Mieli, il gran rifiuto. Lo aveva annunciato e ha mantenuto fede alla promessa

(di Giulia Marchina – ilfattoquotidiano.it) – “Arriva in elicottero?”, “sì, atterra all’aeroporto dell’Urbe”; “quindi è vero che dorme al porto di Ostia, sul suo yacht, perché qui non gli piace…”. Niente da fare, non è vero. “Bullshits”, esclamano ridendo dallo staff di villa Taverna a Roma, dove l’ambasciatore americano, Tilman Fertitta, ha la residenza. Dicono ci sia rimasto male per queste dicerie. “Non vive qui perché ha i lavori in casa. Chi vivrebbe col trapano che gli perfora le orecchie da mane a sera?”. Allora è vero che sta modificando i suoi alloggi, non gli piacciono nemmeno quelli: “come tutti quelli che sono passati da qui, ma non è che può stravolgere la struttura”. Sovrintendenza batte gusto estetico 1-0.
La fila per stringergli la mano è già di decine di metri alle sette di sera. Sono attesi circa 3 mila ospiti. L’umidità non dà tregua: nemmeno è cominciato il party che alcuni ospiti gocciolano dalla fronte. “Tieni, ho il ventaglio”, “e che ce faccio, pare de sta’ naa giungla”. Uomini stoici, chiusi nei loro completi, non levano la giacca nemmeno al quarto colpo di calore.
“Prego, se volete andare a salutare l’ambasciatore”, fa segno una gentile fanciulla, indicando la fila di astanti stipati come acciughe sotto sale dietro un cordone di passamaneria bordeaux. I controlli di sicurezza vanno lunghi, tutto slitta di un’ora. Il barbecue ha aperto le danze: sale la colonna di fumo, spuntano i primi piatti ricolmi di carne, salse e patate fritte. Tra chi sta mangiando, il commento: “guarda che pezzi di antiquariato, sembra la prima Repubblica”. Passano Giulio Tremonti, Laura Ravetto concentrata a non affondare coi tacchi a spillo. Roberto Fico, l’ex ministro Marco Minniti, Licia Ronzulli, Ivan Scalfarotto, Galeazzo Bignami; Rocco Casalino con il suo accompagnatore il cui aspetto lo fa assomigliare a un discusso parrucchiere socialite. Avvistato anche Giuseppe Conte.
Luigi Marattin: “Se contassi qui dentro prenderei un sacco di voti”.
Donna con veletta all’orizzonte: non avrà caldo? La ministra Eugenia Roccella con una veloce occhiata fa l’esame al primo segmento del buffet, l’aria è un po’ sdegnata, non deve amare i formaggi né i piatti troppo elaborati. “Ma quello è quel politico…”, chiede la signora in azzurro Tiffany al suo consorte, mentre aspetta di prendere da bere servita dai camerieri dell’Associazione romana sommelier. “No, non c’entra un cazzo…”, “Scusa amó, mi confondo”.
Lo aveva annunciato e ha mantenuto fede alla promessa: assente Paolo Mieli, in segno di protesta contro l’attuale presidenza americana. “Buonasera, notaio”; “Buonasera, dottore”; “Buonasera, direttore”. È un profluvio di pubbliche relazioni. La fanfara dei bersaglieri; Meloni-Tajani-Salvini sul palco; le coriste che intonano gli inni nazionali; i militari, di ogni grado e reparto, sull’attenti: poco prima hanno lasciato i loro cappelli sui tavoli all’entrata, contrassegnati da post-it colorati, per non confonderli al ritiro. Monica Setta in total white.
Stelle e strisce su orecchini, ventagli, scarpe, bidoni dell’immondizia, magliette. In cassa Stevie Wonder, Tina Turner, Black Eyed Peas e si canticchia quando John Denver intona “Take me home, country road”. Una sola cosa certa in queste occasioni: la furia cieca sul rinfresco ha sempre la meglio sugli obblighi diplomatici.
Un grande “echissenefrega” sovrasta tutto e tutti, incluso questo articolo inutile.
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