Venerdì notte scrutavamo il cielo di Tel Aviv con l’inviata di Sky, Flavia Cappellini, e da quella terrazza illuminata dalle esplosioni dei missili iraniani, gran parte […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – Venerdì notte scrutavamo il cielo di Tel Aviv con l’inviata di Sky, Flavia Cappellini, e da quella terrazza illuminata dalle esplosioni dei missili iraniani, gran parte intercettati prima di colpire i quartieri residenziali, altri no, ci chiedevamo (con i dovuti scongiuri) come potrebbe essere il palinsesto televisivo dell’ultima notte dell’umanità, in base alla programmazione delle penultime. Su Rai1 naturalmente implacabili i pacchi di Stefano De Martino, sulle reti Mediaset si sarebbe scelto tra “Paperissima sprint” e il poliziesco infinito “Csi Miami”. Mentre nell’immaginifico pianeta talk del Servizio pubblico e di La7 schiere di opinionisti ed esperti sarebbero apparse come tanti punti di domanda dall’espressione sgomenta. Non si può certo addebitare a dei semplici giornalisti l’assenza di informazioni di cui perfino i cosiddetti Grandi della Terra appaiono assolutamente sprovvisti. A cominciare da quel Donald Trump che in campagna elettorale aveva promesso di risolvere in poche ore l’abbinata guerra in Ucraina e conflitto mediorientale. Lo stesso presidente Usa messo nell’angolo dal suo “fedele” alleato Netanyahu, che con l’operazione “Leone nascente” ha mandato per aria, in un lampo, oltre ai laboratori nucleari di Teheran i negoziati Usa-Iran in Oman. Eviteremo quindi di infierire sul nostro povero ministro degli Esteri Antonio Tajani che aveva garantito l’impossibilità dei bombardamenti israeliani fino a pochi minuti prima del cataclisma. Cosa poteva saperne lui con quell’espressione un po’ così di chi non conta niente?
Il fatto è che agisce nel nostro inconscio un’abitudine consolidata dai tempi dei tempi quando il mondo era diviso in sfere di influenza tra America e Unione sovietica. E, immaginando un telefono rosso in grado di risolvere la crisi dei missili di Cuba e ogni altro rischio di guerra nucleare, ci sentivamo tutti più al sicuro dall’Apocalisse. Ma oggi, in una realtà horror nella quale qualunque dittatorello caucasico o nordcoreano può disporre dell’arma definitiva, come possiamo trovare un ordine all’interno del più assoluto disordine globale che si ricordi? Un caos psicologico dal quale sembrano immuni certi simpatici generali in congedo, quelli che un tempo nei film di Totò e Peppino trascorrevano i pomeriggi al laghetto di Villa Borghese baloccandosi con gli aeromodelli dei nipotini. E che richiamati in tutta fretta in servizio permanente effettivo negli studi televisivi dispensano perle di strategia geopolitica accolte nel silenzio rispettoso degli astanti che in genere ne sanno meno di loro, cioè nulla. Tranne quando si tratta di prendere le parti di Israele blaterando di bombardamenti chirurgici mentre scorrono le immagini dei condomini di Teheran sventrati dalle esplosioni.
Ecco perché l’altra sera ci siamo affidati agli occhi e al coraggio della giovane inviata di Sky mentre su quel balcone esposto alla follia di alcuni criminali di Stato ci mostrava la guerra contemporanea così come essa è. E come il vero giornalismo dovrebbe essere.
Tutto già previsto a dire il vero:
"Mi piace""Mi piace"