La Rai di destra senza idee prende la strada facile del trash. L’ultima tentazione è arruolare Barbara D’Urso. De Girolamo punta alla domenica pomeriggio. E Insegno scalda i motori per l’estate

(di Giovanna Vitale – repubblica.it) – Per combattere la crisi degli ascolti, non resta che rifugiarsi nel trash. Lo aveva già intuito Caterina Balivo che, a inizio stagione, per evitare di finire impallinata come altri colleghi sponsorizzati almeno quanto lei, ha deciso di arruolare fra gli autori de La volta buona Ivan Roncalli, storico braccio destro di Barbara d’Urso su Canale 5.
Una sterzata pop (eufemismo) che pare aver portato bene: questioni di cuore e tradimenti, interviste ad ospiti vip e zero politica, oltre a giochi telefonici, che tengono alto lo share e trasformano la Rai nella brutta copia di Mediaset. Spingendola a seguire la strada della tv spazzatura per scongiurare il crollo degli spettatori che ha colpito duro anche quest’anno programmi e persino conduttori blasonati come Carlo Conti, obbligato a chiudere in anticipo la perdibilissima Ne vedremo delle belle, game show per attempate stelle cadenti sulla rete ammiraglia. E non è neppure l’unico. Binario2, che il direttore del Daytime Angelo Mellone aveva piazzato nella mattina di Rai2 rimasta orfana di Fiorello, è durato appena due mesi. L’ex Iena Antonino Monteleone, folgorato sulla via di FdI, dopo sole cinque puntate ha dovuto rinunciare al talk nella prima serata di giovedì: spostato in seconda, Linea di confine — virato dall’attualità ai casi irrisolti — era partito al 5, ma ora galleggia intorno al 3%.
E così, se sembra ormai tramontata l’ipotesi di sostituire Mara Venier a Domenica In con la barbarica Carmelita D’Urso, licenziata in tronco da Pier Silvio Berlusconi per ripulire i palinsesti del Biscione ma appetita da Viale Mazzini che da due anni prova a riportarla sul piccolo schermo, incontrando però il muro di Forza Italia, la battaglia infuria sul prosieguo. Nunzia De Girolamo, grazie alla sponda del presidente leghista (ad interim) Antonio Marano, avrebbe infatti puntato lo spazio della domenica pomeriggio coperto da Francesca Fialdini con Da noi.. a ruota libera. È proprio lì che l’ex ministra dell’Agricoltura vorrebbe traslocare il suo Ciao Maschio, attualmente in onda sabato notte su Rai1, anche se in azienda tanti nutrono dubbi, ritenendolo poco adatto a un pubblico composto in prevalenza da anziani e famiglie.
Di sicuro per De Girolamo, sposata con il dem Francesco Boccia, suonerebbe come una promozione dopo il flop del talk show Avanti popolo. L’alternativa sarebbe sostituire Emma D’Aquino al sabato pomeriggio, destinata a chiudere i battenti per scarsa audience: esattamente la ragione per la quale, tuttavia, l’ex parlamentare azzurra avrebbe declinato l’offerta. Mentre resta ancora insoluto il rebus D’Urso, a cui i vertici di Viale Mazzini non intenderebbero rinunciare, magari prevedendo un ingresso più soft: non una prima serata come immaginato a caldo, bensì un programma pomeridiano infrasettimanale. Un modo per salvaguardare la pax Rai-Mediaset e attenuare lo sgarbo nei confronti di Berlusconi jr, che non solo ha dato via libera alla presenza di Gerry Scotti al Festival di Sanremo, ma soprattutto ha evitato di opporre alla gara canora le trasmissioni di punta del gruppo, dando una settimana di riposo a Maria De Filippi detta “la sanguinaria”.
Il fatto è che la Regina del trash — disoccupata da parecchi mesi e vogliosa di ricominciare — è considerata ai piani alti dell’emittente di Stato un jolly indispensabile per risalire la china. Con buona pace dell’impegnativa dichiarazione dell’ad Giampaolo Rossi, secondo cui «il servizio pubblico deve costruire un Piano Mattei per l’immaginario nazionale». Come, lo si è visto anche lunedì sera: Audiscion, il nuovo programma comico condotto da Elisabetta Gregoraci, ex lady Briatore, spalleggiata da duo Gigi e Ross, ha fatto più piangere che ridere, racimolando al debutto appena 594mila spettatori, pari al 3.6%. Un’infilata di gag al limite della decenza, surclassata dal GialappaShow, che su Tv8 ha fatto divertire 835mila persone con il 5.1% di share.
