Senato. Al “premier time”, Giorgia spiega i prossimi investimenti sulle armi: “La libertà ha un prezzo”. Lei e Tajani zitti su Israele

(di Giacomo Salvini – ilfattoquotidiano.it) – Sorride, Giorgia Meloni. Amaramente. Imbarazzata. Nessuno glielo chiede esplicitamente nelle dieci interrogazioni al Senato, ma quando il capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, Peppe De Cristofaro, la incalza sul silenzio sul piano di invasione di Bibi Netanyahu a Gaza e sulla sua “subalternità” al presidente americano Donald Trump, la premier parla. Fuori microfono, si capisce solo il labiale. Ma non prende le distanze dal premier israeliano: “Lo abbiamo detto, lo abbiamo detto…”. Non risulta. Tutti i leader europei lo hanno fatto, lei no. Né autonomamente, né al Senato. Resta solo il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha riproposto la tesi dei “due popoli e due Stati” e di sostenere “il piano egiziano” per la popolazione civile. Le uniche parole della premier sono queste: “C’è un piano di ricostruzione credibile che comprende i due Stati”. Nel salone Garibaldi del Senato, però, Tajani non va oltre parlando coi cronisti. Meloni non ha parlato di Netanyahu, però. “Ma come no? Lo ha fatto…”. No, ministro. “Riprendete il video integrale”. Non c’è. “Sosteniamo il piano dei paesi arabi…”, continua il titolare della Farnesina. Ma perché non prendete le distanze da Netanyahu? Silenzio, Tajani entra in aula.
Il resto del premier time – a un anno e mezzo dall’ultima volta – continua con le opposizioni che la incalzano su riforme, economia e politica estera e la maggioranza che la riempie di elogi, come da copione. Il primo annuncio arriva dopo la domanda del senatore di Azione Carlo Calenda, che usa toni da esponente di maggioranza chiedendole cosa vuole fare il governo sulle spese per la Difesa. La premier ribadisce un annuncio già fatto alla Casa Bianca, stavolta anche in Parlamento: in quanto “patriota”, Meloni annuncia che l’Italia nel 2025 arriverà al 2% per la Difesa rispetto al Pil. “La libertà ha un prezzo”, spiega Meloni. Non chiarisce se l’Italia farà investimenti per altri 10 miliardi o, come vuole il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, saranno contabilizzate diversamente alcune attuali spese come la Guardia di Finanza, la Capitaneria di porto, il meteo e le pensioni dell’esercito. A ogni modo, resta il problema per il governo perché ieri la Nato ha annunciato che al prossimo vertice dell’Aia di fine giugno si chiederà il raggiungimento del 5%: 3,5% della spesa classica per la Difesa e 1,5 per la cybersicurezza.
Il premier time procede abbastanza stanco e si accende solo quando interviene il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. Quest’ultimo le rinfaccia di aver cambiato idea su tutto: privatizzazioni, riforme e legge elettorale definendola “principessa di incoerenza”. Lei replica stizzita spiegando di “non aver capito la domanda” ma si dice d’accordo solo sulle preferenze dando quindi una prima indicazione sulla prossima legge elettorale mentre sulle riforme “spetta al Parlamento”. Poche ore prima, parlando coi cronisti alla buvette del Senato, la ministra Maria Elisabetta Alberti Casellati aveva detto che “si rallenta sul premierato, la riforma si approverà a fine legislatura e il referendum nel 2027”. Sulle dimissioni in caso di sconfitta referendaria Meloni replica a Renzi: “Non farò mai ciò che ha fatto lei…”. Gazzarra in aula, coi senatori di FdI che insultano il senatore di Italia Viva, La Russa che lo richiama all’ordine e Renzi che conclude ricordando la preferenza (era il 2015) di Meloni per Putin rispetto a Mattarella. La premier sorride amara, chiede ai senatori meloniani di “stare bboni”. Renzi conclude: “Siete nervosi e preoccupati”.
Anche il capogruppo del M5S Stefano Patuanelli la accusa di fare “supercazzole”, ma la premier non si scompone, mentre Giuseppe Conte si presenta sulle tribune di Palazzo Madama e dopo la accuserà di mentire agli italiani. Meloni, su richiesta di FdI, si vanta anche dei risultati dei centri in Albania spiegando che è stato rimpatriato il 25%, cioè 56 elencando i reati di cui si sono macchiati. “C’è qualcuno che vuole tenerli in Italia e non vuole che li rimpatriamo”, accusa i giudici. Infine un passaggio anche su Trump: “Non siamo subalterni, ma leali”.
L’ho ddettou, l’ho ddettou…..
(SLAP! Merluzzo sul bancone)
Ve l’ho ddettou che l’ho ddettou…..
(SLAP! ‘Naltro merluzzo)
L’ho ddettou, io l’ho ddettou…..
SLAP! SLAP! SLAP! 😄
"Mi piace""Mi piace"
Resta solo il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha riproposto la tesi dei “due popoli e due Stati” e di sostenere “il piano egiziano” per la popolazione civile. Le uniche parole della premier sono queste: “C’è un piano di ricostruzione credibile che comprende i due Stati”
Lo stato d’Israele (quello che vuole il nazista dell’Illinois a sei punte)
E lo stato ETILICO (quello in cui Taiani sembra precipitato).
"Mi piace""Mi piace"