Negoziati. Il premier all’incontro sull’Olocausto: “Contro di noi menzogne”. L’inviato Usa tratta con Hamas: “Tregua vicina”

(di Alessia Grossi – ilfattoquotidiano.it) – “A Gaza non c’è la carestia di massa. Abbiamo una prova semplice: abbiamo arrestato migliaia e migliaia divisi tra civili e miliziani e li abbiamo fotografati senza maglietta, non ce n’era uno emaciato. Neanche un singolo caso dall’inizio della guerra a oggi. Anzi, si vede esattamente il contrario perché non si fa molto esercizio fisico”. Con queste parole pronunciate martedì alla conferenza dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) il premier israeliano Benjamin Netanyahu – dopo 600 giorni di attacchi alla Striscia di Gaza – ha assicurato che il suo governo non sta affamando i gazawi sopravvissuti alle bombe, accuse che ha derubricato a “menzogna del momento”. A “rispondere” a Netanyahu ci sono video e testimonianze che arrivano, anche se frammentate – a nessun giornalista internazionale è permesso dall’8 ottobre entrare – da Gaza, dove ieri la Gaza Humanitarian foundation (Ghf) – deputata dagli Usa a gestire gli aiuti alla popolazione dopo l’estromissione e il blocco alle Ong e all’Onu da parte del governo Netanyahu, ha chiuso i due hub aperti solo martedì, dopo l’assalto dei civili affamati.

Ghf ieri ha però smentito i feriti a seguito degli spari sui civili in coda martedì sera. “Non sono stati sparati colpi contro la folla palestinese, non ci sono state vittime, nessuno è stato interrogato o arrestato da noi, in quanto non abbiamo l’autorità per farlo”. La fondazione ha dichiarato anche di aver consegnato nella Striscia solo ieri “circa 14.550 scatole di cibo, per un totale di 840.262 pasti”. Dal ministero della Salute di Hamas e da testimoni locali arrivano altri numeri: un civile palestinese sarebbe stato ucciso e 48 feriti dal fuoco dell’Idf al centro di distribuzione. “Ghf prevedeva che il centro di distribuzione potesse subire pressioni a causa della fame e dei blocchi imposti da Hamas, che creano condizioni pericolose all’esterno dei cancelli. Secondo il protocollo stabilito, per un breve momento il team Ghf ha intenzionalmente allentato i protocolli di sicurezza per proteggersi dalle reazioni della folla alla ricezione del cibo”, ha detto la fondazione in un comunicato. “Le operazioni continueranno a estendersi a tutti e quattro i siti, con l’intenzione di costruirne altri in tutta Gaza nelle prossime settimane”, ha aggiunto.

Di Ghf è tornato a vantarsi anche il presidente americano, Donald Trump: “Stiamo gestendo la situazione a Gaza – ha assicurato – e stiamo dando cibo alla gente di Gaza”, ha detto il presidente che al contempo si è detto “non frustrato” dal comportamento di Netanyahu come filtrato invece sui media Usa, soprattutto sul versante iraniano. E mentre su Teheran il tycoon avrebbe insistito con il premier israeliano di non attaccare i siti nucleari come minacciato, a mediare su Gaza sarebbe stato direttamente l’inviato Usa per il Medio Oriente, Steve Witkoff con Hamas. “Credo che siamo sul punto di inviare un nuovo accordo preliminare che, si spera, verrà consegnato più tardi oggi. Il presidente lo esaminerà e ho ottime sensazioni sul fatto che si arriverà a una risoluzione a lungo termine”, ha assicurato in serata Witkoff, confermando di fatto l’annuncio di qualche ora prima di Hamas. “Abbiamo raggiunto un accordo con l’inviato americano sulle linee generali per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza”, avevano scritto in una nota i miliziani spiegando che la bozza prevede che in cambio della tregua il gruppo rilascerà dieci ostaggi israeliani in vita in cambio di detenuti palestinesi e l’Idf si ritirerà completamente dalla Striscia. Nella bozza inoltre, spiega ancora Hamas, è previsto l’ingresso di aiuti umanitari e il trasferimento del potere da Hamas a “un comitato professionale che amministrerà l’enclave palestinese dopo la guerra”. Hamas precisa che, oltre agli ostaggi in vita, consegnerà alle autorità israeliane i corpi di alcuni deceduti, senza indicarne il numero. Il gruppo non indica nemmeno quanti detenuti palestinesi verranno rilasciati dalle carceri israeliane nello scambio. Su Telegram, Hamas ha aggiunto di essere in attesa di una risposta definitiva all’accordo quadro anticipato martedì da Al-Jazeera. A proposito di Hamas, ieri il premier israeliano ha anche rivendicato e confermato l’uccisione di Muhammed Sinwar, fratello dell’ex capo dei miliziani della Striscia, ucciso a ottobre, a sua volta uno dei capi dell’organizzazione.