Carlo Calenda cita furiosamente “quell’articolo di Foreign Affairs” in un profluvio di insulti contro “gli ignoranti che non conoscono l’inglese”. Purtroppo, conoscere l’inglese senza avere […]

(di Alessandro Orsini – ilfattoquotidiano.it) – Carlo Calenda cita furiosamente “quell’articolo di Foreign Affairs” in un profluvio di insulti contro “gli ignoranti che non conoscono l’inglese”. Purtroppo, conoscere l’inglese senza avere studiato la metodologia delle scienze storico-sociali conduce a gravi errori. Paolo Mieli e Tonia Mastrobuoni hanno lo stesso problema di Calenda.
In primo luogo, l’articolo che obnubila Calenda è di Samuel Charap e Sergey Radchenko, The talks that could have ended the war in Ukraine su Foreign Affairs del 16 aprile 2024. Preciso subito che Charap e Radchenko hanno pubblicato un secondo articolo sul tema: Why Peace Talks Fail in Ukraine, 8 maggio 2025, medesima rivista. Gli apologeti di Zelensky affermano che i colloqui della primavera 2022 fallirono perché Putin non volle dare all’Ucraina adeguate garanzie di sicurezza. Peccato che Foreign Affairs abbia scritto che è stato l’Occidente a negare quelle garanzie. Leggiamo ciò che Charap e Radchenko scrivono nell’articolo dell’8 maggio 2025 sui colloqui di Istanbul della primavera 2022: “La mancanza di volontà occidentale di fornire garanzie di sicurezza all’Ucraina ha rappresentato una sfida importante per il raggiungimento di un accordo; rimane un ostacolo. […]. Istanbul ha dimostrato che, quando si è arrivati al dunque, i sostenitori occidentali dell’Ucraina non erano disposti a fornire a Kiev le garanzie che riteneva essenziali per la sua sicurezza”. Nella primavera 2022 – leggiamo su Foreign Affairs del 16 aprile 2024 – gli Stati Uniti si rifiutarono di impegnarsi a entrare in guerra con la Russia nel caso in cui, dopo la pace, Putin avesse attaccato nuovamente l’Ucraina. Foreign Affairs scrive che il 9 aprile 2022 Boris Johnson si recò a Kiev per persuadere Zelensky a non firmare nessun accordo con Putin, secondo quanto riporta il Wall Street Journal nell’articolo del 5 gennaio 2024 di Yaroslav Trofimov, Did Ukraine Miss an Early Chance to Negotiate Peace With Russia?. È stato lo stesso Johnson a raccontarlo. Foreign Affairs lo conferma. Breve: l’Ucraina non ha le garanzie richieste da Zelensky per una decisione di Biden, Draghi, Meloni, Macron, Stoltenberg e dei tanti “amici” dell’Ucraina. Questo è ciò che scrive Foreign Affairs nei due articoli in oggetto.
Per riconoscere questa elementare verità, basta compulsare le dichiarazioni di Zelensky, il quale ha rimproverato la Nato di averlo illuso e tradito. Il 14 giugno 2021 la Nato ha svolto un meeting a Bruxelles, le cui decisioni sono state pubblicate in un documento di 79 paragrafi. Al paragrafo 69 è scritto che l’Ucraina diventerà membro della Nato. I dettagli sono nei miei libri: Ucraina. Critica della politica internazionale (2022) e Ucraina-Palestina. Il terrorismo di Stato nelle relazioni internazionali (2024).
Non è vero che Foreign Affairs ha scritto che Zelensky si ritirò dai colloqui della primavera 2022 perché Putin non gli concedeva garanzie di sicurezza. Gli autori spiegano il ritiro di Zelensky dalle trattative con una messe di ragioni. Una delle più importanti è che Zelensky si persuase di potere sconfiggere la Russia. Charap e Radchenko scrivono: “L’ottimismo di una parte belligerante sulle proprie prospettive sul campo di battaglia può anche indebolire il suo interesse a raggiungere un accordo”. È significativo che questo brano si trovi sia nell’articolo del 16 aprile 2024, sia nell’articolo dell’8 maggio 2025. Che cosa vuol dire questo brano? Vuol dire che la fiducia di Zelensky nella vittoria sulla Russia ridusse la sua propensione a chiudere un accordo. Nella primavera 2022, Zelensky e la Nato commisero l’errore di sottovalutare il potenziale bellico della Russia. Zelensky assicurò che la sua controffensiva avrebbe spazzato via i russi dai territori occupati. Mieli disse di essere certo della sconfitta della Russia. Calenda iniziò a festeggiare la vittoria in un tweet insultante dell’11 novembre 2022. Meloni scommise pubblicamente sulla vittoria dell’Ucraina. Iniziata il 5 giugno 2023, la controffensiva ucraina si è risolta in un disastro. A differenza di Federico Rampini, la cui onestà intellettuale merita una lode, Mieli, Calenda e Mastrobuoni non vogliono ammettere di avere sottovalutato la Russia. E attribuiscono a Foreign Affairs tesi e idee mai pubblicate. Scoppiata la guerra, feci questa previsione sotto forma di proposizione bivariata: “Quanto maggiore sarà il volume di fuoco dell’Ucraina contro la Russia, tanto più grande sarà il volume di fuoco della Russia contro l’Ucraina”. Nella Primavera 2022, dissi: “Attenzione, la Russia sta combattendo con le mani dietro la schiena”. Oggi l’Occidente implora una tregua ai piedi di Putin. Un abbonamento a Foreign Affairs non rende esperti, come Calenda afferma. L’analisi critica dei documenti storici è cosa seria.
