Lo storico: “Non solo Bandera: è divisiva”

(di Tommaso Rodano – ilfattoquotidiano.it) – “Una scelta bizzarra e una provocazione infantile”. Per lo storico Angelo D’Orsi, la decisione di celebrare la Giornata dell’Europa a Leopoli sarebbe “un gesto da ragazzi prepotenti”, una spia del desiderio di “correre nella direzione opposta alla pace”. Il 9 maggio, giorno della ricorrenza continentale che festeggia la Dichiarazione di Schuman del 1950, è anche l’ottantesimo anniversario della vittoria dell’Unione Sovietica contro la Germania nazista. Mentre a Mosca andrà in scena la tradizionale parata nella Piazza Rossa, i vertici dell’Unione sono stati invitati dal ministro degli Esteri ucraino, Andrij Sybiha, a festeggiare “75 anni di unità e cooperazione europea” a Leopoli. Una “grande idea” per il collega polacco Radoslaw Sikorski.
Una fesseria, secondo D’Orsi, per ragioni storiche lampanti: “Leopoli è stata durante la Seconda guerra mondiale ed è ancora oggi profondamente legata all’estrema destra ucraina e alla figura di Stepan Bandera”. La vicenda di Lviv, il maggiore centro urbano dell’Ucraina occidentale, si intreccia alle pagine più nere della storia europea. “È una città polacca nelle origini, nella costruzione, nell’architettura”, dice D’Orsi. “È stata un crocevia di popoli e culture che avrebbe potuto essere luogo di incontro, di pace, di convivenza, invece è diventata il simbolo di una memoria selettiva e divisiva”. Bandera, leader dell’ultranazionalismo ucraino, collaboratore filonazista e criminale di guerra, qui è celebrato come eroe nazionale. Leopoli gli ha dedicato un monumento, una statua alta 7 metri che dà le spalle a una stele con il simbolo nazionale. “Quando ho visitato la città i suoi ritratti e santini si trovavano ovunque”, aggiunge D’Orsi, che è stato a Lviv poco prima dell’invasione russa.
Non è solo questione di simboli. Nel 1941, proprio nella Galizia attorno a Leopoli, migliaia di collaborazionisti accolsero le truppe tedesche come liberatrici e parteciparono attivamente ai rastrellamenti e ai pogrom contro la popolazione ebraica. In soli quattro anni, la comunità ebraica di Leopoli, che contava circa 100 mila persone, fu ridotta a poche migliaia, vittima di violenze, deportazioni e stermini. L’identità di questo posto è legata a momenti tragici, sottaciuti o minimizzati nel discorso pubblico occidentale.
L’Unione sembra non farsi alcun problema nell’ignorare il peso di questa storia e il valore dei suoi simboli. “Se vogliono promuovere una Europa democratica che ripudi ogni regime, qual è il senso di una provocazione come questa?”, si chiede D’Orsi. “Di ogni luogo possibile, scelgono una città che è stata la culla dei neonazisti in Ucraina. La pace significa incontro e fusione di culture. Se tu rovesci questo paradigma, vuol dire che vuoi la guerra”.
"Mi piace"Piace a 2 people
Se ancora non si fosse capito, è proprio lì che ci vogliono portare: in guerra. Anche a costo di tirare fuori dalla naftalina il nazifascismo che non è mai morto. Perché non hanno mai voluto che morisse davvero. Perché il nazifascismo può sempre tornare utile.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ma no, cosa dite! l’Ucronazia è un regime democratico e rispettoso delle minoranze e delle persone!
Gionniddio stranamente non ha commentato eppure è così evidente da non suscitare alcun dubbio: con Bandera senza se e senza ma!
"Mi piace""Mi piace"
Travisamento della storia alla russa (Die Tageszeitung https://taz.de/Geschichtsklitterung-nach-russischer-Art/!6081504/).
Cito: “‘Il Cremlino ha monopolizzato la vittoria dell’Armata Rossa sul nazionalsocialismo, anche se milioni di ucraini e membri di altre nazionalità hanno combattuto nelle sue file. […] Esperti e giornalisti che non hanno molta familiarità con la storia ucraina credono nella minaccia del fascismo ucraino perché hanno visto le bandiere rosse e nere di Stepan Bandera sul Maidan o nell’esercito ucraino’. La storia del nazionalista Bandera è poco conosciuta come quella del movimento da lui guidato. È la storia di un prigioniero in un campo di concentramento nazista e di una vittima della propaganda sovietica. […]
Dopo una fase di collaborazione con il III Reich negli anni 1939-1941, la resistenza nazionalista ucraina iniziò una lotta antitedesca su larga scala a partire dalla fine del 1942. Tuttavia, la collaborazione con i tedeschi è stata veementemente enfatizzata un tempo dall’URSS e oggi dai propagandisti in Russia.
[…] L’Ucraina non era uno Stato indipendente durante la guerra mondiale […] ‘Tuttavia, gli ucraini non rimasero a casa a guardare la guerra mondiale. Furono mobilitati o si offrirono volontari per servire negli eserciti di Polonia, URSS, Gran Bretagna, Canada, Stati Uniti e Francia’. Una minoranza servì anche nell’esercito nazista. ‘7,5 milioni erano dalla parte del bene e 200.000 dalla parte del nazionalsocialismo’”
"Mi piace""Mi piace"