Lo scorso 9 luglio il segretario di Stato americano Marco Rubio ha annunciato che Washington avrebbe sanzionato Francesca Albanese, la relatrice speciale delle Nazioni Unite […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – Lo scorso 9 luglio il segretario di Stato americano Marco Rubio ha annunciato che Washington avrebbe sanzionato Francesca Albanese, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi occupati. L’accusa? “Per i suoi illegittimi e vergognosi sforzi volti a indurre la Corte penale internazionale ad agire contro funzionari, aziende e dirigenti statunitensi e israeliani“. Italiana, la giurista ed esperta di diritti umani è stata duramente criticata per le sue reiterate accuse secondo cui Israele starebbe commettendo un “genocidio” a Gaza. “Si tratta di una chiara violazione della Convenzione Onu sui privilegi e le immunità, che protegge i funzionari delle Nazioni Unite, compresi gli esperti indipendenti, dalle parole e dalle azioni intraprese nell’esercizio delle loro funzioni”, ha dichiarato la Albanese. Le sanzioni, ha aggiunto, “sono un monito per chiunque osi difendere il diritto internazionale, i diritti umani, la giustizia e la libertà“.
Proviamo invece a leggere l’inchiesta di “The Guardian” (tradotta sul numero dell’11 luglio di “Internazionale”) dal titolo illuminante: “Se la pace non è un diritto“. Che pone il seguente interrogativo: “Stiamo assistendo alla fine della giustizia internazionale?”. Dal testo, articolato sulla base di argomenti inoppugnabili, estraiamo quanto ha dichiarato alla giornalista Linda Kinstler il giurista sudafricano Dire Tladì che nel 2014 è stato nominato giudice della Corte internazionale di giustizia. “Tladì vede lucidamente i limiti del proprio lavoro e nel maggio 2025, in una dichiarazione sul procedimento intentato dal Sudafrica contro Israele per presunte violazioni della convenzione sul genocidio, ha scritto che ‘non ci sono più parole per descrivere gli orrori di Gaza’, spiegando che la corte aveva ordinato a Israele di interrompere le operazioni militari e intimato ad Hamas di liberare gli ostaggi”. Ma, osserva, “la corte è solo un tribunale”. Insomma, le sue parole, come quelle dei suoi colleghi, non potevano fare più di tanto. Direttive e sentenze cadevano nel vuoto. Nessun parere consultivo può costringere un carro armato a tornare indietro. Il punto, sostiene Tladì sul “Guardian”, “è che stiamo assistendo al fallimento non del diritto internazionale, ma della politica internazionale. La legge c’è ma la politica e il potere spesso vanificano la forza del diritto”.
Conclusione: chi come Francesca Albanese denuncia sulla base del diritto internazionale le violazioni dei diritti umani può essere pesantemente minacciata e sanzionata da Stati Uniti e Israele (con la solidarietà dell’Ue ma non del governo italiano). Mentre può sfuggire a qualsiasi misura sanzionatoria chi quelle violazioni compie violando il “principio di proporzionalità” nell’attaccare, per esempio, i civili con un danno eccessivo rispetto al vantaggio militare concreto e diretto previsto. Un mondo dominato da una giustizia così profondamente ingiusta, che futuro ha?
la Mummia ha detto ieri: “Si spara sui luoghi di preghiera e su chi ha fame e sete, si rischia una spirale d’odio”
Un ipocrita ha un suo fine, qualcosa da difendere,
ma questo essere, alla sua età, cosa deve difendere, qual’è il suo fine: è già PdR per 14 anni, cosa vuole ancora?
Prova per una volta ad essere un UOMO e non una M***A per tutta la tua vita!
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chi puo fare qualcosa per impedire tutto questo tace o usa parole tardive e che sono inutili e interpretabili pergiunta dopo un letargo. .Proporre invece azioni concrete come come invio di truppe con il casco blu da tutti quei paesi che ripudiano la guerra sistematatica contro civili
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IL MALE NELLA SUA FACCIA PIÚ BRUTALE- Viviana Vivarelli
Il segretario di Stato americano Marco Rubio minaccia Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi occupati perché ha parlato di genocidio condannando Israele.
Non solo dobbiamo assistere alla distruzione disumana di un intero popolo ma ci ordinano pure di applaudirla. Vietato condannare l’orrore.
