“Colloqui entro dieci giorni”. La premier partecipa alle videochiamate dei “Volenterosi” con il presidente degli Stati Uniti. “Considerata la disponibilità della Santa Sede a ospitare gli incontri”. Dubbi dalla Russia

Meloni punta sul Vaticano: “Colloqui entro dieci giorni”

(di Tommaso Ciriaco – repubblica.it) – Due videochiamate in ventiquattro ore. Stavolta con l’Italia. Dopo essere stata platealmente esclusa per almeno una settimana dai contatti multilaterali tra le principali cancellerie occidentali, Giorgia Meloni è ufficialmente tornata a sedere al tavolo delle consultazioni tra Stati Uniti ed Europa. Quelle promosse da Donald Trump ed Emmanuel Macron.

L’ultima telefonata risale a ieri sera. È il presidente americano a chiamare gli alleati, poco dopo il colloquio con Vladimir Putin. Come la sera prima, anche stavolta partecipa Meloni. È febbricitante, fa sapere, tanto da dover annullare la partecipazione al festival delle regioni che l’attendeva oggi a Venezia. Ma in grado di prendere comunque parte alla call internazionale. Palazzo Chigi comunica il senso del vertice quasi in tempo reale. «Si lavora per un immediato avvio dei negoziati tra le parti – c’è scritto nel comunicato ufficiale – che possano condurre il prima possibile ad un cessate il fuoco e costruire le condizioni per una pace giusta e duratura in Ucraina». Ma il passaggio che conta è soprattutto un altro: «È stata considerata positivamente la disponibilità del Santo Padre ad ospitare i colloqui presso il Vaticano. L’Italia è pronta a fare la sua parte per facilitare i contatti e lavorare per la pace». Dell’ipotesi di trattative ospitate dal Pontefice, Meloni aveva già discusso venerdì scorso con Trump. Secondo fonti italiane, sarebbe stata addirittura tra i primi a immaginare questa soluzione. Ora la leader fa un passo in più: si propone come regista dell’organizzazione del summit, al fianco del Vaticano, visto che la logistica coinvolgerebbe l’Italia. L’idea è di avviare i negoziati entro dieci giorni al massimo. Così concordano gli alleati al telefono. Resta però uno scoglio, almeno secondo quanto trapela: alcune resistenze russe su cui lavoreranno Washington e la diplomazia vaticana.

Lo scenario porta con sé anche un’altra possibile conseguenza: in nome di una possibile tregua, l’Italia non darebbe seguito al mandato di cattura emesso dalla Corte penale internazionale nei confronti di Putin. Questo nel caso in cui – al momento tutto da dimostrare e comunque non scontato – lo zar volesse prendere parte personalmente ai colloqui. Nei giorni scorsi, d’altra parte, era già emerso che il ministero della Giustizia non aveva trasmesso quell’atto della Cpi alla Procura generale di Roma, rendendo, nei fatti, non eseguibile l’arresto («Ma saremmo sempre in tempo a farlo», avevano precisato da via Arenula).

Immaginare colloqui a Roma diventa per la premier un’opportunità da non trascurare. E per certi versi insperata: la Capitale diventerebbe crocevia della diplomazia internazionale. Una circostanza che aiuta a inquadrare meglio anche i recenti contatti con Trump per riportare l’Italia al tavolo delle consultazioni tra la Casa Bianca e i “Volenterosi”. Che Washington abbia avuto un ruolo, d’altra parte, lo chiarisce anche il portavoce del Cancelliere tedesco Friedrich Merz, al mattino, comunicando la partecipazione della presidente del Consiglio alla call con il tycoon: «Il format di ieri è stato auspicato dagli americani e rispecchia anche il fatto che Meloni ha un rapporto molto buono con il presidente Usa e può far valere la sua influenza».

La palla, adesso, torna a Putin. E non è per nulla scontato che la Russia dia seguito alle richieste di Washington. Forse anche per questo Meloni continua a battere su un punto: «L’Italia – scrive – esprime apprezzamento per la disponibilità dimostrata ancora una volta dall’Ucraina e reitera l’auspicio che Mosca si impegni seriamente in un negoziato che conduca alla pace»