
(di Amy Kazmin e Giuliana Ricozzi – il Financial Times) – La decisione dell’Italia di inasprire le regole sulla cittadinanza per i discendenti degli emigrati all’estero ha scatenato un’ondata di proteste negli Stati Uniti, che ospitano una vasta diaspora italiana. Per lungo tempo, Roma ha consentito a qualsiasi discendente diretto di cittadini italiani vissuti nel Paese a partire dal 1861 di ottenere un passaporto italiano.
Ma il governo di destra guidato da Giorgia Meloni sta restringendo i criteri di idoneità ai soli figli e nipoti di cittadini italiani, dopo un’impennata di domande provenienti dall’America Latina.
Le nuove regole, entrate in vigore a marzo e trasformate in legge martedì, hanno suscitato costernazione oltreoceano, dove alcuni cittadini statunitensi stanno valutando il trasferimento in Europa, soprattutto dopo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.
«Le persone sono molto arrabbiate e frustrate», ha dichiarato l’avvocato Marco Permunian, fondatore di Italian Citizenship Assistance, un’organizzazione che aiuta gli americani a documentare la loro discendenza.
«La comunità italo-americana ha sempre avuto un forte senso di orgoglio per le proprie origini, e molti hanno preso questa decisione sul piano personale», ha aggiunto Permunian. «Molti si stanno preparando a combattere questa legge. Sono molto motivati e non intendono lasciar perdere».
Fonti informate sulla questione hanno riferito che l’amministrazione Trump […] era preoccupata per il numero di latinoamericani che utilizzavano passaporti italiani per entrare negli Stati Uniti senza visto, restando poi nel Paese in modo permanente.
Meloni ha mantenuto rapporti amichevoli con Trump, con il quale condivide una posizione rigida in materia di immigrazione.
Negli Stati Uniti vivono circa tra i 16 e i 20 milioni di italo-americani, i cui antenati emigrarono per lo più tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, quando la comunità rappresentava oltre il 10% della popolazione statunitense. Milioni di altri si trasferirono in America Latina nello stesso periodo.
Roma ha sostenuto che fino a 80 milioni di persone potevano vantare un diritto alla cittadinanza secondo le vecchie regole — più dell’intera popolazione attuale dell’Italia. Il sistema era sovraccarico, con un arretrato di 60.000 domande provenienti dall’estero, secondo le autorità.
Il governo Meloni ha cominciato a inasprire le regole alla fine di marzo, con un decreto d’urgenza che ha modificato con effetto immediato i criteri di idoneità. Il governo ha poi trasformato le regole in legge, approvata definitivamente dal parlamento martedì.
Alcuni parlamentari statunitensi hanno messo in guardia dal fatto che la decisione di Roma «rischia di alienare» decine di migliaia di italo-americani che avevano «investito tempo, sforzi e risorse finanziarie significative» per preparare la domanda di cittadinanza italiana.
«In un momento in cui la relazione transatlantica è sottoposta a nuove pressioni, le voci rassicuranti di 20 milioni di italo-americani rappresentano ponti tra le nostre nazioni», si legge in una lettera firmata dai quattro co-presidenti della Italian American Congressional Delegation.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha difeso la decisione come risposta necessaria all’aumento di cittadini latinoamericani che ottenevano passaporti italiani non per trasferirsi in Italia, ma per viaggiare più facilmente negli Stati Uniti e in Europa.
«La concessione della cittadinanza è una cosa seria», ha dichiarato. «Non deve diventare uno strumento per fare viaggi a Miami o in altri luoghi con un passaporto europeo».
Nell’ultimo decennio, il numero di cittadini italiani residenti all’estero è aumentato del 40%, passando da 4,6 milioni a oltre 6,4 milioni — trainato soprattutto dall’aumento dei doppi cittadini.
Il senatore Marco Lisei, esponente del partito Fratelli d’Italia di Meloni, ha affermato che Roma non aveva altra scelta che riformare regole che venivano abusate da persone con scarso interesse per l’Italia.
«La destra conservatrice ha sempre considerato gli italiani all’estero i migliori ambasciatori dell’Italia… un patrimonio straordinario», ha dichiarato al Financial Times. «Ma poi è emerso un vero e proprio traffico di cittadinanze, che ha costretto il governo a intervenire».
La mossa improvvisa di Roma ha irritato la diaspora italiana negli Stati Uniti, poiché molti si sono accorti che il loro percorso verso una possibile cittadinanza era stato bloccato.
«Un giorno ne hai diritto, il giorno dopo no», ha dichiarato Jacopo Zamboni, socio dirigente della società di consulenza londinese Henley & Partners. «Avrà sicuramente un impatto enorme».
Gruppi come la National Italian American Foundation (NIAF) e gli Italian Sons and Daughters of America hanno fatto pressione per evitare che il decreto d’urgenza diventasse legge permanente.
La NIAF è riuscita a ottenere alcune concessioni: le persone la cui domanda di cittadinanza era in una fase avanzata continueranno ad avere diritto secondo le vecchie regole. Inoltre, Roma sta consentendo alle persone che avevano perso la cittadinanza italiana dopo essere state naturalizzate negli Stati Uniti di riottenere il passaporto italiano.
Fino al 1992, l’Italia non riconosceva la doppia cittadinanza, quindi gli immigrati che si naturalizzavano come cittadini statunitensi dovevano rinunciare a quella italiana. Il governo italiano aveva inizialmente previsto di escludere anche questi doppi cittadini dal diritto al passaporto italiano, ma ha fatto marcia indietro dopo intense pressioni.
Tuttavia, Robert Allegrini, presidente della NIAF, ha affermato che l’associazione è «delusa» dal fatto che i cambiamenti renderanno «ancora più difficile» per i discendenti degli immigrati italiani avanzare richieste di cittadinanza.
togliete il voto agli italiani all’estero che non pagano tasse in Italia
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E magari anche il diritto di rappresentarci in manifestazioni sportive: andassero nella nazionale di Montecarlo.
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Quindi praticamente tutti, meno i pochi che hanno aziende, redditi o proprietá in Italia.
Meglio togliere il voto a tutti quelli che non pagano le tasse, indipendentemente da dove vivono.
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“Nell’ultimo decennio, il numero di cittadini italiani residenti all’estero è aumentato del 40%, passando da 4,6 milioni a oltre 6,4 milioni — trainato soprattutto dall’aumento dei doppi cittadini.” Il Financial Times forse non ha mai sentito parlare dei giovani Italiani costretti dalla gestione dell’economia di quei ” gentiluomini” della finanza internazionale a cercare lavoro all’estero. Lì si sposano e fanno figli che diventano anche cittadini Italiani.
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