Tutti insieme appassionatamente
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sto gruppo di imbevuti da Calenda a Mieli che non capiscono una beata minchia
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Non è vero che il valente fustigatore di “pacifinti”(sigh!) non serva a niente: è servito a insegnare, in un video confezionato ad personam apposta, a insegnare a un Salvini maldestro bevitore antilollobrigidiano di acqua, a fargli ruotare lateralmente il tappo della bottiglietta di acqua onde evitargli di farlo cozzare rovinosamente contro il naso.
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Bravo professor Orsini, una bella laurea in cherry picking non te la leva nessuno…
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“Disse il corvo al merlo come sei nero”
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Considerando che la materia cerebrale di Calenda è mer… err probabilmente la stessa di Loguasto e JD, non mi stupisce minimamente che di quel che leggono capiscono solo quel che gli pare e poi accusano gli altri di faziosità putiniana.
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Ripeto una cosa già detta. Leggete l’articolo in questione per intero, e fatevi una VOSTRA idea, senza entrare nella piccola disputa tra Orsini e Calenda. Disputa inutile e triste almeno quanto le finte invettive del volatile mononeuronico o le vignette con la zucca della vecchia carriola.
https://www.foreignaffairs.com/ukraine/talks-could-have-ended-war-ukraine
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non fare il solito cretinetti
hai dimenticato l’articolo del 08/05 citato da Orsini
Oh, é solo un’idea eh…………..
“Perché i colloqui di pace in Ucraina falliscono”
https://www.foreignaffairs.com/united-states/why-peace-talks-fail-ukraine?check_logged_in=1&utm_medium=promo_email&utm_source=lo_flows&utm_campaign=article_link&utm_term=article_email&utm_content=20250524
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how to post photos on google
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Vedi, io non so tutto come tu scrivevi, però sono uno che si dovumenta prima di scrivere.
E anziché mettere link da cui è possibile leggere a malapena l’introduzione metto i link da dove è possibile leggere tutto.
Si chiama onestà intellettuale che è una cosa ben diversa da un maldestro tentativo di prendere gli altri per il kulo
Why Peace Talks Fail in Ukraine | Foreign Affairs
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La disputa tra un esperto e un “politico” da 4soldi! Detto come lo dici tu, sembrano due che hanno le loro opinioni. Anche mia nonna aveva un’opinione sul DNA, ma non aveva studiato, tanto meno biologia. Lasciamo perdere.
Qualche settimana fa, sentii Jeffrei Sachs che diceva essenzialmente le stesse cose di Orsini. Ovviamente un altro putiniano o uno che disputa con Calenda!
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chi non è stato in Ukrania non può parlare della guerra (cit.)
quindi nessun storico può parlare della guerra di Troia
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lo comunicherei per primo a Mieli e a seguire ..
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Chiamatelo servizio pubblico. L’articolo tradotto per voi. Giusto per uscire dalla piccola faida provinciale Orsini/Calenda. Niente tifo. Solo complessità. Quella vera 👇
Perché i colloqui di pace in Ucraina falliscono
Imparare le giuste lezioni da tre anni di guerra estenuante e negoziati incerti
Samuel Charap e Sergey Radchenko
Sono passati quasi tre mesi da quando il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lanciato un’importante iniziativa per porre fine alla guerra in Ucraina. Gli scambi diplomatici che ne sono seguiti non hanno ancora prodotto risultati significativi. Nel presidente russo Vladimir Putin, Trump si trova di fronte a un avversario astuto ed esperto che spera di sfruttare l’impazienza del presidente americano nei confronti della guerra per costringere l’Ucraina a firmare la rinuncia a ciò che i russi non sono riusciti a ottenere con la forza sul campo di battaglia. Non c’è motivo di pensare che Trump acconsentirà all’elenco di richieste di Putin. Anzi, ha ripetutamente espresso frustrazione per la mancanza di progressi nei colloqui e ha minacciato di ritirarsi, mentre la Russia continua ad avanzare lentamente, centimetro dopo centimetro, in una lunga guerra di logoramento senza una fine in vista.
In mezzo a tutte le recenti proposte e controproposte, minacce e controminacce, riesaminare l’ultimo vero tentativo di porre fine a questa guerra tramite negoziati può aiutare a orientare gli sforzi attuali. Nel 2024, su Foreign Affairs, abbiamo approfondito la storia dei colloqui iniziati nelle prime settimane di guerra e che, entro la fine di marzo 2022, avevano prodotto il cosiddetto Comunicato di Istanbul, un quadro per una soluzione. L’accordo fondamentale di tale quadro avrebbe comportato l’adozione da parte dell’Ucraina di una neutralità permanente, precludendo la sua possibile adesione alla NATO, in cambio di ferree garanzie di sicurezza. Le parti non sono riuscite a finalizzare l’accordo nei mesi successivi e la guerra è ora entrata nel suo quarto anno.