La pace non è più un diritto ma una colpa.
La legge non è più un baluardo ma un reato.
Gli assassini ordinano al mondo di essere complice dei loro abomini pena ritorsioni.
La condanna dei massimi organismi internazionale e del Papa cade inascoltata.
Stiamo assistendo alla morte della giustizia internazionale come alla fine di ogni Chiesa. È un disastro immane dell’umanità.
Distrutta ogni legge superiore all’egoismo e alla barbarie dei singoli, non resta che il caos. Trump condanna il mondo all’anarchia perché un mondo senza regole, in mano all’arbitrio dei folli, non può che autodistruggersi,
Trump ha raso al suolo tutto quello che poteva con la furia di un gangster mostruoso e fuori di cervello e governi altrettanto pazzi e indegni, invece di ostacolarlo, lo onorano.
Non ci sono più parole per descrivere gli orrori di Gaza.
Non sopportiamo più il protrarsi degli orrori inutili di Kiev.
L’ostinazione delirante della distruzione fine a sé stessa copre di sangue il mondo.
La condanna della Corte internazionale cade nel vuoto, visto che i Paesi che dovrebbero ripettarla la ignorano. Ciò facendo,tolgono ogni legittimità a sé stessi, trasformandosi in distruttori di ogni ordine civile. Questa non è civiltà ma anarchia. E l’anarchia porta alla dissoluzione di ogni aggregato sociale.
Ormai da troppo tempo qualunque richiamo ad una interruzione della guerra palestinese come della guerra ucraina resta inascoltato da parte di quei governi come il nostro, privi di spina dorsale e vuoti di dignità, che ubbidiscono come stolti cadaveri agli ordini americani o della sciagurata Presidentessa europea.
Direttive e sentenze internazionali cadono nel vuoto. Gli appelli dei migliori e della maggior parte dei governi del mondo restano senza valore. Migliaia di manifestazioni su tutto il pianeta che invocano la fine della guerra sono censurate o ignorate.
Il mondo vuole vivere ma è in balia di pochi individui aberranti e senza scrupoli che si comportano con l’insensibilità di mostri.
Siamo nelle mani di una ghenga di gangster senza cervello né anima.
Il “Guardian” scrive che “sta fallendo non solo il diritto internazionale, ma la politica internazionale”, quell’insieme di leggi e patti e sistemi che regolano il mondo. Questo vuol dire caduta di qualunque sistema di ordine internazionale e nazionale. Fine del mondo del diritto. Siamo entrati nella giungla.
I governi pro Trump si comportano come mafiosi che calpestano ogni giustizia con la stessa indifferenza con cui ignorano la propria Costituzione o distruggono il diritto a un futuro dei propri cittadini.
Il male prolifera allargando la sua onda nera e fagocitando leader deboli e succubi con le loro corti di servi prezzolati, capaci solo di distruggere ogni realtà accettabule per sostituire ogni istituzione col nulla. La disgregazione di ogni sistema di diritto sarà la loro stessa distruzione mettendoli dalla parte dei morti.
Abbiamo sempre saputo che nel mondo comandava la forza ma mai come in questo momento la forza degli assassini si è mostrata in tutta la sua violenza senza nemmeno un travestimento formale o una giustificazione razionale.
Stiamo guardando in faccia il Male nella sua forma più esplicita. E continuiamo a non fare niente.
E chi come Francesca Albanese denuncia questo orrore sulla base del diritto internazionale che vieta le violazioni dei diritti umani viene minacciata da americani e ebrei mentre il nostro pavido e vile governo appoggia i trasgressori, mostrando tutta la sua bieca e passiva debolezza. Che autorità può avere un governo che calpesta la propria stessa dignità?
Non c’è limite allo schifo che tutto questo dovrebbe provocvare.
Siamo nelle mani di insani maiali. Maiali a cui importa solo del proprio truogolo.
Un mondo dominato da un’assenza di regole e così palesemente disumano che futuro ha?
E che cosa sarà di noi tutti?
