Ecco il piano. Il governo israeliano elabora la nuova strategia dopo lo stallo dei negoziati a Doha: il premier pensa di annettere parti della Striscia

(di Riccardo Antoniucci – ilfattoquotidiano.it) – Due giorni, poi cominciare ad annettere parti di Gaza. L’opinione pubblica internazionale non se n’è quasi accorta, ma l’annessione della Striscia è finita in questi giorni nella lista di priorità di Benjamin Netanyahu. Un obbligo dettato da ragioni politiche interne, cioè dalle richieste sempre più pressanti dei partiti di estrema destra che sostengono la sua maggioranza, Otzma Yeudith di Itamar Ben-Gvir e (soprattutto) il Partito sionista religioso di Bezalel Smotrich. Alleati a cui Netanyahu è costretto ad accontentare per tenere in piedi il governo, dopo la rottura con i due partiti degli Haredim per l’estensione della coscrizione obbligatoria agli ultraortodossi. Smotrich e Ben-Gvir, però, battono cassa: chiedono al governo e all’esercito di condividere la loro prospettiva coloniale sui Territori palestinesi: “svuotare”, “annientare”, “conquistare” Gaza e “affamare” i suoi abitanti, definiti “animali” (dichiarazioni al vaglio della Corte penale internazionale).

Netanyahu ha iniziato ieri un tour cruciale di consultazioni con i ministri del gabinetto di guerra. Il tema è Gaza, gli ostaggi ancora prigionieri nella Striscia per mano di Hamas, gli aiuti umanitari che il mondo intero chiede di aumentare con insistenza. Ma anche lo stallo dei negoziati di Doha, l’impossibilità di trovare un accordo di tregua con Hamas che salvaguardi la possibilità per l’esercito israeliano di tenere sotto controllo la Striscia anche durante il cessate il fuoco. Dopo la battuta d’arresto negoziale della scorsa settimana, Tel Aviv sta cercando “strategie alternative”, ha detto il premier israeliano. Sul tavolo ce ne sono due, ed entrambe parlano di passare dall’occupazione militare all’annessione. Al cuore di questi progetti, infatti, c’è più che altro lo svuotamento del territorio dalla popolazione palestinese, con sfollamenti forzati o concentramenti in “aree umanitarie”.

“Bibi” ha elaborato la sua proposta. Crede potrà piacere ai suoi alleati estremisti ed è sicuro di avere Donald Trump dalla sua parte: mentre il presidente era in Scozia il ministro per gli Affari Strategici Ron Dermer lo ha illustrato al Segretario di Stato Marco Rubio, pare senza obiezioni. Si tratta di “aumentare la pressione su Hamas”, dopo aver distrutto circa il 70% degli edifici di Gaza e tagliato gli aiuti umanitari, ordinando all’Idf di “annettere” porzioni della Striscia. Almeno finché gli islamisti non accetteranno un accordo. Il progetto, hanno confermato fonti di governo ad Haaretz, è la contropartita di Netanyahu per far sì che Smotrich e Ben-Gvir non obiettino alla ripresa dell’ingresso di camion umanitari a Gaza, e di fatto alla ripresa della distribuzione di cibo e medicine garantita dall’Onu, soppiantata da maggio scorso con l’inefficace e mortifero sistema della Gaza Humanitarian Foundation.

Saranno annesse prima le “zone cuscinetto”, ossia il perimetro già off-limits per i palestinesi profondo 2 km lungo i bordi della Striscia. Poi sarà il turno delle aree a nord-ovest di Gaza city, più vicine a Sderot e Ashkelon. Non è chiaro cosa ne sarà dei corridoi Philadelphia, Netzarim e Morag, ma l’idea è proseguire il processo gradualmente fino all’annessione dell’intera Striscia. Il termine “annessione” non è un dettaglio. Secondo la legge israeliana, i territori dichiarati annessi non possono essere abbandonati dall’esercito se non dopo un voto a maggioranza rafforzata di 80 membri della Knesset su 120. Eventualità improbabile, vista la forza dell’estrema destra nell’attuale Parlamento israeliano. L’annessione, inoltre, può essere decretata senza passare dall’aula, cioè anche adesso che la Knesset è in ferie. In una movimentata riunione di partito, giorni fa Smotrich ha detto di non lasciare il governo dopo la ripresa degli aiuti umanitari nella Striscia perché “si sta preparando una buona mossa strategica” per Gaza. Ben-Gvir ieri ha ripetuto in diretta tv che l’obiettivo è “nessun negoziato, occupazione e incoraggiare l’immigrazione” dei coloni. Cioè la sostituzione etnica. Il ministro della Difesa, Israel Katz, ha affermato ieri che l’esercito deve mantenere il controllo della Striscia anche dopo la guerra: “Perché Hamas non sia più efficace, le Idf devono avere la capacità di operare in ogni luogo, come in Cisgiordania. Dobbiamo essere noi stessi responsabili della sicurezza a Gaza”.

“Gaza Riviera” Dalle ipotesi alla realtà

Ma Smotrich ha in tasca un’altra opzione. Il progetto si chiama “Piano generale per l’insediamento nella Striscia di Gaza” ed è stato discusso da un gruppo di politici israeliani di estrema destra con rappresentanti delle principali organizzazioni di coloni israeliani, la settimana scorsa alla Knesset. L’evento non lasciava spazio alle ambiguità: titolo, “Gaza riviera. Dalla visione alla realtà”. Due città costiere nuove di zecca, una a nord e l’altra a sud, per 850 mila unità abitative complessive, che potenzialmente ospiterebbero anche 1 milione di persone. Un’area industriale, un campus universitario, un polo tecnologico. Immancabili, con tanto di video rendering, spiagge e hotel di lusso in un ampio distretto turistico. Unica condizione: non ci dovrà essere l’ombra di un palestinese. Smotrich era tra i relatori di punta: durante i lavori ha affermato (senza venire smentito) che il progetto porterà “centinaia di migliaia” di israeliani a spostarsi a Gaza e “ha l’appoggio di Trump”. Non è il primo abbozzo di piano di ricostruzione della Striscia che si appiglia all’idea di ricreare nell’exclave palestinese una nuova Dubai: il Fatto ha raccontato a febbraio il progetto del professor Joseph Pelzman, anche questo presentato all’amministrazione Usa, per la trasformazione di Gaza in una smart city. Il documento, rivelato dal Guardian e dal canale israeliano N12, assume “il diritto del popolo di Israele di insediarsi, sviluppare e preservare questa terra”, non solo come “diritto storico”, ma anche come “obbligo nazionale e di sicurezza”. Altra oratrice di rilievo della conferenza, Daniella Weiss, la leader della più grande associazione di coloni illegali, Nachala, ha garantito di avere già una lista di mille famiglie israeliane pronte a firmare per insediarsi nella Striscia, mentre i gazawi dovranno invece lasciarla: “Saranno trasferiti in Egitto e in altri Paesi africani”, ha detto al Guardian. Nachala ha già organizzato l’anno scorso un evento inneggiante all’occupazione di Gaza al confine con la Striscia, mentre dall’altro lato proseguiva l’offensiva militare che ormai ha ucciso 60 mila palestinesi. A più riprese Stati Uniti e Israele hanno sondato la disponibilità di Paesi africani come la Somalia ad accogliere i gazawi. Nell’ultima visita alla Casa Bianca, a Netanyahu è anche sfuggito che alcuni Paesi erano vicini ad accettare.