Con i colloqui di nuovo in corso dopo una pausa di tre anni, è un buon momento per riesaminare gli insegnamenti di Istanbul e valutare cosa si può imparare da quel processo per l’attuale sforzo diplomatico. Naturalmente, molto è cambiato nel periodo intermedio, quindi è improbabile che il quadro di Istanbul stesso sia il punto di partenza per gli attuali colloqui. Ma questo tentativo offre insegnamenti più ampi che possono ispirare i negoziati odierni. L’imperativo primario per entrambe le parti in qualsiasi accordo sarà garantire la propria sicurezza a lungo termine. Tutte le parti i cui interessi sono in gioco nei negoziati devono essere presenti al tavolo; se non lo sono, potrebbero minare qualsiasi accordo. La mancanza di volontà occidentale di fornire garanzie di sicurezza all’Ucraina ha rappresentato una sfida importante per il raggiungimento di un accordo; rimane un ostacolo. L’ottimismo di una parte belligerante sulle proprie prospettive sul campo di battaglia può anche indebolire il suo interesse a raggiungere un accordo. E infine, la banale meccanica di un cessate il fuoco non è meno cruciale dell’alta politica di concordare l’ordine postbellico. Se le parti vogliono porre fine a questa sanguinosa e logorante guerra, è necessario che entrambe le cose siano perseguite simultaneamente.
ORIZZONTI LONTANI
Nessun accordo di pace duraturo sarà possibile se non affronta i reciproci timori a lungo termine di Ucraina e Russia. Come hanno fatto a Istanbul nel 2022, entrambe le parti continuano a dare priorità a queste preoccupazioni per la sicurezza nazionale. Altre questioni – come lo status del territorio conteso, l’allentamento delle sanzioni per la Russia e il finanziamento della ricostruzione economica postbellica in Ucraina – sono importanti ma fondamentalmente secondarie. A Istanbul, entrambi i Paesi hanno dato priorità assoluta alla sicurezza postbellica. Il Cremlino ha insistito affinché l’Ucraina rinunciasse all’adesione alla NATO, non ospitasse mai forze straniere o esercitazioni con forze straniere sul suo territorio e accettasse alcuni limiti alle dimensioni e alla struttura delle sue forze armate. Kiev, da parte sua, non voleva limiti restrittivi per le sue forze e si concentrava sull’ottenimento di garanzie di sicurezza dai suoi partner occidentali, e sull’accettazione implicita da parte del Cremlino che queste potenze sarebbero intervenute in difesa dell’Ucraina qualora Mosca avesse nuovamente lanciato un attacco.
Queste future preoccupazioni per la sicurezza rimangono la questione chiave per il momento. Gli ucraini temono che, a meno che non abbiano la capacità di difendersi e le garanzie delle potenze occidentali, qualsiasi accordo di pace apparente non farà altro che preparare il terreno per una futura invasione russa. I russi temono che un’Ucraina ben armata possa tentare di reclamare qualsiasi territorio ucraino ancora occupato da Mosca. E il Cremlino è preoccupato dalla prospettiva – per quanto improbabile possa sembrare ora – di un’eventuale adesione dell’Ucraina alla NATO e dalle implicazioni a lungo termine per la sicurezza di tale sviluppo. Sebbene l’amministrazione Trump escluda l’adesione, ciò offre scarso conforto a Mosca: una futura amministrazione potrebbe invertire la rotta.
Questa attenzione alla garanzia della sicurezza dopo la fine della guerra plasma il comportamento militare e le posizioni negoziali di entrambe le parti. I colloqui in corso devono affrontare queste percezioni di minaccia per massimizzare le possibilità di successo. Al momento, altre questioni, in particolare la questione del controllo territoriale e il riconoscimento delle annessioni illegali della Russia, sembrano aver preso il sopravvento. Versioni trapelate delle proposte di pace degli Stati Uniti, ad esempio, fanno riferimento al fatto che Washington fornisca un “riconoscimento de jure” della Crimea come parte della Russia e un “riconoscimento de facto” degli altri territori occupati dalla Russia. Ma concentrarsi sul territorio distrae dall’agenda primaria della sicurezza. La Russia è riuscita a cavarsela bene senza che nessun paese riconoscesse formalmente la sua occupazione della Crimea dall’annessione del territorio nel marzo 2014, e può sopravvivere perfettamente senza tale riconoscimento in futuro. Ed è inutile dichiarare un “riconoscimento de facto” di altre aree perché il riconoscimento è un atto legale; o è de jure o non lo è. In effetti, indipendentemente da come una parte esterna consideri le proprie rivendicazioni territoriali, è improbabile che né la Russia né l’Ucraina rinuncino al territorio che attualmente detengono. Saranno le realtà della guerra, non quelle del tavolo dei negoziati, a determinare il controllo territoriale. Sebbene il Cremlino non sia contrario a legittimare le proprie conquiste, e gli ucraini sarebbero certamente felici di riconquistare i territori persi a favore della Russia, Istanbul ha dimostrato che lo status dei territori occupati dalla Russia in Ucraina non sarà un elemento così importante nei negoziati come a volte viene fatto credere. In effetti, a Istanbul i colloqui hanno deliberatamente aggirato la questione dei confini e del territorio. Sebbene importante, la questione era e rimane secondaria rispetto alle principali preoccupazioni di sicurezza.
