La capacità di deterrenza nucleare di Tel Aviv è molto maggiore rispetto a quella che potrebbero mai sviluppare gli Ayatollah

(di Eugenio Lanza – ilfattoquotidiano.it) – Stati Uniti d’America, Russia (allora URSS), Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Corea del Nord. Questi i Paesi dotati di armamenti atomici. I primi cinque hanno aderito al Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), gli altri no. Ma di tutti conosciamo l’entità e la potenza degli arsenali, con forbici d’errore più o meno ampie. E poi c’è un intruso: Israele.
Lo Stato d’Israele è notoriamente dotato della bomba. Parliamo di almeno 90 testate nucleari, ma potrebbero essere molte di più. Ma cosa distingue Tel Aviv dagli altri otto Paesi nucleari? Il fatto che essa, non solo abbia rigettato il TNP come Nuova Delhi, Islamabad e Pyongyang, ma si sia spinta molto più in là. Israele ha deciso che i suoi governi non avrebbero mai nemmeno dichiarato apertamente di possedere quest’arma di distruzione di massa, né tantomeno avrebbero fornito informazioni spontanee a riguardo. La legge del più forte direte voi… Grammatica geopolitica. Ok.
Il problema, però, sorge quando qualcuno giustifica i recenti attacchi unilaterali di Israele a Teheran con la filastrocca del “Per evitare l’atomica in mano all’Ayatollah questo ed altro!”. Motto idiota molto popolare in Italia. Qualcuno ha addirittura osato dire che Bibi starebbe facendo “il lavoro sporco per noi”. Per noi? Ma per noi chi?
Io da quell’essere disumano non vorrò mai nulla, se non che si consegni al tribunale della CPI e paghi per i suoi crimini contro l’umanità. Israele non vuole proteggere nessuno se non i propri interessi, cioè lo ius vitae ac necis assoluto su tutto il Medioriente e non solo… altro che la sicurezza del mondo dalla ipotetica potenza nucleare di Teheran! Che forse, se anche mai si materializzasse, potrebbe essere più una garanzia di pace e giustizia che una minaccia di guerra. Eh sì, perché una domanda sorge spontanea: perché Israele avrebbe il diritto a possedere le sue novanta testate nucleari, note a tutti ma lasciate nell’opacità, mentre l’Iran non dovrebbe avere facoltà di svilupparne dieci?
Secondo la narrazione nostrana, l’atomica di Tel Aviv non sarebbe a prescindere una minaccia, malgrado negli ultimi mesi il regime abbia invaso o attaccato senza alcuna autorizzazione sei Paesi sovrani. L’Iran, che invece non è in guerra dai tempi in cui fu aggredito da Saddam Hussein (1980-1988), dovrebbe invece essere tenuto a debita distanza dall’atomo. Sostenere questa tesi assurda non è solo sintomo di malafede, ma anche di totale assenza di pudore.
La capacità atomica di Teheran potrebbe spaventare l’umanità, è naturale. Ma a volte la realtà è controintuitiva. Nel caso dell’Iran, ad esempio, è possibile che se esso si dotasse anche solo di una decina di testate, queste sarebbero sufficienti a generare una situazione di Guerra Fredda in Medioriente. La quale, auspico, sottrarrebbe a Israele l’impunità assoluta con cui opera pulizie etniche, genocidi e colpi di Stato. L’atomica iraniana, invece, non cancellerebbe affatto Israele ed i suoi abitanti, per fortuna. La capacità di deterrenza nucleare di Tel Aviv è molto maggiore rispetto a quella che potrebbero mai sviluppare gli Ayatollah, e la sua sopravvivenza sarebbe al sicuro. Magari in termini meno violenti…
Forse ci sarebbe, finalmente, un po’ di pace per i gazawi rinchiusi all’inferno, e per i cisgiordani invasi dagli infami coloni razzisti. Al momento, però, non so se siano in azione le famose centrifughe separa-isotopi nei bunker persiani. So solo che i missili si fanno sentire da una parte e dall’altra, assassinando tanti innocenti, e che la diplomazia è ferma. Solo Trump, nel suo isolazionismo, sembra stia tentando di evitare l’escalation sognata da Netanyahu.
