La responsabilità politica e la rigenerazione urbana

(Stefano Rossi) – “Tutto ciò che ho fatto nell’arco delle due sindacature … si è sempre esclusivamente basato sull’interesse dei cittadini e delle cittadine”. Così, Giuseppe Sala, ieri al consiglio comunale.

La Schlein, che voleva riportare a sinistra il PD, si è affrettata nel manifestare solidarietà al sindaco di Milano ancor prima di capire quali fossero i reati, o le gravi mancanze, di questa consiliatura.

Poiché non si può parlare di responsabilità penale, in quanto non sappiamo nulla delle accuse, anzi, da quel poco che emerge, sembrerebbero evanescenti, occupiamoci di una responsabilità ai più sconosciuta: la responsabilità politica.

Si tratta di una responsabilità che lega, a doppio filo, colui che incarna un incarico pubblico e la sua funzione. Vincola l’organo al rispetto delle leggi, ma anche al rispetto di norme non scritte che sono l’interesse pubblico, perché la politica, vuol dire amministrazione nell’interesse dei cittadini non solo di alcuni di essi.

Nel sistema costituzionale non vi è potere senza responsabilità”, così, ci ricorda la Cassazione, Sezioni Unite, n. 2370, del 25 gennaio 2023.

Prendiamo il caso da cui sono partite le indagini.

Milano, tra viale Gran Sasso, piazza Aspromonte, Via Filippino Lippi e la palazzina Hidden Garden.

Quel piazzale, una volta, era un bel polmone verde con alberi e giardini a disposizione dei cittadini. Milano è sempre avara di vegetazione e alberi.

D’accordo, erano gli anni ’50 e ’60, poi venne sottoposta ad una massiccia edificazione con un agglomerato di edifici che formavano un perimetro triangolare. Al centro di esso, anziché piantare alberi e giardini, vennero edificati altre palazzine, ovviamente con cubatura limitata: 3 piani, altezza 12 metri.

Allora, si pensava poco al rispetto urbanistico e alla natura. Dall’alto, questo supercondominio appare come un’accozzaglia di edifici, uno accanto all’altro. Senza giardini, panchine, alberi.

Poteva finire lì.

Invece, inizia l’accanimento.

Si chiede, e si ottiene, di avere una certificazione che, all’interno di questa area condominiale, non esiste un cortile, fatto che impedirebbe di costruire ulteriormente.

Alla fine ecco il miracolo: un’area interna, circondata da edifici non è un cortile. Si può costruire. E non basta. Demolita la palazzina di 12 metri, sorge ora una di 7 piani alta 27 metri. Toglie luce e aria a tutte le palazzine che la circondano.

Il cantiere cominciò con una Scia e non con un atto di concessione ad edificare, ma questo è compito della procura accertare i reati edilizi.

Ma ci sono alcuni fatti da mettere in fila che fanno capire bene che razza di schifo è la politica italiana.

A luglio 2024, il centro-destra presenta alla Camera, con i deputati Aldo Mattia (Fratelli d’Italia), Gianpiero Zinzi (Lega), Piergiorgio Cortelazzo (Forza Italia) e Martina Semenzato (Noi moderati), il disegno di legge “Disposizioni in materia di piani particolareggiati o di lottizzazione convenzionata e di interventi di ristrutturazione edilizia connessi a interventi di rigenerazione urbana”, poi battezzato “salva Milano”.

Si chiede un’interpretazione autentica dell’articolo 41 quinquies della legge urbanistica del 1942, sui limiti di volumi e altezze delle costruzioni.

Pd, Azione, Italia viva e Più Europa sono d’accordo insieme a tutto il centro-destra. Contrari M5S e AVS.

Passa alla Camera, poi si ferma in Senato.

Poco dopo, viene arrestato Giovanni Oggioni, ex dirigente del comune, accusato di corruzione, frode processuale, depistaggio e falso, arrestati anche Andrea Viarioli e Carla Barone, e al progettista Marco Cerri.

Si dimette l’assessore per le Politiche per la casa del Comune di Milano, Guido Bardelli.

Tra le tante accusa, la procura, contesta una prassi comunale: inizio di costruzioni non con un permesso a costruire ma con una Scia, che serve per le ristrutturazioni di un edificio già costruito.

Questa prassi si basa su una parolina magica: rigenerazione urbana.

Così facendo si aggira tutta la normativa sull’edificazione urbanistica in barba ai vincoli non solo paesaggistici ma contro ogni interesse pubblico per numero di abitati, parcheggi, negozi, servizi pubblici.

La Schlein disse: “E’ evidente che non ci sono le condizioni per andare avanti in una discussione sul disegno di legge. Questo non vuol dire che non ci sia in futuro da pensare a come intervenire sulla rigenerazione urbana”.

Fosse passato quel disegno di legge, in tutte le città italiane, si poteva costruire senza alcuna regolamentazione che si basa prevalentemente sul rapporto del numero di cittadini e servizi pubblici (compreso acqua, fogne, gas, stazioni metropolitane, ferroviarie, linee di trasporto e tanto altro ancora).

Quante volte vediamo sorgere quartieri che sono cattedrali nel deserto?

Ecco, questo è il risultato di quello che, la politica dei marrani, definisce “rigenerazione urbana”.

Io credo che abbiamo bisogno di una rigenerazione politica; una rigenerazione che porta il politico ad andare dai cittadini a chiedere cosa serve in un quartiere prima di presentare un disegno di legge.

Infatti, Milano, è notoriamente una città dove la classe media è stata costretta a scappare e il comune non trova dipendenti disposti a trasferirsi per via degli affitti troppo alti.

Tutto questo clamore non è sorto per la costruzione di case popolari o comunque destinate alla classe media.

È sorto per la costruzione di grattacieli e palazzine destinate a società, holdings, milionari, alti dirigenti privati.

Questa è la rigenerazione sociale che vuole la nostra classe politica.

E fateci caso, nessuno parla della responsabilità politica.

Tutti sperano in quella penale: auspicando una prescrizione, un’amnistia retroattiva, una sentenza pilotata, processi che durano decenni per poi poter dire alla fine: “Ve l’avevamo detto che era tutta una montatura”.