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”La legge c’è ma la politica e il potere spesso vanificano la forza del diritto”.…..Una politica genuflessa al potere economico/finanziario , dalla politica nazionale a quella internazionale, vanifica la forza del diritto e lede i diritti, in pace come in guerra, perché serve ciò che è estraneo all’ etica del diritto! Politica e potere dí lobby, multinazionali, fondi di investimento, banche, finanza, ecc, non sono sullo stesso piano dí interrelazione, ma le seconde controllano la prima e ne guidano le scelte senza alcun obbligo di rispetto del diritto o delle organizzazioni preposte all’ applicazione del diritto! La forza del diritto, la legge che ne esige il rispetto, è vanificata dalla mancanza di interlocutori chiamati a risponderne, cioè e’ inapplicabile! La sudditanza della politica al potere economico/finanziario , ha privato la politica della sua funzione a qualsiasi livello decisionale, operativo, economico, sociale, culturale, informativo e pure del diritto, delle leggi che ne regolano l’ applicazione e condanna dal mancato rispetto…..ormai da decenni, ed il genocidio a Gaza ne è la conseguenza estrema! O si rimuove questa sudditanza servile o le conseguenze saranno queste e c’è da chiedersi se i palestinesi saranno i primi di una lunga serie di violazioni, una volta sdoganato il concetto che se il diritto non esiste, non esiste crimine né condanna!
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https://beppegrillo.it/luiz-inacio-lula-da-silva-abbiamo-bisogno-di-un-vero-multilateralismo/
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sono con gli amici al bar ma è come fossi là assieme a quelli che stanno morendo…
ma pensa per te!!! stanno sparando. ma pensa per te!!!!
ma è come fossi là assieme a quelli che stanno morendo.
Gianni Morandi negli anni settanta e adesso chi abbiamo come cantanti giornalisti politici???UNO SCHIFO non tutti ma quasi.
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… un futuro di guerra.
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“Roma, in Piazza Santi Apostoli nel centro storico, si è tenuto un presidio in solidarietà a Francesca Albanese, Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, presa di mira dalle sanzioni degli Usa e di Israele dopo aver pubblicato un report sulle condizioni umanitarie a Gaza. “La migliore cittadina italiana che abbiamo nel mondo, rappresentante per i territori occupati palestinesi, fa un report e scopre tutta l’economia privata e pubblica che gira attorno al genocidio a Gaza, evidenziando il guadagno sulla pelle dei palestinesi, viene sanzionata da Trump e nessuno si schiera a suo favore. Siamo basiti. In Italia esisterebbe la protezione diplomatica”, spiegano i manifestanti. “Il Governo non l’ha supportata per niente, anzi le ha remato contro”, raccontano ancora. Il presidio è stato organizzato da Sanitari per Gaza e l’associazione Free Assange Italia.” (FQ online)
Sottolineo :” la migliore cittadina titaliana che abbiamo nel mondo”
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Ma scherzi?
Mica ha vinto Wimbledon!
I nostri politici de governo hanno fatto post su post per elogiare il Peccatore (Sinner) monegasco, ma ZERO per parlare dell’Albanese e questo riguarda in particolare Meloni e Taiani, che hanno TACIUTO. Lo stesso Matty non mi sembra che abbia mosso labbro per lei.
Piuttosto abbiamo giornalacci come Il Riformista che attaccano l’Albanese, e quel venduto spudorato di Monteleone che cerca di dimostrare che lei non ha i titoli per stare dove sta (come se questo facesse differenza rispetto a ciò che dice). Buffoni e criminali.
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Nell’articolo “Francesca Albanese: ‘Leonardo aiutò l’Idf a trasformare i bulldozer in armi” ho avuto uno scambio di vedute con l’utente Jonny Dio.
Nel suo ultimo commento mostrava ancora di fare una certa confusione fra elementi eterogenei come mandato d’arresto e condanna, sui limiti del mandato di Francesca Albanese, e altro ancora. Avevo scritto la risposta, ma al momento di pubblicarla ho scoperto che i “commenti sono chiusi”. La cosa mi irrita particolarmente, perché chi dovesse leggere quella discussione in futuro potrebbe uscirne avvolto da perplessità o pregiudizi. Quindi ho deciso di pubblicare qui il commento che dovevo a Jonny Dio.
1) MANDATO D’ARRESTO E CONDANNA.
