L’ex premier celebra i sondaggi che premiano l’alleanza con i dem e Avs

(di Luca De Carolis – ilfattoquotidiano.it) – Qualcosa è cambiato, per Giuseppe Conte. Abbastanza per spingerlo a essere più unitario e meno autarchico, meno refrattario alla logica di coalizione: progressista, cioè con Pd e Avs, e i centristi di Iv e Azione fuori della porta. Perché certi umori che ha registrato girando per i territori, e soprattutto certi sondaggi che danno i 5Stelle in costante crescita, fanno riflettere l’ex premier. E allora, ecco l’annuncio del suo sì al quesito referendario sulla cittadinanza, “anche se ai nostri elettori lasciamo libertà di coscienza”. Per proseguire con il via libera al sostegno al candidato del centrosinistra a Taranto al ballottaggio del prossimo fine settimana, ma senza apparentamento formale (però l’ultima parola la dirà un’assemblea pubblica, stasera).
Mentre in Toscana, dove sembrava certa la corsa in solitaria dei 5Stelle nelle Regionali in autunno, ora Conte potrebbe provare a tenere in coalizione i suoi, tra mille difficoltà. Infine, sono sempre di più le iniziative parlamentari assieme a quelli che l’avvocato considera gli alleati naturali, Pd e Avs. Compresa quella di oggi pomeriggio davanti a Montecitorio, con i parlamentari del M5S che assieme a dem e rossoverdi terranno una conferenza stampa per denunciare un emendamento del governo Meloni che consente di assumere i ricercatori per periodi molto brevi e senza pagare contributi, malattia e maternità, “favorendo la fuga dei cervelli all’estero” come spiega un comunicato congiunto. Segnali di un Movimento che fa sempre più fronte comune, e di un ex premier che ragiona in termini più larghi. Con la testa alle Regionali, dove in Campania dovrà vincere con il suo candidato, Roberto Fico. Ma con lo sguardo che già si allunga alle Politiche del 2027. Nell’attesa, dice già parecchio la nota con cui sabato scorso Conte ha celebrato il sondaggio Ipsos pubblicato sul Corriere della Sera, che dava il Movimento a un corposo 14,6 per cento. Soprattutto, il cosiddetto campo largo – quello con dentro anche Iv, Azione e Più Europa – sarebbe decisamente favorito con oltre il 49 per cento, a fronte del 43,9 del centrodestra. Ma anche il campo “giallorosso”, con 5Stelle, dem e rossoverdi sarebbe competitivo con il 42,8 per cento.
Un dato che il leader del M5S ha commentato con euforia: “Oggi assieme alle forze politiche con cui siamo più in costante dialogo, Pd e Avs, e con cui ci ritroveremo in piazza il 7 giugno a Roma per dire stop al genocidio a Gaza, siamo quasi alla pari dell’intero centrodestra. Possiamo davvero mettere la freccia rispetto al centrodestra”. Un discorso da aspirante traino del campo progressista. Perché a essere secondo rispetto a Schlein e al suo Pd – a un buon 22,3 per cento, secondo Ipsos – l’ex premier non si rassegnerà mai. Ma una nota sul campo progressista competitivo non la scriveva da un po’. “Il lavoro comune su certi temi, a partire dalla Palestina, funziona” sostengono dal M5S. E così, ecco il Conte che lavora per ridurre certe distanze. Lo dimostra il caso di Taranto, dove sabato scorso l’avvocato è intervenuto in collegamento all’assemblea del Movimento con i cittadini anche per “coprire” politicamente la proposta del coordinatore cittadino Mario Turco: dare indicazione di voto per il candidato del centrosinistra, Piero Bitetti, ma senza alleanza formale. In cambio, il M5S chiede a Bitetti il sì a una serie di punti di programma. “Con la nostra linea rinunciamo a tre seggi in più, al posto di vicesindaco e a due assessorati, perché la coerenza per noi conta molto più delle poltrone” assicura Turco al Fatto.
Ma per Conte andava messo in chiaro da che parte starà il Movimento. Ovvero, per dirla sempre come Turco, “resta fondamentale l’impegno per scongiurare la vittoria del centrodestra”. Da qui, si passa in Toscana. La base era e resta in maggioranza contraria al sostegno alla ricandidatura a presidente del dem Eugenio Giani. Il M5S sperava e spera – come Avs – nel cambio di candidato. Ma per Schlein rimuovere Giani appare complicatissimo. Ergo, per il Movimento andare da solo sarebbe naturale. Però l’avvocato teme ripercussioni sulla corsa di Fico da un no al Pd. E sa che la legge elettorale toscana esige il 5 per cento come soglia per entrare in Consiglio regionale per i partiti che corrono in autonomia, mentre in coalizione basta il 3. Per questo, valuta con attenzione il da farsi. Perché certe volte l’unità può essere quasi obbligata.
Si prende atto del sondaggio IPSOS che da il M5S al 14,6 % ma, come sempre, si da atto che del “corriere delle serve” che è sempre stato ostile, non ci si può fidare.
L’auspicato campo largo comprensivo del veleno “calendrenziano” al 49 e qualcosa per/cento non è fattibile, a meno che questi due velenosi destrorsi non diano ai loro tre elettori l’indicazione di votare per il M5S/PIDDI’/AVS senza avere nulla a pretendere a parte l’augurio di uscire dalla politica.
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