Ieri il Corriere si è accorto che a Gaza c’è un problema, anche se l’editorialista che se ne occupa, Goffredo Buccini, ammette di far fatica a trovare le parole perché […]

(di Daniela Ranieri – ilfattoquotidiano.it) – Ieri il Corriere si è accorto che a Gaza c’è un problema, anche se l’editorialista che se ne occupa, Goffredo Buccini, ammette di far fatica a trovare le parole perché “definirebbero un confine etico” e qui, cioè a Gaza, “male e bene sono intrecciati”. Basta guardare le immagini scattate dai pochi reporter superstiti (tra gli oltre 200 giornalisti ammazzati dall’esercito israeliano), per rendersi conto che nella Striscia il confine tra bene e male è molto sfumato: bambini bruciati vivi, fatti a pezzi dalle esplosioni, morti di fame, svenuti negli ospedali da campo, impallinati in testa o al cuore dai soldati dell’Idf in quella che è chiaramente una “guerra” alla pari tra forze equivalenti. Difficile schierarsi. Tuttavia, è anche difficile mettere a tacere la “battaglia” interiore, quella “combattuta in questi 19 mesi, dall’infame pogrom del 7 ottobre 2023 in terra d’Israele sino alla carestia annunciata, protratta e forse programmata nella Striscia di Gaza”. Si badi bene: “forse”. Perché non bastano le dichiarazioni esplicite di un governo di sadici assassini, convinti che massacrando e affamando donne e bambini (“animali umani” secondo l’ex ministro della Difesa Gallant) Israele stia applicando alla lettera l’Antico Testamento e facilitando la venuta del Messia; non basta l’annuncio di Netanyahu di voler procedere all’occupazione finale di Gaza e alla deportazione dei sopravvissuti, scelta che Buccini trova “indigesta”, ciò che fa di Israele una democrazia sì unica, ma “ammaccata” (è una questione di forma, insomma, di etichetta: sembra di essere tornati all’epoca dei Dpcm di Conte, “vulnus alla democrazia” per i giornali padronali).
La spina dorsale morale, dicevamo. Non basta continuare a chiamarla “guerra”, come ci fossero due eserciti in campo; si può anche, come fa Buccini, attribuire a Hamas non solo la acclarata responsabilità dell’eccidio del 7 ottobre (1194 israeliani uccisi), ma anche la colpa di riversare sul più forte il “carico della scelta etica… il fardello di esodi di massa che troppo ricordano le deportazioni. Il senso di colpa. La contraddizione insanabile”: povere stelle! Non vedete quanto Netanyahu sia dilaniato dal senso di colpa? Però forse il mondo sta chiedendo “l’impossibile” all’esercito di Gerusalemme (testuale): “Preservare l’umanità anche per conto d’un nemico che per 19 mesi ha seviziato nei tunnel di Gaza 250 israeliani catturati; ricordare ogni giorno il rigido codice etico dell’Idf e i dettami stessi del Talmud”. Giusto: l’inetta Europa, che peraltro non fa un fiato di fronte allo sterminio, non potrebbe assolvere moralmente l’esercito, che – eticamente irreprensibile – si prende sulle spalle il fardello di sembrare uguale all’esercito nazista, visto che di condannare Netanyahu, su cui pende un mandato di cattura internazionale, non se ne parla proprio?
Se continuiamo a giudicare l’Idf così duramente va a finire che “isoliamo” Israele, come paventò l’ambasciata israeliana presso la Santa Sede dando in sostanza dell’antisemita a Papa Francesco che aveva denunciato la carneficina; non vorremo mica rovinare i rapporti idilliaci del complesso militare-industriale israelo-americano, di cui siamo maggiordomi con tutto il nostro establishment politico e mediatico! Così, mentre l’Alto commissario dell’Onu per i Diritti umani Turk denuncia che il nuovo piano di Israele per annientare Gaza “accresce le preoccupazioni” circa la capacità dei palestinesi di continuare a vivere nel territorio “come gruppo”, cioè la probabilità che Israele stia perpetrando un genocidio, il Corriere solleva appena un sopracciglio, perché se fino a 40-50 mila morti la coscienza non rimordeva nelle redazioni, a 70 mila (almeno), davanti a un nuovo piano di sterminio organizzato, anche gli stomaci più dotati di pelo cominciano a brontolare (potrebbe tornare utile, in caso di necessità, rispolverare la capziosità rivoltante dei negazionisti).
(potrebbe tornare utile, in caso di necessità, rispolverare la capziosità rivoltante dei negazionisti)
Pare quasi che la Ranieri conosca Jonny Dio.
Che a questo punto, nel migliore (per lui) dei casi, lo valuto un provocatore della DIGOS. Altrimenti non si spiega dopo l’ultimo, disgustoso post che ha messo qui su IS.