Nel diritto penale internazionale esistono diversi livelli di prova, ciascuno applicato a fasi differenti del procedimento:
a) “Reasonable grounds to believe” (ragionevoli motivi per ritenere): è lo standard richiesto per emettere un mandato d’arresto. Indica che, basandosi su elementi probatori raccolti, vi sia una probabilità fondata che un crimine sia stato commesso e che l’imputato ne sia responsabile. Non richiede prove certe.
b) “Sufficient evidence to establish substantial grounds” (prove sufficienti a stabilire fondati motivi): è uno standard più elevato utilizzato per la conferma formale delle accuse da parte di un giudice preliminare. Richiede un livello di prova più solido, ma non ancora definitivo.
c) “Beyond reasonable doubt” (oltre ogni ragionevole dubbio): è il più alto standard probatorio, richiesto per una condanna definitiva. Significa che non deve esistere alcun dubbio fondato, ragionevole e giustificato sulla colpevolezza dell’imputato.
Un mandato d’arresto è un atto giudiziario che autorizza l’arresto di una persona perché si ritiene ci siano ragionevoli motivi per ritenere che abbia commesso un crimine. E’ un passo preliminare nel procedimento penale e non implica colpevolezza. La condanna, invece, è la decisione finale di un tribunale che riconosce la colpevolezza dell’imputato “oltre ogni ragionevole dubbio”.
Nel caso dei leader di Hamas e dei leader israeliani, la Camera preliminare della CPI ha emesso mandati d’arresto sulla base di “ragionevoli motivi”, ma nessuno di loro è stato processato né condannato, poiché non sono stati arrestati né presentati in giudizio. Non significa che la Corte abbia già deciso che siano colpevoli, quindi, ma solo che il caso è fondato abbastanza da richiedere l’arresto e l’apertura del processo.
2) IL MANDATO DI FRANCESCA E LA CPI.
Francesca Albanese è la relatrice speciale dell’ONU per i diritti umani nei territori palestinesi occupati. Il suo mandato consiste nel monitorare la situazione dei diritti umani, raccogliere informazioni e fornire rapporti e raccomandazioni. Non ha poteri investigativi formali né giudiziari e non conduce indagini penali.
Francesca, insomma, ha un ruolo analitico e documentario: raccoglie e verifica informazioni per informare l’ONU, senza poteri giudiziari.
La CPI ha invece un ruolo giudiziario: indaga, emette mandati d’arresto, processa e può condannare persone per crimini internazionali, seguendo standard legali molto più rigorosi.
3) FRANCESCA ALBANESE E GLI STUPRI DEL 7 OTTOBRE.
Francesca ha dichiarato che non vi sono prove sufficientemente solide e verificate per affermare con certezza che siano avvenuti stupri durante gli attacchi del 7 ottobre. Questo non significa che li neghi, ma che, nel suo ruolo di giurista, deve basarsi su evidenze rigorose e documentate, cosa che secondo lei non è ancora avvenuta. Lei opera con un mandato di monitoraggio e non di accusa penale. Le sue conclusioni si basano sull’analisi critica delle informazioni disponibili e sul rispetto degli standard di evidenza che il suo ruolo richiede.
4) CONCLUSIONI A CUI SI E’ GIUNTI FINO A QUESTO MOMENTO RIGUARDO GLI STUPRI.
a) La CPI ha rilevato che vi sono “ragionevoli motivi per ritenere” che siano stati commessi crimini gravi, inclusi stupri e crimini di guerra, da parte di leader di Hamas e di Israele, emettendo mandati d’arresto, ma non ha ancora celebrato processi né emesso condanne.
b) Pramila Patten (rappresentante ONU sulla violenza sessuale nei conflitti armati) ha indicato che ci sono fondati motivi per sospettare che siano avvenuti atti di violenza sessuale durante i conflitti, ma ha sottolineato la difficoltà di confermare l’entità e la sistematicità di tali crimini in assenza di indagini approfondite.
c) Il procuratore israeliano Moran Gaz ha archiviato le indagini su presunti stupri nel contesto dell’attacco del 7 ottobre per mancanza di prove sufficienti a sostenere accuse penali: “Non abbiamo denunce né prove circa eventuali stupri nella giornata del 7 ottobre 2023”.
5) DIFFERENZA FRA IL CASO DEL GENOCIDIO E IL CASO DEGLI STUPRI.
Come già detto, Francesca non può occuparsi di vagliare l’ipotesi degli stupri del 7 ottobre perché non rientra nel suo mandato, essendo avvenuti all’interno dei confini di Israele. Perciò deve attenersi alle conclusioni di Pratten e della CPI.
