Nel testo che dovrebbe dare corpo al “nuovo slancio franco-tedesco per l’Europa” di Emmanuel Macron e Friedrich Merz non c’è stato spazio per una sola parola su Gaza.

(di Tomaso Montanari – ilfattoquotidiano.it) – Nel testo che dovrebbe dare corpo al “nuovo slancio franco-tedesco per l’Europa” di Emmanuel Macron e Friedrich Merz non c’è stato spazio per una sola parola su Gaza. Ma nessuna Europa è possibile senza riconoscere che l’abominevole distruzione di questa grande città storica del Mediterraneo è perpetrata da uno Stato, Israele, che dell’Europa è uno stretto alleato. Non vale dunque dire che siamo impotenti verso un nemico esterno: potremmo invece fare di tutto. Potremmo, e dovremmo. E se i governi d’Europa, a partire dal nostro, tacciono – rendendosi così sempre più complici di una atrocità che ogni giorno appare sempre più un genocidio, una soluzione finale per il popolo palestinese –, noi cittadini e cittadine d’Europa dobbiamo prendere la parola in prima persona.

Per questo, un gruppo di persone (Paola Caridi, Micaela Frulli, Giuseppe Mazza, Evelina Santangelo e chi scrive) ha preso l’iniziativa, subito largamente condivisa, di dedicare il giorno dell’Europa, domani 9 maggio, a quello che abbiamo chiamato l’Ultimo giorno di Gaza. Un’immagine estrema: che gli eventi delle ultime ore rischiano di fare diventare letteralmente vera. Non una singola manifestazione con un palco, una regia, degli oratori: ma una rete aperta a tutte e tutti, sia a chi vuole organizzare qualcosa nello spazio reale (e l’elenco si infittisce ogni momento), sia a chi vuole dire qualsiasi cosa sui propri account social. Tutto unito dall’hashtag #ultimogiornodigaza, o #gazalastday. Naturalmente è solo un sussurro, è poco, è il minimo: ma è l’inizio d’un percorso dal basso per rompere il silenzio colpevole che ci fa complici d’un governo criminale. A noi, cittadini di Stati alleati con Israele, verrà chiesto conto di Gaza, della sua morte. Prendiamo la parola, prima che sia davvero troppo tardi.