Anche un anno fa Pier Silvio Berlusconi disse: “Forza Italia deve guardare avanti”. E il vicepremier rassicurò sul dialogo con gli eredi

Nel nome del padre, i figli e l’attesa infinita della discesa in campo

(di Filippo Ceccarelli – repubblica.it) – Osservato a debita distanza, Pier Silvio Berlusconi sembra un manager riflessivo e un uomo assai prudente, ma anche una persona – se è consentito – dolce. Nelle dichiarazioni pubbliche, quelle regolarmente sottoposte a vivisezione sul bancone anatomico delle cronache politiche, tale soave disponibilità dell’animo suona a volte talmente eccessiva da perdersi nell’ambiguità interpretativa. Così quando ieri ha detto che «se Tajani non ci fosse, bisognerebbe inventarlo», subito ci si è sentiti autorizzati a sopravvalutare la frase successiva e cioè che «si può sempre fare meglio». Sottinteso: al governo e a Forza Italia, il che equivale a una rinforzata bocciatura.

In questo senso il linguaggio di Pier Silvio rievoca, con tutta probabilità a sua insaputa, quello dei vecchi capi democristiani. Papà Silvio no, era di un’altra tempra, anch’essa creativa, ma più trasparente. Quando il Cavaliere cominciò a stufarsi di Alfano (2012), rivelò che gli mancava «il quid»; e se la formula poteva risultare oscura, presto notificò all’universo mondo che al posto di Angelino cercava volti nuovi provenienti da fuori. Per inciso: il potenziale leader venne identificato in un imprenditore di gelati che subito Alfano, piccatissimo, degradò a «gelataio».

Ora, a proposito del «quid» di Tajani occorre mettersi nei panni di Pier Silvio e un po’ anche di Marina Berlusconi, se non altro per il fatto che di Forza Italia i due fratelli sono il maggiore, se non l’unico canale di sostentamento. Nel senso che lui, Tajani, fa il doppio, anzi il triplo lavoro di vicepresidente del Consiglio, ministro degli Esteri e di segretario del partito; ma intanto loro due pagano, ripianano i debiti e a occhio, come ai tempi di Alfano, sembrano abbastanza stufi, anche se non al punto da indicare qualcun altro al suo posto. In tale incompiuto contesto si colloca dunque l’uscita di ieri, con tanto di accenno augurale a «nuove presenze, non necessariamente giovani», formula che si tirerà appresso prevedibili identikit di corridoio e chat.

Con qualche innocua pedanteria si può aggiungere che il rito della presentazione dei palinsesti Mediaset stimola senz’altro Pier Silvio a inoltrarsi in questo genere di valutazioni, lasciando più o meno intendere la fuggevole possibilità di una sua discesa in campo. Anche la scorsa estate annunciò, con le stesse identiche parole di ieri, che Forza Italia doveva «guardare avanti», che bisognava attrarre di più i moderati, che c’era bisogno di facce giovani e credibili. E anche in quell’occasione, con la medesima espressione del volto, il povero Tajani si era sentito in dovere di rassicurare che con i fratelli Berlusconi tutto andava come meglio non si poteva: «Non posso leggervi gli sms privati – fu l’arma segreta impiegata contro i diffidenti nell’agosto del 2024 – ma credetemi, è così!».

Pure l’anno scorso, nello stesso periodo estivo, Tajani si era un po’ sbilanciato sullo ius scholae o Italiae che sia; pure allora, a riprova della vistosa, ma vana ciclicità che affligge la vita pubblica della nazione, l’ardore riformatore si era risolto nella photo-opportunity del ministro degli Esteri e plenipotenziario di Forza Italia con un bimbo nero in braccio al meeting di Cl. Ma tant’è: pure allora, evidentemente, la legge per accelerare la cittadinanza ai figli degli immigrati non era una «priorità» – così come Pier Silvio ha confermato ieri con l’aria di chi, sopra tutto, certo non vuole grane con Meloni, ma un po’ di protagonismo fuori dal mondo della tv non gli dispiace. Marina, del resto, aveva tuonato a giugno 2024: «Sui diritti – si era spinta – sto con la sinistra». È poi di nuova intervenuta sull’attualità politica nel febbraio scorso, con il che è possibile ipotizzare che la scansione altalenante delle generiche critiche dei berlusconidi sia regolata da una sorta di algoritmo. Ma il dato singolare e misterioso, di sicuro anche per Tajani, è che ogni volta che Marina o Pier Silvio prendono posizione il sistema dei media reagisce come se fosse imminente l’impegno in politica dell’una o dell’altro, cosa che ormai avviene da oltre 15 anni senza alcun riscontro con la realtà. Magari un giorno lo faranno anche, ma saremo tutti diventati vecchi, compresi loro – e magari non ci importerà più tanto.