TUTTI SEDUTI AL TAVOLO
Il successo dei negoziati deve includere tutte le parti interessate. Se le azioni di uno Stato sono sul tavolo in una determinata trattativa, quello Stato deve essere presente fin dall’inizio del processo. I sostenitori di Kiev insistono spesso sul fatto che non può essere messo da parte in nessuna risoluzione diplomatica del conflitto. Ripetono lo slogan “Niente sull’Ucraina senza l’Ucraina”. Ma Istanbul ha dimostrato che questo slogan non è esclusivo dell’Ucraina. Infatti, i colloqui di Istanbul hanno escluso le maggiori potenze occidentali – Stati Uniti, Regno Unito, Germania e altri – anche se Russia e Ucraina hanno negoziato questioni relative a questi Paesi e ai loro obblighi.
Funzionari occidentali ci hanno riferito che l’Ucraina non si è consultata con gli Stati Uniti e altri Paesi occidentali fino a dopo l’emissione del Comunicato di Istanbul. Tale esclusione era in gran parte dovuta a motivi di urgenza: le forze russe si trovavano alla periferia di Kiev, quindi i negoziatori non avevano tempo per la diplomazia multilaterale. Ma la mancanza di coinvolgimento occidentale nei colloqui ha reso i funzionari occidentali restii ad accettare il comunicato, indipendentemente dai suoi meriti. Avrebbero potuto dire: “Niente sull’Occidente senza l’Occidente”. In breve, accordi scritti senza la presenza di tutti gli interessati alla loro creazione difficilmente avranno successo. I mediatori di oggi troveranno molto più facile indirizzare la guerra verso i negoziati se tutte le parti, compresi ucraini ed europei, saranno coinvolte fin dal primo giorno.
Ci sono ragioni pratiche per adottare un approccio inclusivo. Se gli Stati Uniti e l’Europa avessero lavorato insieme, anziché in modo discordante come sembrano fare oggi, per raggiungere una pace sostenibile, Putin avrebbe avuto meno margine per quello che Trump ha descritto come “tirarlo a lucido”, ovvero per tenerlo impegnato prolungando i colloqui. Gli europei sarebbero anche meno inclini a intralciare il processo di pace, come hanno fatto, ad esempio, rifiutandosi di discutere la revoca delle sanzioni o truccando i loro piani per inviare truppe di terra in Ucraina.
IMPEGNO, NON KABUKI
Istanbul ha dimostrato che, quando si è arrivati al dunque, i sostenitori occidentali dell’Ucraina non erano disposti a dare a Kiev le garanzie che ritenevano essenziali per la sua sicurezza. In effetti, i governi occidentali hanno preso le distanze dal Comunicato di Istanbul non solo perché non erano coinvolti nei negoziati sottostanti, ma anche perché la garanzia di sicurezza descritta nel documento andava ben oltre ciò che Washington e le capitali alleate erano disposte a fornire. Il quadro di Istanbul avrebbe obbligato gli Stati Uniti e i suoi alleati a difendere l’Ucraina in caso di un nuovo attacco, in termini molto più concreti (inclusa, ad esempio, una clausola sull’imposizione di una no-fly zone) di quelli contenuti nell’Articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico, la clausola di difesa collettiva nella carta della NATO.
A tre anni di distanza, l’avversione al coinvolgimento militare diretto oscura ancora l’approccio occidentale all’Ucraina. È diventato chiaro, ad esempio, che l’amministrazione Trump non è disposta a offrire garanzie di sicurezza. Ma Trump sta solo continuando una politica che ha ereditato – dopotutto, nemmeno l’amministrazione Biden ha fatto un’offerta del genere. Persino gli europei non sono stati disposti a offrire una garanzia di sicurezza esplicita. Le potenze occidentali sono chiaramente riluttanti a intervenire ora, e non è chiaro se sarebbero desiderose di farlo se la Russia dovesse invadere nuovamente dopo un futuro cessate il fuoco. I dibattiti sulla prospettiva di un intervento europeo in Ucraina eludono questa domanda fondamentale, rimasta senza risposta dai tempi di Istanbul. In effetti, le garanzie non richiederebbero necessariamente la presenza di forze occidentali in Ucraina (e in ogni caso è improbabile che la Russia accetti un simile schema). Piuttosto che discutere la possibilità di schierare forze in Ucraina dopo un futuro ipotetico cessate il fuoco, i governi europei dovrebbero rispondere alla domanda di primo piano sulla loro disponibilità a offrire garanzie reali a Kiev. Schierare forze in Ucraina senza garanzie sarebbe un teatrino politico, non un impegno autentico.
