
(di Roberto Festa – ilfattoquotidiano.it) – “Non m’importa quello che dice lei. L’Iran è molto vicino a produrre armi nucleari”. È sprezzante, Donald Trump, con Tulsi Gabbard, la sua direttrice della National Intelligence. Lo scorso marzo Gabbard aveva testimoniato davanti a una Commissione del Senato, spiegando che “i nostri servizi continuano a ritenere che l’Iran non stia costruendo un’arma nucleare e che la Guida Suprema Khamenei non abbia autorizzato un programma di armi nucleari”. Questa è rimasta la posizione dell’intelligence Usa fino all’attacco israeliano a Teheran, la settimana scorsa. Tra l’altro, come racconta la Cnn citando almeno quattro fonti dell’intelligence, non solo l’Iran non starebbe attivamente perseguendo la costruzione di un’arma nucleare, ma ci sarebbero voluti almeno tre anni prima che Teheran fosse stata in grado di produrne una e lanciarla contro un obiettivo.
La posizione israeliana è ovviamente diversa – “le informazioni che abbiamo ricevuto e condiviso con gli Stati Uniti sono assolutamente chiare, gli iraniani stavano lavorando a un piano segreto per trasformare l’uranio in un’arma. Stavano procedendo molto rapidamente”, ha spiegato Benjamin Netanyahu – ed è questa valutazione che Donald Trump fa propria, affermando che Teheran è “molto vicina” alla produzione del nucleare militare.
La mossa del presidente ha uno scopo piuttosto chiaro. Giustificare l’intervento militare israeliano, che a suo giudizio serve a indebolire militarmente e politicamente l’Iran e portarlo al tavolo dei negoziati. Ed eventualmente, nel caso Teheran non dovesse cedere, entrare in guerra contro Teheran insieme a Israele. A parte l’esito finale, non è ovviamente la prima volta che il governo americano manipola l’intelligence, ne diffonde o produce di falsa, per giustificare i propri piani militari davanti all’opinione pubblica globale. Le “prove” delle armi di distruzione di massa nelle mani di Saddam Hussein, portate da Colin Powell all’Onu con una serie di fiammeggianti PowerPoint, sono solo l’ultimo episodio – quello a noi più noto – di una lunga serie di bugie, depistaggi, alterazioni, falsificazioni che le amministrazioni americane, ma non solo, hanno messo in atto per “gestire il messaggio”, controllare l’opinione pubblica e andare, possibilmente, in guerra.
Il precedente più vicino a quanto succede oggi – con la trasmissione di intelligence, forse non completamente veritiera, da Gerusalemme a Washington – risale al 12 maggio 1915, quando gli inglesi fecero uscire il Bryce Report – dal nome del visconte James Bryce che presiedette la Commissione sui misfatti tedeschi in Belgio, occupato dalla Germania l’anno prima. Il rapporto parlava di sistematico massacro della popolazione, di donne violentate, di bambini usati come scudi di guerra, di case bruciate e saccheggiate da parte dei soldati prussiani “per i quali la guerra è una sorta di sacra missione”. Si trattava di atrocità completamente inventate, con le quali gli inglesi cercavano di orientare le opinioni pubbliche europee e statunitensi alla guerra contro la Germania. Da Londra furono inviate per nave 41 mila copie da distribuire negli Stati Uniti. Il 27 maggio 1915 tutti i giornali di New York riportarono I passi più brutali del rapporto. Gli stessi giornali furono peraltro invitati dal Committee on Public Information, l’organo di propaganda del governo, a non pubblicare nulla che potesse mettere in discussione quanto arrivato da Londra.
Va detto che, a quel punto, gli americani non avevano comunque bisogno dell’esempio inglese per produrre (falsa) propaganda. Negli anni Quaranta dell’Ottocento, il presidente James Polk dichiarò al Congresso che il Messico aveva invaso gli Stati Uniti. Non era vero. È vero invece che nel 1846 la sua amministrazione ordinò ai soldati statunitensi di occupare un’area del Messico vicina al confine con il Texas. Quando i soldati messicani attaccarono le forze Usa, Polk dichiarò che si trattava di un attacco contro gli Stati Uniti. Il risultato fu la guerra tra Messico e Stati Uniti.
