
(di Daniela Ranieri – ilfattoquotidiano.it) – Tutto il giuoco delle parti svoltosi attorno al referendum indetto dalla Cgil per abrogare parti del Jobs Act e concedere la cittadinanza breve agli immigrati è stato paradossale e farsesco. Meloni, che come promesso si è recata al seggio per far perdere tempo agli scrutatori non ritirando le schede, dice che alla luce dei risultati è chiaro che “non c’è alcuna alternativa a questo governo e a questa maggioranza”. Si votava per il governo? Ma niente affatto. Che strano caso: una legge immonda voluta da Renzi e votata dal Pd e che il governo ha l’occasione di emendare (magari stigmatizzando la paraculaggine della “sinistra delle Ztl” e dei “radical chic”) viene rinnegata dal Pd, su input dei sindacati, e difesa dal destrume di governo compresi gli ex operaisti leghisti, che esultano per il mancato quorum molto più di Renzi, di cui quella legge è emanazione diremmo morale e ontologica. (Abbiamo chiesto al gen. Vannacci se Renzi l’ha ringraziato per l’esorbitante campagna che il vicesegretario della Lega ha condotto a favore dell’astensione, manco il Jobs Act fosse una misura della X MAS: ci chiede di fare da tramite).
Naturalmente a Meloni, Salvini, La Russa etc. non importa niente dei lavoratori sfruttati, precari ed esposti alla morte sul luogo di lavoro; ciò che gli interessava era sabotare il quesito sulla cittadinanza agli immigrati. Meloni s’è intestata i pochi No e l’astensione come un referendum plebiscitario sulla sua politica d’immigrazione (consistente nel tradurre qualche povero cristo in Albania e riportarlo in Italia alla modica cifra di 600 e rotti milioni di euro, stando a quanto dice Piantedosi), che niente c’entra con la cittadinanza.
Ma allora, si dirà, Meloni avrebbe potuto invitare a votare 4 Sì e 1 No, non tanto per punire il suo (finto) neo-oppositore Renzi, che peraltro Meloni ha scelto di colpire di più e meglio nei suoi affetti più cari (i soldi che prende dagli Stati extra-Ue), quanto per ripristinare un minimo di dignità del lavoro a fronte degli abusi dei padroncini. In fondo era lei che nel 2015 disse che il Jobs Act era “carta per incartare le pizze” e che non crea posti di lavoro. E qui casca l’asino: Meloni, che ha preso i voti promettendo di restituire la parola al popolo defraudato dai governi tecnici e di colpire le élite parassite, ha invitato all’astensione senza consentire al popolo di esprimersi su una legge neoliberista e tutelando gli interessi dei padroni contro quelli dello stesso popolo che l’ha votata, il quale non è andato a votare perché non crede più nella democrazia e non perché lo ha chiesto la leader, che però è contenta. (In realtà sono tutti contenti: hanno perso i 5Stelle, no?).
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La faccetta da porcellina di successo che ha questa soggetta è veramente disturbante. Del resto si è definita sottocagna e stronza, no? L’ha detto lei. Chi siamo noi per smentirla?
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QUESTA mi sembra un’ottima analisi, bravissima DR!
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Un popolo anestetizzato che non riesce ad esprimere il proprio parere su argomenti che lo riguardano da vicino e nello stesso tempo ad esprimere il proprio disprezzo per una classe politica che con il silenzio dei media ha voluto mortificare boicottando le scelte democratiche del referendum, sembra così schifato da non capire il recinto psicologico in cui certa politica lo ha relegato, alterando la sua volontà così da trasformare senza colpo ferire la democrazia di questo Paese in vera democratura modello Orban.
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Un’ipocrita così spietata che il suo elettorato non può non esserne consapevole…
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Spiegato bene.
quanti fegati stridenti, se i 5s duri e puri smettessero di essere molli ed impuri, e si unissero alla lotta….
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I cittadini non sono cagnolini con il guinzaglio, almeno così dovrebbe essere. Se non si recano alle urne probabilmente avranno le loro buone ragioni . Chi se la prende con loro deve ammettere di non credere nella democrazia che si basa essenzialmente sulla loro partecipazione e sul rispetto del loro verdetto . Ora si dà il caso che quando si sono pronunciati in un modo(acqua e finanziamento pubblico )i partiti hanno fatto orecchio da mercante disubbidendo clamorosamente al loro volere. Con chi ce la vogliamo prendere allora ? Ma tutto si fa finire in una squallida partita dove l’ incoerenza accomuna i contenenti : da una parte chi vuole cancellare la legge che ha fatto e votata e dall’ altra chi di quella legge gode le conseguenze perverse pur essendo contrario per schieramento a chi l’ha messa in atto. Teatrino ? Ma no! Qui siamo alla tragedia.
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