Armi&poltrone. Salta dopo 32 anni il vertice degli industriali: ora in Aiad si apre la sfida tra Leonardo e gli altri soci per l’affare 5%

(di Gianni Dragoni – ilfattoquotidiano.it) – Volano gli stracci all’Aiad, la Federazione delle aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza. È la costola di Confindustria che associa le imprese che producono armi. È saltato il segretario generale Carlo Festucci, “dominus” in sella da 32 anni. In autunno dovrebbe uscire anche il presidente, Giuseppe Cossiga, dirigente del gruppo Leonardo. Il suo mandato scade in novembre, ma la casa madre e numerosi associati non intendono confermarlo, anche perché ha il doppio incarico, da marzo è presidente della società missilistica Mbda Italia.
L’aumento della spesa militare innescato dalla guerra Russia-Ucraina e dal diktat degli Stati Uniti ai paesi Nato perché arrivino al 5% del Pil – che significherebbe per l’Italia passare da 32 miliardi di euro annui alla cifra iperbolica di 100 miliardi all’anno entro il 2035 – ha scatenato gli appetiti su un centro di potere che finora aveva prosperato come un satellite all’ombra del colosso pubblico Leonardo.
L’ex Finmeccanica eroga oltre il 60% dei contributi versati all’Aiad da 230 associati, pari a 3,23 milioni nel 2024. I proventi totali nel bilancio ammontano a 3,47 milioni, ma le spese sono più alte (3,57 milioni) così il 2024 è scivolato in rosso per -98.361 euro. Anche quest’anno è prevista una perdita, -26.905. Gli altri grandi soci sono Fincantieri, Iveco Defence (Exor), Avio Aero, controllata dall’americana Ge. È proprio Leonardo che preme per avere al vertice Aiad uomini (o donne) che siano la plastica incarnazione dei voleri dell’Ad del gruppo, Roberto Cingolani.
Ufficialmente c’è stata una risoluzione consensuale del rapporto di lavoro tra l’Aiad e Festucci, che aveva ancora due anni di contratto e ha ottenuto una sostanziosa buonuscita. Ma in via ufficiosa si racconta di uno scontro acceso con Cossiga, eletto presidente Aiad il 9 novembre 2022 al posto di Guido Crosetto, dopo che il co-fondatore di Fdi è diventato ministro della Difesa. Il presidente Aiad è figlio dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, e come Crosetto è stato sottosegretario alla Difesa nel quarto governo Berlusconi (2008-2011).
Lo scontro sarebbe scaturito dall’intenzione di ridimensionare i poteri del segretario generale, giudicati da alcuni troppo ampi, trasformandolo in direttore generale. Leonardo ha colto l’occasione per voltare pagina, sia per l’età di Festucci, sia per avere una figura più in linea con lo stile di piazza Monte Grappa.
Nato a Genova il 7 luglio 1948, Festucci era segretario generale Aiad dal 1° luglio 1993, dopo essere stato segretario nazionale Fiom-Cgil. Ci fu un’interrogazione del deputato dell’Msi-Dn Antonio Parlato, sulle porte girevoli tra sindacato e industria. All’epoca Finmeccanica era guidata da Fabiano Fabiani. Festucci ha costituito un tandem affiatato con Crosetto, presidente Aiad per otto anni. “Festucci è difficile da sostituire”, dice un’importante fonte istituzionale.
Il successore dovrebbe arrivare a settembre, insieme a un nuovo statuto. Leonardo vorrebbe un Dg con uno stipendio ridotto a circa un quinto di quello di Festucci, che sarebbe sui 440mila euro lordi l’anno. Cingolani ha sondato Pasquale Di Bartolomeo, dirigente di Leonardo da due anni senza incarico, ma avrebbe rifiutato. Si fanno anche altri nomi, tra cui Giacinto Carullo, capo degli acquisti di Leonardo dalle quotazioni in ribasso. Qualcuno pensa a militari, come Luca Goretti, fresco ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, anche come presidente.
Nell’industria delle armi la fame di poltrone (e di soldi) è al massimo. Osserva un imprenditore che guida un’azienda tra le più vivaci: “Il vero goal è rimettere l’Aiad in condizione di fare lobby seria per chi non è Leonardo, che la usa per fare quello che lei non può fare e penalizza in un momento importante chi può indirizzare la politica”.
Se un carrarmato Leopard costa circa 4 volte quello di uno corrisponde russo cosa significa ? Certo, in parte sarà dovuto alle materie prime di cui non dispone l’ Europa e anche al prezzo della manodopera, ma la maggior spesa è dovuta per lo più al profitto della casa costruttrice e dei passaggi della filiera nonché alle bustarelle non rare ai politici . Quindi si può capire da questo il perché di tanta eccitazione in giro per questo assurdo aumento della spesa militare . Si vis pacem …riempiti il portafoglio.
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Cioè per sintetizzare quello che hai scritto: “non so niente e non ho alcuna informazione, ma qualcosa devo dire per forza”
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autodescrizione del proprio commento perfetta
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ALESSANDRO VOLPI
RIARMO E RATING
Tutto diventa sempre più chiaro. In Europa esiste di fatto una sola Agenzia di rating non riconducibile, almeno apparentemente alle tre Agenzie Usa (Fitch, S&P, Moody’). Si tratta di Scope ratings, una società privata di cui non sono neppure chiari i grandi azionisti, ma che attribuisce pagelle importanti al debito degli Stati europei: se il debito di uno Stato è declassato paga di più in interessi. Ieri Scope ratings ha emesso una dichiarazione in cui ha sostenuto che i piani di riarmo dei singoli Stati europei, a cominciare dall’Italia e dalla Germania, metteranno a repentaglio la credibilità del loro debito. Dunque, sostiene Scope Ratings, per evitare un declassamento, occorre, soprattutto in Italia, un pesante taglio delle “altre spese”; in sostanza del Welfare. Lo schema è perfetto: la Commissione europea punta tutto sul riarmo, gli Stati “sovrani” applicano la ricetta, la finanza armata fa una montagna di soldi e le spese sociali devono essere tagliate. Altrimenti, il rating scende e i paesi devono pagare più interessi anche perché per l’Italia un declassamento vuol dire portare i titoli italiani non troppo lontani da una condizione in cui non possono più essere comprati dagli investitori istituzionali. La soluzione però c’è per Scope ratings e consiste nell’abbinare il taglio della spesa pubblica alle privatizzazioni dei servizi essenziali. L’Europa del riarmo è dichiaratamente turboliberista.
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Grande giornalista Gianni Dragoni,
Niente da dire, l’articolo sembra coerente con il modo in cui funziona il settore della difesa in Italia.
La storia personale di Festucci, Cossiga, Crosetto e altri è realistica.
Il fatto che ci siano figure con legami politici storici, sottosegretari e dirigenti con doppie cariche è molto comune nel mondo della difesa italiana e non solo.
In breve non una novità, solo l’ennesimo capitolo di malaffare che si aggiunge agli altri.
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