In un clima di estenuante incertezza, i produttori italiani devono misurarsi con la nuova minaccia tariffaria dell’amministrazione Trump. I calcoli aggiornati sugli impatti

(di Aldo Fontanarosa – repubblica.it) – LA calcolatrice degli agricoltori italiani indica questa cifra di fronte all’ultima percentuale che esce dal cilindro del governo Usa. I dazi americani, se fissati al 17% sul Made in Italy alimentare, causeranno un prelievo diretto superiore a 1,33 miliardi. Impatto che poi in totale supererà i 2,5 perché gli agricoltori si ritroveranno a ridurre le loro produzioni.
I FORMAGGI
Grana e Parmigiano rischiano una tassa complessiva al 32%
Agli americani non toccate il Pecorino romano, di cui sono i massimi importatori al mondo. Nel 2024, ne hanno comprato e poi grattugiato sulle pietanze 11.825 tonnellate. Otto volte più della Germania. Poi c’è il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano, di cui sono i secondi acquirenti dopo la Germania, con 19.910 tonnellate contro 22.000 (circa). Ora i dazi Usa possono colpire l’amore incondizionato per le nostre produzioni casearie. La Confagricoltura stima in quasi mezzo miliardo i ricavi dalla esportazione di “Latte e derivati” italiani in terra americana. I dazi avrebbero un impatto diretto vicino agli 84 milioni. Assolatte peraltro ricorda che Grana e Parmigiano sono già gravati da prelievi del 15%. Con un ulteriore 17% si arriverebbe al 32%.
I VINI
Impatto stimato in 329 milioni e campo libero ai “falsari”
I dazi di Trump rischiano di aprire un’autostrada davanti ai falsari del vino. Sono quegli “imprenditori” che invadono il mercato (anche degli Stati Uniti) con bottiglie fasulle. Prodotti che suonano come italiani, senza poi esserlo. Chianti e Prosecco sono le vittime preferite, al momento, dei tanti manipolatori del Made in Italy. Ad avvantaggiarli sarà un processo prevedibile. I dazi statunitensi faranno lievitare il prezzo dei vini originali spingendo le persone a comprare quelli fake, da sempre a buon mercato. L’impatto diretto delle gabelle di Trump sarà superiore ai 329 milioni di euro per l’industria vinicola italiana. Un brutto colpo, che si aggiungerà ad un’altra incognita individuata dalla Area Studi di Mediobanca nella sua indagine sul settore: il calo dei consumi.
LA PASTA
Anche riso e farine soffrono danni al fatturato per 212 milioni
Dopo il vino, importato dagli americani per quasi 2 miliardi di euro l’anno, la nostra pasta e il riso sono i prodotti più amati negli Usa. Il giro d’affari dei produttori Made in Italy supera ormai il miliardo 250 milioni. Una buona metà dei ricavi è merito della eccellente pasta italiana. Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, si augura che i dazi al 17% (invece che al 10%) si rivelino una «boutade». Preoccupa l’impatto potenziale delle gabelle americane su tutte le produzioni italiane. Per il settore del riso e della pasta, il danno diretto sarebbe superiore ai 212 milioni di euro nell’anno. Verso gli Stati Uniti, i produttori tricolori di pasta, riso e cereali inviano più di 481 mila tonnellate di beni nei 12 mesi. Sono incluse le farine che le migliori pizzerie statunitensi consumano in gran quantità.
L’OLIO
Turchia e Tunisia in agguato per erodere le quote italiane
Miliardaria, finora, era anche l’industria italiana dell’olio. Il prodotto ha generato ricavi per oltre un miliardo sui mercati statunitensi (nel 2024) con gioia dei nostri imprenditori. Il merito, ovvio, è soprattutto dell’olio d’oliva che avvicina da solo il miliardo di euro di fatturato. Doloroso, dunque, sarà l’impatto sul settore , nell’ordine dei 181 milioni di euro. Certo, l’Italia può limitare i danni nel caso Trump imponesse dazi doppi al vino e all’olio spagnolo per la contrarietà del governo di Madrid all’aumento delle spese militari fino al 5% del Pil. Nello stesso tempo, restano in agguato le industrie turche e tunisine che sono già riuscite ad esportare negli Usa fino a 45 mila tonnellate di olio annue. Sperano di conquistare quote del mercato americano infine Cile e Argentina.
Ma risolverà il problema la pontiera da a Garbatella 🤔
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Ma che problema c’è? I dazi verranno compensati dagli aumenti per il mercato interno. Se po fa!
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Con questi daz cii fa un trattamento di favore perché compriamo le sue armi a buon mercato e anche i suoi petrolio e gas a quattro volte quello degli altri. Ma non si era sbagliato quando aveva definitivo i nostri governanti felici leccac… ?evidentemente , no, non si era assolutamente sbagliato.
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Aggiungerei i costi maggiori saranno: rincaro del petrolio e del gas e già con questi avrai una maggior costo dei trasporti delle merci, autostrade(già fatto);diminuzione dei consumi,quindi aumento dei prezzi(carrello già caro),.necessità di denaro quindi aumento dei tassi interessi , licenziamenti dei lavoratori…tutto per far contento il nostro alleato e amico che ci ha infilato come UE in un cul de sac…!
Grazie giovggia …non dimenticheremo!
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..e non dimentichiamo nemmeno Enrico, il nipote di suo zio, che ha contribuito non poco a portarci Giorgia e i suoi compari.
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Bravo Marco ! (y) perfetto.
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Un governo SERIO (non la banda di cialtroni che abbiamo adesso) direbbe al Ciuffo giallo: “Ci metti i dazi? No problem, cominciamo a sviluppare le energie rinnovabili così in un prossimo futuro la smettiamo di comprare GNL dagli USA per alimentare quegli obbrobri di rigassificatori che hanno posizionato in mezzo al mare – e che fa pure schifo solo a vederli…”. Vedrete che il problema dei dazi si risolve in 24 ore.
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Insomma, siccome abbiamo esportato troppo parmigiano in cambio ci tocca importare un’altra flotta di F-35. Senno la bilancia non è riequilibrata (ma poi che gli ci vorrà a fare del formaggio decente negli USA? Non mi risulta abbiano carenza di pascoli).
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Ma i prenditori seguaci di Giussano che ne pensano del loro condottiero al mojto che non passa giorno che non dia una leccata al deretano del pel di carota a stelle e strisce🤔
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