Referendum, alle urne solo un italiano su tre. Landini: “Nulla da festeggiare”. L’affluenza si ferma al 30,58 %: sul lavoro stravincono i sì ma sulla cittadinanza agli stranieri i no al 35%

(di Salvatore Cannavò – ilfattoquotidiano.it) – Come ha chiaramente ammesso Maurizio Landini, segretario della Cgil e promotore dei referendum sul lavoro su cui si è votato domenica e lunedì, “l’obiettivo non è stato raggiunto”. Il quorum infatti, con il 30,58% di affluenza (sul voto in Italia, al momento in cui scriviamo manca il voto estero) è stato ampiamente mancato. Per essere valido, infatti, il referendum avrebbe dovuto superare la soglia del 50%+1 di votanti. Si tratta di circa 15 milioni di elettori, cifra sulla quale sia la Cgil che il centrosinistra si sono soffermati a lungo ieri, e ancora lo faranno, nel tentativo di dimostrare comunque una buona fetta di elettorato che ha seguito le loro indicazioni.
Sui referendum promossi dalla Cgil si oscilla tra l’87,2 e l’88,9% di Sì. Sul referendum per la riduzione dei tempi per la cittadinanza italiana i Sì sono stati invece “solo” il 65,27% contro il 34,73% di No. È probabile che ci sia stata una piccola partecipazione del centrodestra al voto, ma anche che il centrosinistra su questo tema sia abbastanza diviso sul tema dei migranti.
I dati dell’affluenza mostrano una geografia che non sorprende. La Toscana con il 39,09% è quella con l’affluenza più alta e la provincia che ha votato di più è Firenze (46%), seguita dall’Emilia-Romagna (38,10), dal Piemonte (35,20), dalla Liguria (35,08), dalle Marche (32,70) e poi Lazio (31,86) e Umbria (31,21). Infine, la Lombardia con il 30,70% trainata da Milano (35,43%). Per essere referendum sul lavoro, la parte più industrializzata ha dunque risposto meglio di altre zone del Paese. Ma votano di più anche i comuni più grandi, con più laureati e più stranieri secondo un’analisi di Youtrend. Nella zona nera dell’affluenza spicca invece il Trentino-Alto Adige (22,70) seguito da Sicilia (23,10), Calabria (23,82) e poi il Veneto (26,2) e Friuli (27,58). Un mix di sud propenso storicamente all’astensione e regioni di centrodestra a guida leghista.
Il quorum si dovrebbe essere raggiunto solo in 28 comuni 11 dei quali votavano anche per le comunali. Tra questi Sesto Fiorentino e anche alcune sezioni romane, non in zona Ztl, come la zona di Ponte Mammolo, a piazzale Hegel, dove si supera il 52% dei votanti in una sezione, il 55% in un’altra. Dati che indicano una composizione del voto più popolare del solito e che dovrà essere analizzata meglio nei giorni a venire perché di grande rilievo sociale.
È quello che si accinge a fare la Cgil, promotrice della tornata referendaria. “Non abbiamo raggiunto l’obiettivo, quindi non festeggiamo” ha detto ieri Landini in conferenza stampa aggiungendo però che “contemporaneamente 14 milioni hanno votato, ed è un numero molto importante”. Un numero indicato come “punto di partenza” per proseguire una battaglia che non si esaurisce con il mancato quorum. Landini non specifica con quali strumenti si proseguirà se non indicando una maggiore “coerenza contrattuale” e poi insistendo sulla necessità di “cambiare il sindacato” dando spazio ai nuovi lavori, e immaginando nuove funzioni a livello territoriale per le Camere del lavoro.
Il segretario Cgil non si fa trascinare dal dibattito politico (vedi pagine più avanti) – “non abbiamo chiesto un voto per un partito, ma per cambiare leggi sbagliate” – ma poi insiste sul dato politico complessivo: “Un terzo del paese pensa che le questioni da noi poste meritino risposte. I temi del lavoro vanno rimessi al centro del Paese”. Si è perso, insomma, ma non ci si perde d’animo.