E siccome per TeleMeloni gli amici vengono prima di tutto, pure dei risultati, ecco avanzare un altro che di trash&flop se ne intende moltissimo: Pino Insegno. Legato alla premier da un rapporto personale, non solo a giugno riprenderà le redini di Reazione a catena — chiuso l’anno scorso con cinque punti in meno rispetto alla precedente edizione condotta da Marco Liorni — ma potrebbe anche raddoppiare con un programma estivo in prime time. Conferme ancora non ce ne sono, l’unica evidenza è che il one man show Il buono, il brutto e il cattivo, alla cui guida era stato destinato per la stagione in corso, è sparito misteriosamente dal palinsesto. Niente di più facile che venga ora riproposto, sotto l’ombrellone: sorta di rodaggio, sperando in un autunno migliore. Per Insegno medesimo, non certo per la Rai.
Questa c’ha il look sempre più modello Baby Moana.
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Ma il lunedi Ross non sta pure a gialappashow?
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LA RAI OSCURA – Viviana Vivarelli
Ci sono programmi quotidiani della Rai, telenovele, serie, talk show, programmi di intrattenimento. Ora questi programmi dai primi di maggio vanno in ferie, non si sa perché, e torneranno, forse, alla fine di settembre.
Non è l’unica magagna di questo cosiddetto servizio pubblico di cui dovremmo parlare.
La Rai ha 14.000 dipendenti. Siamo obbligato a pagarle un canone obbligatorio per legge grazie a Renzi, che viene aggiunto alla bolletta elettica, che devi pagare o ti tagliano la luce e che aggrava una bolletta già di per sé esosa e stratosferica grazie alle donazioni fiscali gentilmente concesse dalla Meloni alle società elettriche. Oltre al canone ci deve infliggere un’abbondante pubblicità, la stessa che agli altri canali serve per mantenersi in vita e guadagnare. La sua produzione vendibile anche all’estero è molto scarsa e molta viene fatta all’esterno o comprata dall’estero.
Non ha nessuna pluralità o rispetto della democrazia nell’informazione perché tutti i suoi canali risultano omologati al pensiero unico del governo, figurando cpome addetti non all’informazione ma a una propaganda monocratica che non rispetta nemmeno il Manuale Cencelli, ma serve un solo partito. Impone, in nome del pensiero unico di quel partito, sanzioni e licenziamenti (si veda l’oscena reazione al povero Ghali che si era permesso di parlare di pace).
Ha un numero sterminato di dirigenti, tutti di nomina politica, che godono, oltre allo stipendio esagerato rispetto alle loro mansioni, di benefit come macchine di gran lusso (Suv, Bmw e Tesla), 5 milioni di euro all’anno per noleggi (“non trasparenti”?), carburante e manutenzione straordinaria, più pacchetti di welfare che includono assistenza sanitaria integrativa, previdenza complementare e altri servizi a condizioni agevolate.
Si permette di pagare compensi esorbitanti a molti dei suoi componenti, sorpassando anche il tetto di 255.000 euro l’anno imposto dalla legge ai dipendenti pubblici con la scusa che la Rai è quotata in Borsa e permette a giornalisti come Vespa di prendere addirittura di più spacciandosi per “artista”.
Grazie a queste laute elargizioni concesse dal governo, la RAI tuttavia non riesce ad essere in pari ed ha un consistente debito verso le banche che ammonta a 1.295 miliardi di euro. Il debito è pari al 79,9% dei fidi accordati dal sistema bancario. Inoltre, la società ha avuto una perdita di 29,8 milioni di euro nella gestione 2022 e di 430 milioni di euro nel 2023. Ricordiamoci magari che Conte aveva nel suo programma l’abolizione del canone Rai come quella del bollo auto.
Al momento la direzione ministeriale della Rai spetta a Giorgetti, Ministro delle Finanze, che su tutto taglia meno che sugli sprechi della Rai, così come aumenta le elargizioni ai giornali.
Qualcuno mi dovrebbe spiegare perché molti dei dipendenti Rai ora se ne vanno in ferie per 4 mesi, interrompendo la programmazione. Ma quale dipendente di quale società o impresa si prende 4 mesi di ferie?
Per cui per 4 mesi ci dovremmo sorbire repliche di programmi vecchi già replicati cento volte. E tutto questo con un abbassamento costante del livello dei contenuti, del linguaggio, dell’informazione, di aggiornamenti, di ammodernamenti, ma con una tale regressione che secondo la classifica di Reporter senza frontiere il nostro Paese sarebbe sceso in due anni e mezzo di governo Meloni di 3 posizioni, ultimo in Europa, e ha persino ottenuto un attenzionamento da parte della Commissione europea in ordine alla caduta di democrazia e di libertà, senza contare lo scadimento culturale, sociale e politico.
E in queste condizioni di degrado progressivo, peraltro abbondamente pagato, questi si prendono anche 4 mesi pagati di ferie???
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