IL CALCOLO DEL CAMPO DI BATTAGLIA
Proprio come nel 2022, il calcolo del campo di battaglia incombe sul tavolo dei negoziati. Le concessioni che ciascuna parte farà dipenderanno in ultima analisi da come percepirà i costi della procrastinazione. Se i russi credono che la guerra stia andando bene per loro e che Trump alla fine lascerà l’Ucraina e gli europei a cavarsela da soli, allora porranno maggiore enfasi sull’azione militare. Se il Cremlino concluderà che il fallimento dei colloqui di pace probabilmente offuscherà le sue prospettive di guerra a lungo termine, allora Mosca mostrerà una maggiore propensione a negoziare.
Considerando al momento maggiori probabilità sul campo di battaglia, gli ucraini sono pronti a negoziare. Se, tuttavia, la loro situazione migliorerà, anche loro potrebbero concludere che un’azione militare servirebbe meglio ai loro scopi rispetto a un dialogo con i russi. Questo è, in effetti, ciò che è accaduto dopo Istanbul nel 2022. I colloqui sono falliti in parte perché, dopo la sconfitta dei russi nei pressi di Kiev, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha deciso di poter evitare dolorose concessioni e proseguire sul campo di battaglia. Gli Stati Uniti hanno un ampio potere di influenzare la percezione di entrambe le parti sui pro e i contro dei negoziati. Washington dovrebbe usarlo saggiamente per rendere un esito negoziato più attraente del prolungamento dei combattimenti. Ciò richiederebbe un’attenta calibrazione degli aiuti militari statunitensi per chiarire sia a Mosca che a Kiev che gli Stati Uniti sono impegnati a preservare la sovranità dell’Ucraina e a impedire una vittoria russa, ma non ad assistere l’Ucraina nel ripristino dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale. Gli Stati Uniti dovrebbero anche collaborare con i loro alleati europei affinché condividano gli stessi obiettivi. Inducendo una situazione di stallo, una tale politica renderebbe i colloqui più attraenti del proseguimento dei combattimenti per entrambe le parti.
DUE FRONTI
Per avere successo, i negoziati devono affrontare il processo attraverso il quale i combattimenti giungeranno alla fine, nonché come saranno delineati i contorni dell’ordine di sicurezza del dopoguerra. A Istanbul, nel 2022, i negoziatori ucraini e russi si sono concentrati quasi esclusivamente su quest’ultimo. Con ammirevole ambizione, le parti hanno cercato di superare importanti controversie geopolitiche – la questione dell’allargamento della NATO, il ruolo dell’Ucraina nella sicurezza europea, gli impegni di sicurezza degli Stati Uniti nello spazio post-sovietico e così via – che erano sfuggite al compromesso diplomatico per decenni. Il comunicato taceva sulla questione più banale di come raggiungere una cessazione delle ostilità.
Ma senza un percorso concordato per porre fine ai combattimenti, i colloqui su un accordo sono stati sempre più slegati dalle realtà militari di una guerra in intensificazione. Alla fine, questa scollatura ha reso i negoziati politicamente insostenibili.
All’inizio del suo impegno per porre fine alla guerra quest’anno, Trump sembrava dare priorità esclusivamente a un cessate il fuoco. Come ha affermato dopo lo scontro con Zelensky nello Studio Ovale il 28 febbraio, “Voglio che [la guerra] finisca immediatamente… Voglio un cessate il fuoco adesso”.
Una situazione di stallo renderebbe i colloqui più allettanti per entrambe le parti.
La sua amministrazione ha successivamente chiesto un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni, una posizione che Zelensky ha abbracciato ma che Putin ha respinto. Poi, durante gli incontri con le due parti a Riyadh a marzo, Washington ha spinto per un approccio graduale, puntando a un accordo che vietasse gli attacchi alle infrastrutture energetiche e a un altro che impedisse gli attacchi alle navi civili nel Mar Nero.
Questi accordi non sono mai stati conclusi. Anzi, nelle ultime settimane, l’amministrazione sembra aver abbandonato del tutto i tentativi di raggiungere una cessazione delle ostilità, concentrandosi invece sulla discussione dei termini di un accordo finale. Durante gli incontri a Parigi e poi a Londra ad aprile con i rappresentanti ucraini ed europei, il team statunitense ha presentato un piano di pace articolato su più punti che copre molte delle questioni più controverse, dall’esclusione della candidatura di Kiev alla NATO al riconoscimento da parte degli Stati Uniti dell’annessione della Crimea da parte della Russia. Anche questo tentativo di raggiungere un accordo di massima importanza sembra aver fatto pochi progressi. Nel frattempo, la guerra continua a infuriare. I colloqui di Istanbul, così come le attuali difficoltà di Trump, suggeriscono che saranno necessarie discussioni parallele sia sui meccanismi del cessate il fuoco sia sugli elementi di un accordo politico per giungere a una conclusione su entrambi i fronti. Per progredire in uno di questi due percorsi, Ucraina e Russia dovranno progredire contemporaneamente su entrambi.
UN POSSIBILE DISGELO
I negoziati del 2022 servono a ricordare che Putin e Zelensky sono in grado di accettare concessioni significative. Entrambi si sono guadagnati la reputazione di massimalisti negli ultimi tre anni. Ma Istanbul ha dimostrato di poter essere aperti al tipo di compromessi politicamente rischiosi necessari per la pace.
