Nell’adagio finale della Sinfonia degli addii di Franz Joseph Haydn i musicisti a turno smettono di suonare, spengono la candela del loro leggio, lasciano la sala. Con la scomparsa […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – Nell’adagio finale della Sinfonia degli addii di Franz Joseph Haydn i musicisti a turno smettono di suonare, spengono la candela del loro leggio, lasciano la sala. Con la scomparsa di Papa Francesco sono davvero poche le fiammelle che illuminano la scena e ci indicano la strada nel buio. Ecco perché c’è un bagliore nella voce di Liliana Segre che dice di provare “una profonda repulsione verso il governo di Benjamin Netanyahu e verso la destra estremista, al potere oggi in Israele”. Così come netta e implacabile è l’immagine che la senatrice a vita proietta nella nostra coscienza civile nel descrivere due popoli, l’israeliano e il palestinese “in trappola, incapaci di liberarsi da una sorta di condanna a odiarsi e a combattersi a vicenda”. Poiché “ entrambi guidati dalle componenti peggiori delle rispettive classi dirigenti”, tanto da dare l’impressione “di avere bisogno l’una dell’altra per restare in piedi”. Non c’è e non può esserci equivalenza tra un esecutivo democraticamente eletto e il gruppo terroristico responsabile dell’orrore del 7 ottobre nelle parole di Liliana Segre (tratte dal suo nuovo libro Non posso non voglio tacere. Riflessioni di una donna di pace, a cura della giornalista del Corriere Alessia Rastelli). Purtuttavia il coraggio di questo grande personaggio che si assume la responsabilità di espressioni così forti contribuisce a dare del Parlamento europeo, e delle classi dirigenti ivi allocate, un’immagine desolante di viltà. A Strasburgo non si vuole parlare di Israele: neppure dopo l’attacco massiccio a Gaza annunciato da Netanyahu. Quale fiducia si può avere in un consesso che tace e che rinuncia a rappresentare la volontà dei popoli europei, profondamente indignati messi di fronte alla volontà di calpestare i diritti umani e di proseguire la strage di bambini nelle zone occupate dall’esercito israeliano? Perché non sentiamo i nostri professionisti (tv) del piagnisteo (che ogni sera si stracciano le vesti davanti all’avanzata della destra estremista in Germania come in Romania) esprimersi con gli stessi accenti di Liliana Segre? Forse perché, oggi, soltanto la sua autorità morale può permettersi di proclamare quella “profonda repulsione” per Netanyahu che da nessun’altra grande Capitale europea (Roma compresa) abbiamo ascoltato? Sfidando i peggiori insulti che le sono piovuti addosso dalla infamia social, e non solo. Dio ce la conservi questa donna che mantiene accesa, quasi in solitudine, una fiammella di coraggio, di umanità.
LILIANA SEGRE TI VOGLIAMO BENE!!!
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Pubble sulla crisi di Gaza:
Se si vuole parlare di coraggio, forse è meglio parlare di una ragazza che non ha la scorta, non è onorevole e non ha vitalizi.
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Ma caro Padellaro ma di che coraggio parla? Dove lo ha intravisto? Forse per l’ uscita del libro …….
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Padellaro a ripreso a bere .
sullo stesso giornale su cui scrive lui e di cui è stato direttore , oggi c’è un articolo di Moni Ovadia che dice cose completamente diverse. Per non parlare di un’ altra inserzionista di primo livello: Basile, che ha un “contenzioso” con la Segre che dura da tempo dovuto al semplice fatto ,che la senatrice può criticare quanto vuole Netanyahu, ma poi gli altri non devono permettersi di parlare di genocidio a Gaza o di sostituzione etnica altrimenti di si parla di antisemitismo. Quindi il premier israeliano odiatissimo quanto si vuole ma può continuare a fare il lavoro sporco e dopo di accetterà il fatto compiuto.
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Non credo che ci sia alcuna coscienza civile nel descrivere i due popoli, israeliano e palestinese, “ in trappola, incapaci di liberarsi da una sorta di condanna……” ma piuttosto il solito alibi della fatalità, come se la condizione palestinese fino al genocidio, evidentemente innominabile, fosse colpa del fato, e non di protagonisti e complici, che hanno preferito l’ indifferenza! Allora occorre ricordare altre parole coraggiose, altre riflessioni ed espressioni forti, che ben spiegano come l’ inimmaginabile possa accadere e per le stesse dinamiche……
“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani.
Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.
Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia.
E’ la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E’ la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all’intelligenza e la strozza.
Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo.
Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell’ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente.
E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile.
Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch’io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti perchè mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.” Antonio Gramsci
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Padellaro, che ti sei fumato? Ormai pure tu non ragioni. Ti sei perso qualcosa? Per esempio le esternazioni di questa tipa che da mesi straparla e difende l’assassino che sgoverna Israele. Ha negato che ci fosse in atto un genocidio.
Proprio sul tuo giornale l’ambasciatrice Elena Basile ha scritto articoli per i quali è stata querelata dalla cosiddetta senatrice che si becca per il suo far niente quasi 300.000 euro l’anno.
Apprendo adesso che costei ha scritto un libro (e te pareva!) e quindi con un improponibile dietro front ha cambiato musica e dice che le fa schifo il nettamiau… ma per favore!
E tu, padella che fai? Le fai i complimenti, la chiami donna di pace (de che?) che si assume la grande responsabilità di andare contro un pazzo assassino che sarebbe da mandare ai lavori forzati.
Negli ultimi tempi faccio fatica a leggere i tuoi pezzetti, oggi mi hai provocato solo disgusto per la piaggeria che gronda da ogni tua parola.
Mi spiace ma sono schifata!
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