
(Enrica Perucchietti – lindipendente.online) – Lunedì sera, in prima serata su Rai 1, Roberto Benigni è tornato in scena, officiando una liturgia laica in nome dell’Unione Europea e della crociata sedicente progressista contro l’Europa degli Stati. A Cinque Minuti, ospite di Bruno Vespa, l’attore e regista toscano ha indossato i panni del cantore ufficiale della divinità-UE, sventolando le meraviglie della Bibbia del culto: il Manifesto di Ventotene. Da vero giullare dell’oligarchia, che si presenta come un “europeista estremista”, ha promosso il suo libro Il sogno (Einaudi) e lo spettacolo omonimo incentrato sul dogma, trasformando il salotto televisivo in un pulpito da cui declamare il suo verbo di Bruxelles, tra iperboli, omissioni, fake news e slogan degni di un manifesto elettorale. Non si è trattato di un’intervista, ma di un monologo propagandistico confezionato da un servizio pubblico che dovrebbe, almeno in teoria, garantire pluralismo e informazione, non veicolare un pensiero unico patinato, che trasuda menzogne e falsifica la realtà.
L’artista toscano ha parlato dell’Unione Europea come di un’utopia realizzata. L’ha definita «la più grande costruzione democratica degli ultimi 2000 anni». Un’affermazione che sarebbe comica, se non fosse tragicamente fuorviante. Nessun accenno alle crepe profonde che attraversano questo progetto: il deficit democratico, le menzogne sull’euro (citofonare Prodi: «Con l’euro lavoreremo un giorno in meno e guadagneremo come se lavorassimo un giorno in più»), le politiche di austerità che hanno devastato Paesi come la Grecia, la gestione fallimentare di crisi migratorie e sanitarie (dalla pandemia al caso Pfizergate), la gestione opaca di dossier strategici, la Brexit come clamoroso atto d’accusa da parte di uno Stato membro, la censura e la criminalizzazione delle voci divergenti. E, ancora, la folle corsa dei “volenterosi” verso il riarmo, lungo il crinale di un conflitto globale e, infine, l’annullamento del voto democratico in Romania.
Invece di raccontare l’Europa reale, Benigni preferisce esaltare l’Europa ideale, improvvisandosi persino statista quando propone di «Togliere il veto e l’unanimità dal Consiglio europeo». Abbracciando così una narrazione poetica, teatrale, che maschera la propaganda sotto il velo della retorica emozionale e del registro manicheo. Come un moderno giullare di corte, incanta il pubblico con versi e aforismi, con il consueto istrionismo che lo contraddistingue, ma senza fornire una lettura critica, pluralista, complessa. Semmai, fa il contrario: banalizza, livella, uniforma, scardina la realtà per sostituirla con una favola. Il risultato è una messinscena: l’UE come baluardo di pace, simbolo di progresso, ultimo rifugio della civiltà. Peccato che questa Europa sia anche quella che ha sostenuto la guerra per procura in Ucraina, che è rimasta impotente di fronte ai massacri nella ex Jugoslavia, che nel 1999 ha bombardato Belgrado, che si mostra subalterna a strategie geopolitiche atlantiche, che rifiuta di definire genocidio quello in atto a Gaza, che sabota i negoziati e ricerca il conflitto con la Russia.
Bruno Vespa, come spesso accade, più che intervistatore ha fatto da spalla, ponendosi come megafono dell’establishment. Nessuna domanda degna di un giornalista, nessuna obiezione alle semplificazioni e alle menzogne propinate da Benigni. Nulla sull’austerità, nulla sulla centralizzazione tecnocratica del potere in Commissione UE, nulla sul dissenso crescente tra i popoli europei, nulla sull’euroscetticismo che cresce anche dentro i palazzi, nulla sull’estasi guerrafondaia che spinge al riarmo e che agita lo spauracchio della minaccia russa per smantellare lo Stato sociale in favore del riarmo. Una passerella ben curata, fatta per veicolare un messaggio: l’Europa è buona, bella, giusta; chi la critica, è un pericolo. E il pericolo per eccellenza è il “sovranismo”. Secondo Benigni, infatti, «il nazionalismo ha provocato milioni di morti, è il carburante di tutte le guerre». Frase a effetto, certo. Ma anche storicamente scorretta. Le guerre coloniali, quelle ideologiche del XX secolo, la guerra fredda, gli scontri economici globali, le guerre “preventive” per esportare la democrazia: davvero tutto si riduce al nazionalismo?
Benigni celebra poi il Manifesto di Ventotene come se fosse la Bibbia laica dell’integrazione europea. Ne esalta gli autori come «eroi», ma dimentica passaggi equivoci e ignora che le idee socialiste e federaliste contenute in quel documento sono state tradite da un’UE che ha imboccato una strada tecnocratica, neoliberista, antidemocratica, liberticida e neofeudale. Non c’è traccia nel suo discorso della frattura tra il sogno e la realtà, tra il progetto originario e la deriva attuale. Anzi: Benigni sposa con entusiasmo le proposte più controverse, come l’abolizione del diritto di veto degli Stati membri, in perfetta sintonia con le spinte federaliste più autoritarie.
