(dagospia.com) – A turbare il sonno della maggioranza di governo, da qui ai prossimi mesi, non ci sono solo le elezioni regionali d’autunno.

Al di là della propaganda a tv e giornali unificati, infatti, i dati economici del Paese sono più che preoccupanti. Il Paese non cresce, il Governo non ha i soldi per fare alcunché, e con i dazi di Trump e la fine del Pnrr che incombe la situazione non potrà che peggiorare.

I dati positivi sul potere d’acquisto riportati dall’Istat, un piccolo +0,9% nel primo trimestre del 2025, sono niente di fronte al tracollo della capacità di spesa degli italiani, gli unici in Europa ad avere uno stipendio più basso oggi rispetto al 1990, che hanno visto bruciare negli ultimi cinque anni il 20% del loro potere d’acquisto.

L’incremento di ora, inoltre, è troppo esiguo per essere incisivo, di fronte al continuo aumento dei prezzi. L’inflazione, pur rientrata sotto controllo rispetto a un paio di anni fa, è tornata a crescere, passando dall’1,6%  all’1,7%. Soprattutto, è il carrello della spesa a riservare stangate: trainato da prodotti alimentari e bevande analcoliche, l’aumento dei prezzi sale dal +2,7% al +3,1%.

Come riepiloga oggi Paolo Baroni sulla “Stampa”, “per una famiglia italiana media l’aumento dei prezzi rilevato nel mese di giugno dall’Istat comporta un rialzo complessivo delle spese pari a 445 euro, 234 euro in più solo per i prodotti alimentari e le bevande analcoliche.

Per una coppia con due figli il rialzo complessivo è invece pari a 622 euro, con la spesa per cibo e bevande che lievita di ben 338 euro, 356 per il carrello della spesa”.

Quelle famiglie sono composte da elettori, e da persone sempre più preoccupate dal loro futuro: che succederà a Natale, quando si faranno sentire tutti insieme i riverberi dei dazi, con rischi seri per la tenuta dell’occupazione, e l’aumento dei prezzi? A quel punto Giorgia Meloni potrà fare tutte le smorfiette, gli occhioni e le faccine che vuole, ma saranno le tasche, vuote, a parlare.

I primi effetti sul Pil già si sono visti: la crescita del prodotto interno lordo è praticamente nulla, e le stime sono state recentemente riviste al ribasso. Quest’anno l’economia italiana aumenterà soltanto dello 0,6% nel 2025 e dello 0,8 nel 2026.

Un dato ancora “truccato” dalla spinta del Pnrr, che però il prossimo anno verrà azzerato.

Alla faccia di Elly Schlein, che pensa che la priorità sia occuparsi degli omosessuali ungheresi, saranno i conti in rosso, eventualmente, a mutare lo scenario politico in Italia. La vera battaglia non si fa con le bandiere arcobaleno, ma sui salari fermi e le tasse che nel frattempo continuano ad aumentare. Se solo ci fosse un’opposizione…