Tuttavia, tanto Francesca nei suoi report sul genocidio, quanto Pramila Patten e la CPI rispetto agli stupri, parlano di “reasonable grounds to believe”. Ci si può quindi logicamente chiedere da cosa si distinguono i tre pareri. Si distinguono per il fatto che fra i due casi – genocidio e stupro – vi è una differenza sostanziale nella natura delle fonti: il genocidio è basato su numeri massivi, distruzioni concrete e sistematiche, spostamenti forzati, dichiarazioni pubbliche documentate, che possono essere verificati con video e foto molto espliciti, dati di ogni genere, osservazioni dirette (ad esempio di operatori umanitari, personale medico e giornalisti del luogo), comunicazioni ufficiali, ecc. I presunti stupri sono conosciuti solo tramite testimonianze indirette, segnalazioni secondarie o voci ancora non confermate con indagini giurate o evidenze mediche forensi.
Se vogliamo essere precisi e giusti, Francesca non ha negato che si siano verificati degli stupri, ma ha sottolineato la mancanza di prove “convincing” o dirette nel caso specifico degli stupri durante l’attacco del 7 ottobre, pur non escludendo che possano esserci stati. Ciò non contraddice le valutazioni di Patten e della CPI, i quali invece lavorano con un livello di valutazione preliminare – appunto “reasonable grounds” – sufficiente per avviare indagini o emettere mandati, pur non avendo ancora la possibilità di affermare che gli stupri siano stati commessi “al di là di ogni ragionevole dubbio”, cioè per emettere una sentenza di condanna, della quale Francesca Albanese – dal momento che il suo mandato copre un ambito diverso – avrebbe bisogno per ammettere, eventualmente, che gli stupri siano stati commessi.
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A latere: la CPI, che molto probabilmente non potrà mai emettere nessuna condanna perché non processa in contumacia, ha parlato anche di “cartelle cliniche e prove documentali”, quindi non si tratta soltanto di racconti e testimonianze non validate, ma di documenti.
Il fatto che nessuna delle presunte vittime abbia presentato denuncia alla procura israeliana è facilmente spiegabile: considerato che i responsabili sono già ricercati per reati ben peggiori, e che probabilmente gli esecutori materiali sono già sottoterra, chi mai si rivolgerebbe alla giustizia ordinaria israeliana, esponendosi così allo stigma sociale, a fronte di possibilità praticamente nulle di ottenere qualcosa? Nessuno, per l’appunto.
Presentare la cosa più probabile come se fosse chissà quale stranezza, utilizzandola per instillare il dubbio che nulla sia mai accaduto, a mio avviso non è indice di grande onestà intellettuale.
Il succo di tutto discorso però, è che al momento sia gli stupri che il genocidio sono solamente presunti, ma Francesca Albanese nei suoi vari discorsi tenuti fuori dalle sedi competenti (interviste, video sui social, ecc.) pone molto l’accento sulla presunzione dei primi (anche doverosamente, per carità), mentre non ha mai fatto il minimo accenno alla presunzione del secondo.
Lei ha le carte in mano per poterne essere certa? Può darsi, ma anche un PM può essere totalmente convinto della colpevolezza dell’accusato in base alle prove che ha in mano, però, se non applicasse la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva, verrebbe comunque meno ai suoi doveri deontologici.
Anche se in punta di diritto fosse tutto formalmente corretto, è chiaro che il messaggio che passa è di un certo tipo (non a caso, nel giro di qualche settimana la Nostra è passata da Signora Nessuno a idolo dei putiniani/antioccidentali), e dubito fortemente che una persona molto preparata come lei possa essere tanto ingenua da non rendersene conto.
Io sono un po’ malfidato, e questa cosa mi puzza di doppiopesismo; ma, come ti ho già detto, ho sospeso il giudizio, dopo la tua appassionata difesa, pertanto direi che possiamo tranquillamente aggiornare questa discussione a quando ci saranno sviluppi futuri, che sono certo non mancheranno.