Che un artista faccia propaganda, è una sua scelta. Ma che il servizio pubblico nazionale offra un palcoscenico a un comico che si improvvisa ideologo, per trasmettere messaggi confezionati su misura per Bruxelles, è un abuso del mezzo pubblico. Roberto Benigni è il testimonial della nuova ortodossia europeista e si è trasformato in quello che Pier Paolo Pasolini avrebbe definito un «intellettuale organico al potere». E quando la satira si mette al servizio dell’ideologia dominante, non è più satira. È semplicemente propaganda.
I signori (e sono tanti) amano giocare con la statistica del “pollo di Trilussa”: loro se lo pappano intero e stanno convincendo quelli che, per statistica, hanno mezzo volatile sul piatto (chiaramente vuoto). Naturalmente chi è destinato a protestare non è il Vespa o il Benigni di turno, che aspettano solo il limoncello e il caffè, ma chi è seduto a tavola per rimanere a digiuno.
Magari mandandoli tutti a .. casa si risolve qualcosa! Oppure è pensabile che cessino di ingozzarsi spontaneamente?
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un libro e spettacoli ! Cosa non si fa per diventare ancora più ricchi ! Il libro è gli spettacoli purtroppo venderanno e lui intaschera’ nuovamente!
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Benigni mi è sempre sembrato una testa di ca22o.
In effetti ho sempre preferito Nuti, tanto per restare in Toscana.
Solo che purtroppamente Nuti è morto (lo stesso giorno di B. ma chi se ne ricorda?) mentre Benigni è disgraziatamente ancora vivo.
E da come legge l’Europa potete immaginarvi che immensa truffa sia stata la sua attività sulla Divina commedia e sulla Bibbia.
Del resto da giovane voleva fare il prete. Purtroppo non lo ha fatto, ma si sta rifacendo travestito da artista, come del resto artista è il contratto di Vespasiano.
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Era ospite anche a Propagandalive… Ho beccato per pochi secondi la sua esaltazione e lo sguardo spiritato, mentre descriveva L’ORRORE del 7 ottobre, sicuramente origine di tutti i mali.
Indovina se ho battuto il record di velocità nel cambio canale…
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Ricordiamoci di Robertino Benigni ai bei vecchi tempi (quando ancora non aveva conosciuto la mogliera N. Braschi):
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Che mi è sempre sembrata una mezza deficiente e come attrice… uno sfacelo.
Secondo me, lui si è infogato con Dante… per carità, mi piaceva anche, ma poi la Repubblica, la Costituzione… un crescendo.
Si è innamorato dei suoi toni entusiasti, sopra le righe e quella è diventata la sua cifra. Mo’ l’Europa… forse poteva “valere” per l’IDEALE di EU, non certo per questa m3rda inesistente, ma controproducente.
Ed è incredibile che riesca a “controprodurre” senza esistere…
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Anail,
di là i commenti sono chiusi, ma fa lo stesso.
Se fossi stato presente avrei parlato così:
cari Padella & Trav., era meglio titolare il libro con “I nuovi fascisti 2.0”.
Magari ricordando i liberticidi Decreto Sicurezza, l’accentramento di poteri dell’uoma sola al comando, i pestaggi polizieschi di liceali manifestanti, il premierato anticostituzionale prossimo venturo, l’insulto agli estensori del manifesto di Ventotene, le inquietanti dichiarazioni riportate nel libro “Fratelli di chat”, la predilezione della “forza” violenta anche delle armi – genocidio e affondamento di barconi compresi – sulle esigenze sociali… e tanti altri antipatici vizietti, tutti ascritti all’essere ANCORA “fascisti dentro” ma senza più, vivvaddio, l’orbace, le braccia tese (se non di qualcuno) e l’olio di ricino di una volta.
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E’ troppo riduttivo spiegare le giravolte del fu giullare con il motivo economico.
Sotto c’è qualcosa di molto più sinistro, non politicamente, ma ontologicamente parlando, che agisce. Anche a sua insaputa.
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A cosa ti riferisci mdc6276c62afaab? Dicevi in senso lato data la pochezza e meschinità dell’individuo, oppure conosci fatti specifici? Mi hai incuriosita.
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E’ un discorso un po’ complesso, difficile anche da approcciare, vista la pochezza e meschinità intellettuale, appunto, non solo del giullare, ma di moltissimi nostri contemporanei.
E’ proprio in senso letterale che lo intendevo, proprio perché, e non nonostante, abbiamo a che fare con un individuo meschino.
Si è palesata la sua pochezza e meschinità, solo dopo aver fatto liberare Auschwitz dai mmmericanoidi, ma ciò a cui mi riferisco risale a ben prima, quando recitava la parte del fustigatore del potere costituito.
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Amico mio carissimo, ma il centro di produzione che aveva inaugurato mica erano bruscolini, gli è tornato indietro un botto di soldi (in negativo). Senza lilleri non si lallera.
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Ormai non guardo più la TV, men che meno questa coppia di mediocri figuri che manteniamo da troppo tempo. La sola vista di ognuno mi disgusta, vederli insieme e ascoltarli nelle loro solite performances per propalare porcate utili ai loro padroni… figuriamoci! Anche no, grazie!
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