Diffidate dal terrorismo della televisione, che dipinge un’alterità sempre sul piede della più pazza e suicida delle guerre contro di noi. Una soluzione differente dalla gara di strali omicidi può esistere. Bisogna solo trovare il coraggio, e la forza. Quelli necessari a ottenere e preservare non una vittoria definitiva e umiliante del nemico, ma un fragile e salvifico equilibrio.
giusto ,ma troppo ottimista. Quei 2 pazzi non si fermano più! Purtroppo
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MARCO TRAVAGLIO – COMANDANO LORO – IFQ – 18 giugno 2025
Oltre alla personalità criminale di Netanyahu, l’attacco impunito di Israele all’Iran in base a fake news degne delle armi di distruzione di massa di Saddam rivela quanto è potente il Partito Unico della Guerra (Pug): la piovra trasversale che controlla il mondo e riesce persino a piegare il braccio del presunto “uomo più potente del pianeta”, che evidentemente non lo è.
Il Pug, che ingrassa sui conflitti presenti e futuri, s’è messo subito all’opera dopo la vittoria di Trump, ingenuamente convinto di chiudere quelli in Ucraina e Medio Oriente schioccando le dita fra una lusinga e una minaccia.
Che Trump fosse sincero lo dimostra il fatto che ci ha provato in ogni modo, avviando negoziati là dove parlavano solo le armi. Poi il suo dilettantismo e il caos cacofonico dei suoi troppi negoziatori hanno fatto il gioco del Pug ben infiltrato nel deep state Usa e nelle cancellerie Ue, che si sono saldate a Netanyahu e Zelensky, due leader sconfitti e disperati, perciò pronti a tutto pur di non perdere il potere: anche a tirare Trump per i capelli in guerre sempre più mondiali, mettendo vieppiù in pericolo i loro popoli e il mondo.
Quando Zelensky ha attaccato la triade nucleare russa, sperando invano in una reazione furibonda di Putin che trascinasse gli Usa nella guerra diretta, Trump l’ha scaricato.
Ma quando Netanyahu l’ha messo dinanzi al fatto compiuto della guerra all’Iran prima del nuovo round negoziale, ha preferito intestarsi banditescamente un’operazione non sua pur di non apparire scavalcato.
Così, per non sembrare debole, è diventato debolissimo e il terrorista Bibi lo tira sempre più dentro la sua guerra privata senza strategia.
L’esultanza dei media mainstream per i negoziati trumpiani sinora falliti è il sospiro di sollievo del Partito della Guerra, camuffato da europeismo democratico: c’è persino chi rimpiange Biden & Harris, come se non governassero loro nei primi 15 mesi di sterminio a Gaza e di attacchi a Cisgiordania, Libano, Yemen, Iraq, Siria e Iran (il 1° aprile 2024, in piena età dell’oro bideniana, Israele rase al suolo il consolato iraniano a Damasco uccidendo 16 persone e provocando la rappresaglia, peraltro contenuta, degli ayatollah).
È lo stesso ghigno sfoderato dal neocon superstite Bill Kristol, intervistato da Rep, che spera nel tramonto del sogno trumpiano di “non essere un presidente di guerra, ma di accordo” e se la ride perché “la visione neocon resta abbastanza forte” e “sta tornando anche in Europa: dieci anni fa la Germania pensava di aprire un gasdotto con la Russia, adesso si sta riarmando e sta aiutando l’Ucraina”.
Ieri il cancelliere Merz ha detto che “Israele in Iran fa il lavoro sporco per tutti noi”. Noi aspettiamo sempre qualcuno che gli dica: “Parla per te, stronzo”.
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Una boccata di ossigeno in un mondo dove domina la più bieca ipocrisia. Israeliani assassini, guerrafondai, genocidi. Non sono gli unici, purtroppo, ma sono al momento tra i più pericolosi del pianeta. Giustificateli pure, voi complici.
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Spero che nessuno neghera’ qualche testata atomica a Taiwan per difendersi dalle mire della Ciba, che l’atomica gia’ c’e’ l’ha.
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Non mi risulta che stia venendo bombardata dalla Cina.
E le armi non le mancano per resistere ad ogni invasione + zio Sam con le portaerei lì vicino sempre pronte.
Quindi hai perso un’altra occasione per tacere, ma sei un EDiota e questo basta a definirti.
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Non sbavare che ti sporchi la camicia di forza.
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Ovviamente tu non sai che nominalmente anche Taiwan sarebbe formalmente rivendicante del territorio della PRC, vero?
Vedi che spari paragoni a ca22o e insisti anche?
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