Mezzo secolo più tardi fu William McKinley a spararla grossa. Nel 1898, l’allora presidente Usa dichiarò che la Spagna aveva attaccato una nave da guerra statunitense a Cuba, la Uss Maine, uccidendo 355 marinai. La vera causa dell’affondamento non è mai stata davvero provata. L’ipotesi che gli spagnoli fossero i responsabili portò alla guerra ispano-americana. Un po’ meno di mezzo secolo, ed è la volta di Franklin D. Roosevelt, che nel 1941 sostenne che un sottomarino tedesco aveva attaccato una nave statunitense, la Greer, senza alcuna provocazione. La verità è che la Greer stava proteggendo navi britanniche che attraversavano l’Oceano Atlantico e aveva anzi seguito il sottomarino tedesco, informando gli inglesi della sua rotta. La presunta provocazione servì al presidente per preparare gli Stati Uniti all’ingresso nella Seconda guerra mondiale.
Bufala dopo bufala, si arriva ai due episodi oggi più ricordati. Il 4 agosto 1964 Lyndon B. Johnson annunciò che navi da guerra Usa erano state attaccate da motosiluranti della Repubblica Democratica del Vietnam nel Golfo del Tonchino e che c’era stato uno scontro, durante il quale quattro marinai vietnamiti erano stati uccisi e sei feriti. Il Congresso approvò immediatamente la cosiddetta “Risoluzione del Golfo del Tonchino” che dava a Johnson l’autorità di attaccare il Vietnam del Nord senza dichiarazione di guerra formale. Nel novembre 2005 la National Security Agency declassificava una serie di informazioni che rivelavano come, quel giorno d’agosto, non ci fosse stato nessuno scontro. Come spiegò un soldato Usa, i cacciatorpediniere spararono 400 proiettili di artiglieria e 5 bombe di profondità contro un bersaglio completamente immaginario, “in direzione dell’acqua nera”. L’incidente servì per giustificare l’escalation militare americana in Indocina.
Il volto forse oggi più celebre delle “bugie” americane è però quello di Colin Powell, che davanti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu spiegò le ragioni dell’intervento contro l’Iraq di Saddam Hussein (che peraltro l’amministrazione di George W. Bush aveva a quel punto già deciso). Dalle “fabbriche del veleno” dove gli iracheni avrebbero prodotto le armi chimiche e batteriologiche alla rete terroristica di Abu Musab al-Zarqawi ospitata in Iraq fino alla visita di alti dirigenti di Bagdad a Osama bin Laden in Afghanistan, l’allora Segretario di Stato rivelò i legami del regime iracheno col terrorismo e la minaccia che esso portava al mondo. Era tutto falso. Il rapporto che Powell lesse distorceva completamente le informazioni fornite dall’intelligence americana ed era stato prodotto negli uffici del vicepresidente Dick Cheney.
Esempio storico del 1915 clamorosamente sbagliato:…” Ma è pur vero che, seppure non in quella misura, un certo numero di casi si verificò realmente .
Una prima “Commission d’enquete sur la violation des regles du Droit des gens, des lois et des costumes de la guerre” fu costituita dal governo belga gia il 7 agosto 1914 con queste
motivazioni:
<<De nombreuses violations des règles du droit des gens et des devoirs de l’humanité sont commises per les envahisseurs. Elles ne peuvent rester sans protestation: Elles doivent etre signalées à la réprobation du monde civilisé. Un comité vient de se constituer à cette fin. Il se propose de recueillir, de concentrer et d’examiner de la manière la plus impartiale et la plus attentive tous les faits dont il aura connaissance.Composta da due sezioni, la Commissione produsse 12 rapporti, scritti tra la fine di agosto del 1914 e il gennaio dell’anno successivo, che documentarono un vero e proprio “regno del terrore” con inusitata violenza su cose e persone.
