“Un colpo e via”: Trump in guerra per una notte e ora vuole trattare. “Operazione magnifica”. Con l’ok del presidente, gli Usa scaricano 16 mega-bombe su tre siti nucleari, iraniani, Bibi ringrazia

(di Alessia Grossi – ilfattoquotidiano.it) – “I siti nucleari sono in via di rapida ricostruzione, le attività riprenderanno con maggior forza”. Il bollettino dell’Agenzia dell’energia atomica iraniana arriva ieri in serata, dopo una giornata di ipotesi, rivendicazioni (americane) e canti di vittoria (israeliani) sugli effetti della missione Usa, Martello di mezzanotte, di sabato ai tre siti iraniani per l’arricchimento dell’uranio (Fordow, Natanz ed Esfahan). A confermarlo una alto funzionario Usa al New York Times, secondo cui gli attacchi a Fordow l’avrebbero “gravemente danneggiato” ma non distrutto. Per l’Aiea al momento non sono segnalati aumenti di radiazioni all’esterno dei siti colpiti. Per il direttore generale dell’Agenzia, Rafael Grossi – che ha convocato oggi la riunione dei Governatori e propone l’invio di ispettori – mentre Natanz è stata “completamente distrutta” e Esfahan ha subito “danni molto gravi”, la situazione nei sotterranei nel sito di Fordow è poco chiara. Alcuni dirigenti iraniani assicurano che non ha sostenuto danni gravi perché la maggior parte dell’uranio altamente arricchito immagazzinato era stato trasferito prima dei raid in una località segreta, come lascerebbero intendere le immagini di un convoglio in movimento pochi giorni fa. Non dello stesso parere è il premier Benjamin Netanyahu secondo cui Israele “ha ottenuto molto, e grazie al presidente Trump, ci siamo avvicinati ai nostri obiettivi” aggiungendo che “quando tali obiettivi saranno raggiunti, l’operazione sarà finita”.
Ma a instillare il dubbio sul reale fine degli Usa è John Bolton, già rappresentante permanente all’Onu consigliere per la Sicurezza nazionale di Trump poi dimessosi (o fatto dimettere) nel 2019 che a Sky News dice: “Gli Usa devono andare avanti fino a far cadere gli ayatollah”. Al contrario, secondo funzionari Usa citati dal sito Axios, Trump avrebbe detto a Netanyahu che dopo l’attacco alle strutture iraniane, il suo obiettivo è raggiungere un accordo con Teheran e arrivare alla pace. “Il presidente non vuole continuare con gli attacchi. È pronto a farlo se l’Iran si vendica”, ha riferito il funzionario. Certo, dopo lo stop alle decisioni per due settimane promesso venerdì e disatteso sabato, difficile fidarsi di comunicazioni della Casa Bianca. Mano tesa anche dal segretario di Stato Marco Rubio, che ha ribadito che “è ancora valida” l’offerta di discutere con l’Iran, permettendogli il nucleare civile ma senza l’arricchimento del proprio uranio. Ramoscello d’ulivo dal capo del Pentagono, Pete Hegseth: “L’operazione non mirava al cambio di regime, Trump vuole la pace”.
“Non c’è più posto per l’America o le sue basi in questa regione e nel mondo islamico. L’America ha attaccato il cuore del mondo islamico e deve aspettarsi conseguenze irreparabili, perché la Repubblica islamica non tollera nessun insulto né aggressione nei suoi confronti”, “risponde” dopo ore di silenzio la Guida suprema iraniana, Ali Khamenei con un suo consigliere, che avverte: “Ogni Paese della regione o di altrove usato dalle forze Usa per colpire l’Iran sarà considerato bersaglio legittimo”, aprendo scenari e ripercussioni globali. Oltre ai 40 mila soldati Usa nella regione, l’allerta è massima negli Usa. La reazione di Teheran è attesa nelle prossime 24-48 ore. Risposta contro la quale Trump ha promesso un’ulteriore contro-risposta ribadendo l’asse con Bibi che ha pregato per lui al Muro del Pianto. Proseguono gli attacchi reciproci – decine di feriti a Tel Aviv. Sotto attacco dell’Idf anche Tabriz, la più grande città dell’Iran Nord occidentale, oltre che Teheran. Per gli ayatollah Washington ha “varcato la linea rossa” e se colpirà Khamenei supererà “la linea rossa delle linee rosse”. “Attacchi oltraggiosi, ci saranno conseguenze eterne”, ha tuonato il ministro degli Esteri, Abbas Araghchi, che domani vola a Mosca da Putin in cerca di sostegno. Alla riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu chiesta da Teheran, il segretario Guterres ha messo in guardia sul rischio di un ciclo di “ritorsione” innescato dagli Usa. Preoccupa anche la minaccia ventilata dal Parlamento iraniano di chiudere lo Stretto di Hormuz, dove passa un quarto del traffico globale di petrolio. “Un suicidio”, secondo il vicepresidente Usa JD Vance. L’Ue non ha condannato i raid Usa, ma preme per i negoziati. A condannare l’attacco Usa sono stati invece i Paesi del Golfo e la Lega araba, i più esposti all’escalation. Russia e Cina denunciano la violazione del diritto internazionale e del trattato di non proliferazione, a cui Guterres invita a tornare con “negoziati seri e sostenuti”.
ti riempio di botte, ma se osi ribellarti ,ti scateno tutti i miei amici contro perché cosi non si fa !!!
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“È pronto a farlo se l’Iran si vendica”.
Troppo semplice, che ci vuole?
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