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La tua osservazione, in termini generali, è condivisibile: se si è rigorosi e prudenti in un caso, bisognerebbe esserlo anche nell’altro. Altrimenti si presta il fianco a chi accusa Francesca (raramente in buona fede) di avere un approccio politico più che giuridico. Ma sono accuse infondate, in realtà, perché il suo comportamento comunicativo non inficia automaticamente la validità del suo lavoro – che è impeccabile; solo può rendere il suo messaggio più vulnerabile e divisivo in un contesto già incendiario. Francamente, però, davanti alla portata abnorme dei crimini di Israele, io vedo con favore la scelta comunicativa di Francesca, anche laddove sia sbilanciata. Purché non ecceda i confini del suo mandato, il suo sbilanciamento comunicativo ha una funzione correttiva nel vuoto morale e mediatico che circonda questa tragedia. Il suo comportamento – un unicum rivoluzionario nella storia del suo mandato e forse dell’Onu in generale – lo ritengo necessario e potrebbe servire a restituire alla giustizia una certa forza morale, soprattutto in un panorama dove l’equilibrio viene spesso confuso con l’omertà. Finché resta entro il suo mandato, svolge un compito fondamentale.
Per quanto riguarda invece la sua prudenza sul caso degli stupri, neanche questo viola il suo mandato, ma può al limite sollevare un problema di coerenza o efficacia comunicativa. Però le accuse rivolte a Francesca spesso si concentrano, non tanto sul suo modo di comunicare, ma sul presunto tradimento del suo mandato come relatrice speciale dell’ONU: una critica che non regge a un’analisi seria. Il suo incarico consiste nell’osservare, documentare e riferire sulle violazioni dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, fornendo analisi indipendenti basate su fonti verificate. In questo senso, il suo lavoro – anche se sgradito a molti governi – rientra pienamente nelle prerogative del suo mandato. Denunciare ciò che documenta (il genocidio) non significa travalicare i propri compiti: significa, semplicemente, svolgerli fino in fondo; ed essere prudente su casi che non le competono (gli stupri del 7 ottobre) non significa sminuire i fatti, ma rispettare i limiti del proprio ruolo e l’obbligo di non pronunciarsi su eventi che non ha il compito, né i mezzi, per verificare.
Dal punto di vista puramente tecnico, la differenza nel modo in cui tratta l’uno e l’altro caso non svela una contraddizione o una parzialità arbitraria. E’ una differenza legittima e giustificabile per mandato, accesso alle fonti, livello di documentazione e contesto comunicativo. Nel caso del genocidio a Gaza, Francesca ha lavorato su una quantità enorme di dati e documentazione provenienti da fonti dirette, ONG, agenzie ONU, relazioni di organismi indipendenti e testimonianze verificate, raccolte nel tempo. Questi materiali costituiscono la base per analisi giuridiche solide e formalmente argomentate. E’ materiale che ha potuto studiare personalmente e che rientra nel perimetro del suo incarico.
Nel caso degli stupri del 7 ottobre, invece, le informazioni disponibili sono molto più frammentarie e spesso provenienti da canali mediatici, con scarsa o nessuna verifica indipendente. La presenza di cartelle cliniche eleva il livello probatorio rispetto a una narrazione fondata esclusivamente su racconti di parte o su testimonianze ancora da verificare – e proprio perciò la Corte ha potuto emettere i mandati d’arresto. Però le cartelle cliniche non dimostrano oltre ogni ragionevole dubbio che gli stupri siano avvenuti. Francesca non ha condotto un’indagine diretta su questo, né vi è tenuta dal suo mandato. Pur non negando la possibilità che vi siano stati stupri, non può trattare il tema con la stessa autorevolezza e ampiezza con cui analizza i crimini nei territori occupati – per ragioni giuridiche, metodologiche e istituzionali.
La mia “difesa appassionata” – anche se, converrai, i toni che uso sono tutt’altro che concitati – è dovuta alla convinzione che il suo operato sia serio e coerente con il mandato che ha ricevuto. E inoltre trovo inaccettabile la campagna d’odio che da tempo la prende di mira, tra bufale e volgari calunnie, derisioni gratuite e minacce personali. Molti dei seguaci di UN Watch la dipingono letteralmente come un mostro abominevole, un demone repellente, una nefanda creatura ctonia, sulla base di una serqua di frottole che il loro capitano, Hillel Neuer, essendo un avvocato, sa benissimo essere tali. E nel frattempo difendono degli assassini seriali.
Perciò, quando posso, cerco di correggere il tiro e di sgonfiare qualche bufala che circola senza sosta, pur sapendo bene che l’utilità dei miei interventi è prossima allo zero assoluto.
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