera decidere se è giusto o meno! Mvafc!!!
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E c’ ha ragione pora stella in un paese democratico con una costituzione creata apposta per non far tornare mai più un Caprun con pieni poteri alle redini della nazione , mica devono essere i giudici a decidere,magari famo decide a frà ©azzo da Velletri che potrebbe anche affermare che Mussolini ha fatto pure cose buone🤔
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Melons torna al mercato a rivendere cocomeri fradici per genuini come facevi prima e come stai facendo oggi al governo…
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Ecco riemergere la vecchia retorica berlusconiana sulle toghe che poi è un modo un po’ furbesco ma anche cialtronesco di fare intendere che la magistratura non deve perseguire i politici qualunque cosa facciano.
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Gasparri il meglio del bigoncio: Bari consegna le chiavi della città a Francesca Albanese. Il centrodestra all’attacco, Gasparri: “Una sventurata”.
sapessi per te quanta sventura stanno subendo gli italiani!
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