Nel 2022, Putin era disposto a impegnarsi in un processo diplomatico sullo status della Crimea e a considerare almeno la possibilità che gli Stati Uniti intervenissero in Ucraina in caso di una nuova invasione russa. Ha anche, in particolare, accettato l’ambizione dell’Ucraina di chiedere l’adesione all’Unione Europea. Zelensky, da parte sua, era disposto a rinunciare all’adesione alla NATO, abbracciando la neutralità permanente, e ha persino chiesto apertamente colloqui diretti con Putin per concludere l’accordo.
È quindi poco saggio considerare le loro attuali posizioni pubblicamente dichiarate come conclusioni definitive. Tali posizioni sono spesso solo un’offerta iniziale. Ciascuna parte è naturalmente interessata a creare l’impressione che le proprie posizioni non siano negoziabili. La contrattazione avviene nel processo. Un accordo di pace potrebbe rivelarsi molto difficile, forse impossibile, da raggiungere. Ma, come hanno dimostrato i colloqui del 2022, il fallimento dei negoziati potrebbe preannunciare molti altri anni di guerra.
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Vangelo Lc 6, 39-42: «Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?»
Partiamo da una serie di citazioni scritte nei due articoli menzionati.
Da “The Talks That Could Have Ended the War in Ukraine”
Sul progresso dei negoziati a Istanbul
By the end of March 2022, a series of in-person meetings in Belarus and Turkey and virtual talks had produced what became known as the Istanbul Communiqué, which outlined a framework for a settlement. Ukrainian and Russian negotiators then began working on the text of a treaty, making substantial progress toward a deal. But by May, the talks had collapsed.”
Sulla riluttanza dell’occidente a fornire garanzie all’Ucraina
“Kyiv’s Western partners were reluctant to become involved in a negotiation with Russia, particularly one that would have entailed new commitments to guarantee Ukraine’s security.”
Sull’ottimismo di Zelensky dopo che i russi si ritirarono da Kyev
“With Russia’s failure to encircle Kyiv, Ukrainian President Volodymyr Zelensky became increasingly confident that, with sufficient Western support, Ukraine could win the war on the battlefield.”
Sulle atrocità commesse da russi a Bucha e a Irpin
“Public opinion in Ukraine hardened after the discovery of Russian atrocities in Irpin and Bucha.”
Da “Why Peace Talks Fail in Ukraine” (quello intero postato sopra, ovviamente)
Sulle mancate sicurezze degli occidentali
“The Western unwillingness to provide security guarantees to Ukraine posed a significant challenge to reaching a deal; it remains a hurdle.”
Sulle responsabilità di ENTRAMBI (chiaro Orsini?)
“Optimism on the battlefield by one warring party can also weaken its interest in reaching a settlement.”
By May 2022, the negotiations had lost momentum. The positions of the two sides had hardened. For Kyiv, the atrocities committed by Russian forces hardened public opinion against any deal. For Moscow, the prospect of gaining more through continued fighting became more appealing.”
Optimism about battlefield prospects can dampen interest in negotiation. Ukraine’s successes in the early stages of the war and the hope of continued Western support encouraged Kyiv to keep fighting. Meanwhile, Moscow believed it could achieve more by continuing the war. As a result, both sides lacked the incentive to accept painful compromises.”
Se Orsini critica giustamente la visione unilaterale del conflitto che Calenda & Co. adottano, ancor più inaccettabile risulta la sua stessa unilateralità. L’articolo si presenta come analisi documentata, ma in realtà è un esempio eclatante di lettura selettiva e strumentale delle fonti; quella che in inglese si chiama reverse engineering.
L’autore estrae solo le parti comode a una narrazione ideologica, occultando deliberatamente quei passaggi chiave che riconoscono chiaramente la responsabilità condivisa tra Ucraina e Russia nel fallimento dei negoziati. Sostenere che soltanto Nato o Occidente abbiano negato garanzie di sicurezza è una distorsione grossolana dei fatti.
Charap e Radchenko indicano con chiarezza che il fallimento fu anche dovuto all’ottimismo bellico di Kiev e Mosca, entrambe convinte di poter prevalere in guerra e quindi riluttanti a concedere compromessi dolorosi. Il silenzio su questo punto fondamentale è un chiaro segnale di intenti politici più che di rigore analitico.
Ancora più grave è il tentativo di trasformare la visita di Boris Johnson a Kiev in un sabotaggio deliberato dei negoziati. Un episodio certamente vero rilevante, ma estrapolato e gonfiato a dismisura, ignorando il contesto più ampio e complesso, con il solo scopo di costruire una narrazione complottista che addita l’Occidente come unico colpevole.
Infine, la retorica trionfalistica secondo cui “oggi l’Occidente implora una tregua ai piedi di Putin” non solo è infondata ma travalica il ridicolo, considerando il continuo e massiccio sostegno finanziario, militare e diplomatico che Kiev riceve. Un’affermazione così grossolana tradisce una mancanza di aderenza alla realtà e un evidente pregiudizio.
