Le truppe di invasione sono tornate ad avanzare a un ritmo di 25 chilometri quadrati al giorno. E non accennano a fermarsi

Il Donbass cade un po’ alla volta. Così si sgretola la difesa ucraina

(di Gianluca Di Feo – repubblica.it) – I segnali che arrivano dal Donbass sono ogni giorno più preoccupanti. Dietro i video che mostrano i soldati russi issare la bandiera nel centro di villaggi rasi al suolo, c’è una situazione che soprattutto nel Donetsk sta diventando estremamente seria. Perché unendo questi punti sulla mappa si configura un lento sgretolamento delle linee di difesa ucraine. È quello che indicano ad esempio la caduta mercoledì del borgo di Zelene Pole e l’aggiramento di Novosilka, che permettono ai fanti di Mosca di raggiungere il confine amministrativo con la regione di Zaporizhzhia.

Le statistiche sostengono che ogni giorno 25 km quadrati di terreno vengano occupati dagli invasori: un ritmo che ha ripreso intensità, tornando ai livelli massimi dello scorso novembre. Dietro questi dati c’è un inferno quotidiano, con 170 assalti che si riversano contro le postazioni dell’esercito di Kiev: una manovra che acquista sempre più energia anche intorno a Sumy, molto più a nord del Donbass, dove si teme l’apertura di un nuovo fronte.

Tutti gli occhi adesso sono puntati su Konstantynivka, una città di 60 mila abitanti che rischia di diventare la chiave del conflitto nel Donetsk. La scorsa settimana i russi sono riusciti a penetrare le linee e creare un varco di quasi 13 chilometri, in cui si sono infilati due reggimenti: una falla che potrebbe compromettere l’intero sistema difensivo di Kiev. I reparti ucraini incaricati di presidiare la zona erano composti da reclute di leva, poco motivate e male addestrate. Solo in un secondo momento sono arrivate unità di marines e parà per arginare l’avanzata.

I generali del Cremlino da fine aprile hanno imbastito un’operazione lungo tre assi, tutti convergenti su Konstantynivka. Due delle punte di questo tridente hanno incontrato una resistenza determinata, scontrandosi con le città-fortezza di Chasiv Yar e Toretsk. Ma la terza offensiva sta avendo successo e minaccia le retrovie in un territorio privo di ostacoli naturali. Non bisogna pensare a una guerra lampo, con rapidi movimenti di tank, ma si tratta comunque di un assalto che prosegue con decisione da giorni e ha impedito finora di allestire nuove barriere.

Questo affondo è solo uno dei tanti che vengono condotti da Mosca, portando avanti una strategia definita di “attrito cumulativo” che vuole logorare le brigate di Kiev su tutti i mille chilometri di linea del fuoco. Nel Donetsk la sommatoria di una moltitudine di micro-attacchi si trasforma in un crescente accerchiamento dei caposaldi ucraini come Toretsk e Pokrovsk, incapaci di reagire per l’insufficienza di truppe. A pesare sono anche le nuove tattiche con cui i russi sfruttano i droni, soprattutto quelli guidati tramite cavi in fibra ottica: ci sono immagini terrificanti dei prati invasi da centinaia di fili lasciati da questi ordigni. Si scagliano sulle retrovie trasformando una fascia di venti chilometri in un killing field: colpiscono i trasferimenti di rinforzi e munizioni, isolando i caposaldi che vengono bombardati dai caccia e poi aggrediti da uno stillicidio di pattuglie di fanti.

Gli ucraini hanno cercato di rispondere organizzando colonne di veicoli corazzati, protette da semoventi contraerei. Ma queste manovre in campo aperto sono state avvistate subito e le file di mezzi hanno subìto perdite notevoli. Così, sempre più spesso, ci sono uomini che portano sulle spalle cibo e proiettili per 10 km prima di raggiungere le trincee da soccorrere: una processione pericolosa, che non può garantire risorse sufficienti per contrastare l’abbondanza dei mezzi russi.

Il dato fondamentale che condiziona ogni battaglia è la differenza nel reclutamento. Mercoledì Zelensky ha dichiarato che i russi arruolano 40-45 mila nuovi soldati ogni mese; gli ucraini arrivano al massimo a 25-27 mila. Altri analisti ridimensionano queste stime: parlano di 30 mila russi e 15 mila ucraini. Ma lo scarto resta simile: Putin può permettersi di sacrificare un numero doppio di militari. È uno degli elementi che lo convincono di poter proseguire l’offensiva per tutta l’estate, puntando all’occupazione completa del Donbass e alla creazione delle “fasce cuscinetto” pronte a soffocare Sumy e Kharkiv.