La popolazione civile venne ampiamente perseguitata con il saccheggio e l’incendio delle case, la fucilazione e la deportazione di donne e bambini e
numerosi casi di stupro
documentati: “Dans les localités condamnées, le pillage et l’incendie sont ordinairement accompagnés d’une autre scène tragique et écoeurante: l’exode et la déportation” .
Lo stesso arcivescovo di Malines, il cardinale
Mercier, protesto con una lettera pastorale contro la distruzione dei paesi della diocesi e la violenza contro i civili.
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Vive la Belgique,
paese inventato dagli inglesi e governato da un regnante tedesco zio della regina VITTORIA
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Fuori tema.
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“Esempio storico del 1915”
quando gli inglesi fecero uscire il Bryce Report
ECC..ECC..
e tu vai a trovare il rapporto di una commissione d’inchiesta fulminea pubblicata il 7 agosto 2014, quando i tedeschi invasero il Belgio il 4 di agosto, alla faccia! e senza neanche avere internet!!!
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Ecco un altro complottista secondo il Serra pensiero. Sto Roberto Festa come ha fatto ad inventarsi tutte questa minchiate. È sicuramente un terrapiattista di prim’ordine.
Scherzi ed ironia a parte , mi viene a mente il periodo degli anni novanta quando stava per essere messo in moto il globalismo che però veniva negato dai suoi autori addebitandolo alla fantasia dei noglobal . Chi erano i noglobal ? Complottisti ovviamente.
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Si chiama terrorismo psicologico. Lo scopo è quello di spaventare l’opinione pubblica inventando falsi pretesti per giustificare l’invasione di un Paese. E’ la stessa operazione che ha portato all’invasione dell’Iraq. I motivi sono sempre gli stessi: gas e petrolio. La storia si ripete, purtroppo. 🙁
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E ce ne sarebbero molte altre da dire.
Quando scoppiò la guerra con il Messico, con la conquista del Texas, sapete come andò?
Alcuni coloni americani si installarono da quelle parti, cominciarono a fare i gradassi, provocarono di fatto la reazione dei governativi messicani e poi chiesero aiuto a Washington.
Ricorda niente?
Quando c’é stata la Grande guerra i media americani lavorarono alacremente tra il 1915 e il 1917 per far cambiare idea all’opinione pubblica isolazionista.
Il caso del LUSITANIA venne usato come martello perché a bordo della nave inglese, c’erano anche parecchi americani malgrado i tedeschi avessero avvisato che nessuno sarebbe stato al sicuro in quei tratti di mare, essendovi i loro sommergibili. La nave era inglese e portava quasi 1.200 passeggeri, ma anche quasi 1.200 casse di munizioni shrapnel e prodotti chimici della Dupont.
Quanto al Golfo del Tonkino, la prima parte dell’incidente è vera, la seconda no.
Ma il punto è che nessuno si sofferma mai abbastanza, sul fatto che i cacciatorpendiere americani (erano il Maddox e il Turner Joy) erano lì per supportare le forze speciali sudvietnamite che facevano incursioni su obbiettivi costieri nordisti.
E se ricordo bene erano anche entrate nelle acque territoriali vietnamite.
Invece, al contrario, quando nel 1967 venne attaccata l’USS Liberty dai nazisionisti di Tel Aviv, gli americani si sbrigarono a dire che era stato solo uno spiacevole equivoco accettando l’incredibile versione israeliana, perché loro, gli ‘eletti’ non sapevano evidentemente distinguere tra una nave americana e un cacciatorpediniere egiziano. Eh, sapete, dissero pure che la bandiera americana non garriva abbastanza al vento per essere riconosciuta (e i numeri di pannello identificativi a prua?).
Fu da allora che iniziò la collaborazione tra USA e Israele, che passò agli americani tante armi catturate agli arabi di origine sovietica, come quelle che incontravano in Vietnam, per questo l’affare si fece. La Franza smise di supportare Israele e subentrarono gli USA.
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