In definitiva, l’articolo si presenta come un’analisi “seria” ma in realtà è un documento propagandistico che seleziona a tavolino solo ciò che fa comodo all’autore, ignorando completamente ciò che contraddice la sua narrazione. accompagnata da un risentimento personale verso chi dissente da lui, pur avendo anch’essi commesso gravi errori di valutazione.
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Sì, ma senza metterti il like da solo.
Se vuoi te lo metto io, anche se non ho ancora letto, apprezzo il gesto.
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Ah, no… ho letto le ultime frasi e capisco che il tutto aveva il solo scopo di depositare un ulteriore carico di m.
No, grazie.
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Ti ringrazio, il miglior like che mi potresti dare sarebbe quello di riuscire a smentire nel merito o nel metodo, meglio ancora se entrambi, ciò che ho scritto.
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Di che cosa parli? Dicevo a Loquasto.
Perché rispondi TU al posto suo?
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Non so che spiegazione dare; a me è arrivata una mail con la tua osservazione ed ho replicato.
Non avevo modo di vedere che la tua risposta era indirizzata a Loquasto.
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Hai ragione, scusami…🙏🏻 ho controllato: cercando la fine del lunghissimo post di Santo, l’ho saltata, quindi, sbagliando, ho risposto a te! 😖🤭
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Ancora più grave è il tentativo di trasformare la visita di Boris Johnson a Kiev in un sabotaggio deliberato dei negoziati. Un episodio certamente vero rilevante, ma estrapolato e gonfiato a dismisura, ignorando il contesto più ampio e complesso, con il solo scopo di costruire una narrazione complottista che addita l’Occidente come unico colpevole..
Johnson passava lì per caso ovviamente e ovviamente disse a Zele (che era invece stranamente interessato a trattare persino dopo Bucha) di resistere di non accordarsi a nulla ma di continuare a combattere.
Nel mentre, Biden dagli USA dava dell’assassino e criminale a Putin mentre Di Maio lo definiva un animale, ovviamente a nome di Dragula.
Ecco, parli di ‘contesto’ caro Lord Zeppelin?
Eccoti servito il contesto.
Vogliamo parlare della strana espansione ad Est, ovviamente casuale, della NATO oppure di come Biden parlava già nel 1997 di far inca22are la Russia annettendo nella NATO i baltici?
Vogliamo parlicchiare delle rivoluzioni colorate in Ucraina del 2004 e di sangue del 2014, con in piazza gente come McCain e Nuland a confortare i rivoltosi?
Eh no, non ne parliamo.
E’ Orsini che fa il Cherry Picking (e non il REVERSE ENGENEERING, sembri Calenda quando si vanta di sapere l’inglese! Il reverse engeneering è la copiatura di qualche cosa tecnica come quando i sovietici copiarono l’AIM-9B Sidewinder ottenuto dalla Cina nel 1958).
E fu così che sei riuscito a sputtanare più o meno totalmente la tua reputazione, per quel che mi riguarda
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Cosa non si sarebbe potuto fare a Giugno 2022
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Il nuovo articolo cambia qualcosa?
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Cosa è “praticabile” fare ora
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Ah, spè… ma quindi il professor Orsini ci sta spiegando che Carlo-Cacarellando-Calenda non capisca niente poiché non sa l’inglese? 🤔 Ohibò! Avevo capito, dopo anni e anni di TV trash e spettacoli da teatrino itinerante di periferia di falliti, che Carlo-Cacarellando-Calenda non capisse niente, punto! Pfff… 😅😇😁
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No, Cekko, è Cacarellando che attribuisce qualunque pecca o falla alla mancata conoscenza dell’inglese (evidentemente crede di eccellere in tal senso e pensa di aver trovato il tallone d’Achille universale)…
Ha stressato Travaglio in merito durante una memorabile diatriba ad Accordi&disaccordi.
Patetico.
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Orsini se la dev’essere legata al dito perché, durante la stessa trasmissione, Calenda l’ha attaccato in sua assenza, mentre sparava caxxate con Travaglio e Giordano.
A questo proposito ti invio il meraviglioso video della litigata, che, pensa, lo stesso Calenda ha avuto lo stomaco di pubblicare sul suo canale.
Come dice un commento: un suicidio assistito😆🤣😂😆🤣😂
Mi raccomando, non perdertene un fotogramma perché è mitico dall’inizio alla fine.
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Cara Anail, stavo tentando disperatamente di essere spiritoso, chiaramemente senza riuscirvi… 😊 Lo so benissimo che Cacarellando cerchi sempre di uscire vincente laddove invece sia solo una figura patetica e sconfitta, qualunque cosa faccia. Per quello lo prendevo in giro. Tuttavia, non vedo alcun link che mi volevi postare, e son curioso perché non son sicuro di aver mai viso la scena che descrivi. Non ce ne abbia tutta ‘sta voglia, ma tanto vale vedere coi propri occhi scene in cui Cacarellando si mette in difficoltà da solo. È pur sempre un piacere, in fondo. Molto in fondo, ma nondimeno… un piacere. 😅
Se hai occasione di postare il link, lo apro volentieri.