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Curiosando un po’ si scoprono fatti interessanti che riguardano gli strumenti messi in campo dal nostro alleato d’oltreoceano per convincere anche** le province imperiali controllate che i metodi (generico) Usa sono meritevoli di adottabilità. Varie agenzie sono nate e/o confluite in altri nuovi “uffici”, tutti adatti allo scopo.
**oltre ad addomesticare la popolazione Usa, magari sulle buone cause per intervenire in una guerra, o per mettere in buona luce un alleato momentaneo, fin dal 1917, anno di nascita del CPI (con E. Bernays presente). Ma sono i decenni successivi che offrono il meglio..vere delizie per appassionati!
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Dunque, vediamo un attimo ..
C’è gente che ha paura a parlare, spaventata dal tritacarne mediatico che si può mettere in moto per zittire le voci scomode; e poi c’è la tragica classifica sulla libertà di stampa che vede il nostro paese retrocesso di tre posizioni e finito alla 49^. Naturalmente i conducenti dei vari contenitori (passano a tutte le ore) per cervelli all’ ammasso si guardano bene dall’ affrontare il tema: dovrebbero indagare su loro stessi!!
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Confronto tra aviazioni: Pakistan vs India.
Oltre 700 aerei indiani vs 400+ pakistani.
Notare quanto siano diffusi oramai i radar AESA. Ce li hanno oramai quasi tutti i velivoli operativi, fino a circa 20 anni fa erano basicamente fantascienza. Adesso persino i missili PL-15 hanno un radar di ricerca AESA.
(AESA = radar a scansione elettronica a moduli attivi, Active Electronic Scanning Antenna)
Adesso sapete quanti sono i Sukhoi Su-30MKI indiani?
E i Rafale chi ce li ha?
E i JF-17 di chi sono?
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Sturmtruppen
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Ieri hanno tirato due missili su un mercato, sembra volessero ammazzare un giornalista, che è morto. Era padre da poche ore. Quando un missile colpisce un luogo aperto non crollano tonnellate di cemento a coprire tutto, i morti restano dov’erano subito prima dell’esplosione, però rossi di sangue e in pose sgraziate. Qualche decina di morti, più un tot di feriti alcuni dei quali era forse meglio se fossero morti. C’era una coppia giovane col figlio, il ragazzino che vendeva il tè con una bella brocca bianca di porcellana, un ragazzo seduto sulla sedia che di spalle sembrava guardasse desolato lo spettacolo ma da davanti … c’era un ragazzo che passava evidentemente stava passando con la moto, alcuni seduti ai tavoli di un ristorantino, coi pezzi di pizza ancora nel piatto. Tutti terroristi immagino, tutti pericolosi per Israele che si deve pur difendere in qualche modo …
Oggi invece ho visto due o tre video su una scuola bombardata di fresco, anche lì decine di morti, anche lì molti bambini e bambine, tutti col tipico colore grigio del dopobomba.
Noto che ultimamente qualcuno comincia timidamente ad ammettere che forse la situazione andrebbe risolta, magari fermata, e che israele sta leggermente esagerando, anche se non è colpa sua. Immagino che sia sull’onda delle proteste crescenti in tutto il mondo (anche se vedo diversi video di europei o statunitensi arrestati e picchiati solo per il fatto di protestare o di sventolaer, non sia mai, la bandiera palestinese). E immagino sia dovuto al fatto che una persona normale, se vede anche solo uno di questi video che escono a decine ogni giorno, non possa più riuscire a infischiarsene. Il trucco è non guardarli. Io ogni tanto ne giro qualcuno a conoscenti, giusto per non farli dimenticare.
Sul sito palestinese dove trovo i video (Eye on Palestine 2, su telegram) oggi c’era anche il video di uno del movimento 5 stelle che protestava in parlamento, con sotto la spiegazione in inglese e in arabo.
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Ma dai, non avvelenarti il sangue.
E’ evidente che tutto questo accade perché Hamas non si decide a restituire senza condizioni tutti gli ostaggi.
Non hai letto Gionniddio quel che dice al riguardo?
E’ ovvio che abbia ragione lui e torto chi pensa che i nazisti a sei punte hanno pianificato tutto e hanno usato ogni scusa per portare avanti la strage.
Gionniddio ha persino scritto che:
Che bel dibattito – infosannio
Le condizioni le detta sempre il vincitore, non solamente quando il vincitore è Putin, ed Hamas in questo momento non è nella posizione di dettare alcunché.
AH, la democrazia del PD spiegata da JD.
Se il problema di Hamas è quello di non riuscire a vendersi abbastanza cara la pelle degli ostaggi, questo non diminuisce di un millimetro le sue responsabilità.
Quello che ha da dire una manciata di persone emotivamente coinvolte è irrilevante (sarebbero i parenti degli ostaggi arrabbiati con Bibi e amici, ovviamente loro non devono parlare perché troppo coinvolti, mica come il criminale genocida e i suoi, che invece ragionano a mente fredda).
Capito, pensiamo a che % di itagliani ragionano come JD.
Gramsci diceva ‘odio gli indifferenti’.
Chissà i complici.
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