Grazzissime, un bacione,
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Non l’ho inviato? Testa fusa😵🤯🥴
Eccolo:
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Ma si apre? Boh, riprovo…
Solo disaccordi con Marco Travaglio e Mario Giordano – Confronto completo a Accordi & Disaccordi – YouTube https://m.youtube.com/watch?v=j7-xQZBRPkU&pp=0gcJCdgAo7VqN5tD
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👋🏻😘
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Azz, l’avevo visto, ovviamente. Ricordo la scena. Non avevo capito che tu ti stessi riferendo a questa scenetta patetica di Cacarellando. A parte il timbro della sua voce chioccia e quell’aria paternalistica da fallito, quel che mi raccapriccia è il suono delle sue unghie sullo specchio. Quello sì, mi infastidisce a livello epidermico. Cacarellando proprio si impegna, eh? Po’rello. Ma come sempre, non mi preoccupa lui: mi preoccupano i genii che lo stanno ad ascoltare tutti giulivi. Come si dice da queste parti: «Io non ce l’ho con te! Ce l’ho con chi ti manda fuori!» 🤣
Grazie, Anail! 🙏🏼
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Dopo tutto questo spiegone, qualcuno mi dica perché l’ Ucraina ha diritto ad essere difesa dalle forze occidentali, USA, Europa, NATO, senza manco uno straccio di trattato formale che obblighi la NATO ad intervenire, visto che l’ Ucraina non è paese europeo né NATO, mentre altri popoli, tipo i palestinesi, non hanno alcun diritto ad essere difesi, da nessuno! Se la difesa ha motivazioni etiche, valoriali, di diritto umanitario internazionale, dovrebbe valere per tutti….Se invece i motivi sono altri e riguardano la sicurezza nazionale , che ogni paese ha il sacrosanto diritto di ritenere una priorità esiziale, allora questa sicurezza va costruita prima, con accordi che coinvolgano tutti gli attori/protagonisti i cui confini geografici e geopolitici, siano tali da essere ritenuti fondamentali per la sicurezza di ogni singolo paese, e questo richiede un impegno costante e duraturo finalizzato alla prevenzione della guerra! Se la geografia impone che fra Russia ed Europa, ci sia in mezzo l’ Ucraina, il paese diventa un elemento di equilibrio per la sicurezza nazionale della Russia e dei paesi europei vicini, allora è impensabile che possa aspirare a diventare paese NATO o europeo, senza minare quell’ esigenza di sicurezza cui tutti hanno diritto! Dopo decenni di politiche demenziali in controtendenza alla necessità di neutralità dell’ Ucraina , per prevenire il casus belli , ci si è spinti fino alla sua possibile entrata nella NATO, organizzazione militare/bellica, non il club della bocciofila, con le prevedibile conseguenze…..ora dopo 3 anni di guerra, ristabilire un equilibrio e’ difficile, perché nessuno si fida più di nessuno, mentre la sicurezza nazionale rimane l’ elemento prioritario ed esiziale di tutti! E la colpa di questa mancata lungimiranza è dell’ Europa che si è comportata e si comporta come se l’ Ucraina fosse un paese europeo e NATO, quando non lo è, e che per servire gli interessi americani, , non ha costruito sul suo territorio e con suoi vicini, alcun accordo/equilibrio diplomatico, politico ed economico, autonomo, extra militare NATO, atto a garantire la sua sicurezza, indipendenza ed autorevolezza politica : se nasci e cresci servo come pretendi di partecipare ai negoziati per una guerra che avresti potuto e dovuto evitare? La tua politica inesistente e totalmente sostituita dalla Nato, a gestione USA, cede ovviamente il passo alle superpotenze militari che si son fatte la guerra per procura in Ucraina…..loro dovranno accordarsi per farla finire, perché quando scoppia una guerra, il fallimento della politica è certo, e quello politico europeo è il peggiore : un vero aborto ! La lettera ad un’ Europa politicamente mai nata non può che iniziare con : andate tutti a casa, che di danni ne avete già fatti! Occorrono altre menti e levature politiche per gestire una situazione complessa fuori dalla vostra portata!
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Visto che qualcuno ha parlato di Bucha c’è un video interessante di Toni Capozzo che mette in dubbio la ricostruzione ufficiale messa in scena da parte degli ucraini: https://www.youtube.com/watch?v=5UClUGsJTyA
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Ma dove hai vissuto fino adesso fabfour?
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E tu dove continui a vivere, visto che ancora te la bevi?
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Io con i piedi ben piantati nel presente. Fabfour invece tita fuori le indagini del commissario Capuozzo che tanto ci hanno fatto divertire tempo fa. Ruolo che lo stesso Toni avrà ripudiato.
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E tu ne sei stato informato da lui medesimo, immagino.
A proposito… “Io con i piedi ben piantati nel presente.”
Sicuro che si tratti di “presente” e non di “m.”?
Comunque, certo le indagini di uno dei più grandi inviati e giornalisti di guerra NON VENDUTI, avrà fatto DIVERTIRE TE, non certo chi usa la logica e non ingurgita la qualunque.
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