La maggioranza è pro Europa, il partito di Salvini è l’eccezione

(di Nando Pagnoncelli – corriere.it) – L’imposizione di dazi da parte di Trump ha provocato un profondo e drammatico sommovimento nei mercati, nelle borse, nella politica e nell’economia. Una tempesta che sembra richiedere un profondo riposizionamento degli attori mondiali ed evidenzia plasticamente il modificarsi del paradigma che per ottant’anni circa ha retto, con andamenti pur complessi, il sistema mondiale. L’impatto dell’avvio dei dazi è stato però tale da consigliare una moratoria: proprio nel giorno in cui scriviamo i dazi sono sospesi per 90 giorni, ridotti al 10% (ad eccezione della Cina, Paese per cui vengono inaspriti) in attesa di trattative.
Timori diffusi
Occorre innanzitutto specificare che la gran parte delle interviste di cui esponiamo oggi i risultati sono state svolte prima dell’annuncio di sospensione dell’incremento delle tariffe. Detto questo, quali sono le opinioni degli italiani sulla guerra commerciale avviata (o annunciata) da Donald Trump? La scelta di procedere all’imposizione dei dazi crea un’elevatissima e trasversale preoccupazione tra i nostri connazionali: il 34% si dichiara infatti molto preoccupato, il 36% abbastanza, solo il 18% se ne preoccupa poco o per nulla. Inquietudine trasversale: questa opinione prevale infatti nettamente in tutti gli elettorati. Solo due segmenti elettorali, pur facendolo prevalere, attenuano questo orientamento: gli elettori di Fratelli d’Italia, che per il 31% non se ne preoccupano, e gli elettori della Lega, dove la tranquillità arriva al 35%. D’altronde tra gli elettori di FdI è presente probabilmente la fiducia nella capacità di mediazione di Giorgia Meloni, anche in funzione del prossimo incontro con Trump la cui data è stata recentemente definita, mentre nella Lega è presente una forte simpatia per il presidente americano.

Effetti negativi
Maggioritaria la convinzione che i dazi non porteranno benefici a nessuno: il 58% pensa infatti che la guerra commerciale danneggerà tutti allo stesso modo, mentre solo pochi (15%) pensano che, nonostante le roboanti dichiarazioni del presidente americano, ciò potrà portare effettivi benefici agli Usa. Anche in questo caso emerge una vasta trasversalità. Solo gli elettori leghisti non esprimono la maggioranza assoluta per l’idea che i dazi produrranno problemi per tutti. Di fronte a questo attacco, come sarebbe meglio che l’Italia si difendesse? Dovrebbe esserci una risposta comune con l’Europa o è meglio che il nostro Paese si muova autonomamente? In questo caso le opinioni sono meno nette, ma prevale l’idea che occorra lo scudo europeo: il 49% pensa infatti che il nostro Paese dovrebbe concordare una strategia con l’Europa, mentre il 28% opta per una trattativa diretta con gli Stati Uniti. Posizione che si enfatizza sino a diventare maggioritaria tra gli elettori leghisti (51%), mentre gli elettori di FdI e FI, pur apprezzando questa opzione, vedono prevalere l’idea che sia meglio coordinarsi con l’Europa. Nell’opposizione sono i 5 Stelle a gradire di più (36%) l’ipotesi di rapporto privilegiato con gli Usa.
Rapporti internazionali
Complessivamente si pensa che l’Italia deve cercare di essere vicina all’Europa (46%), più che non agli Stati Uniti (17%), ma con un’elevata area di incertezza (37%). Anche in questo caso con caratterizzazioni simili a quelle evidenziate in precedenza: più filostatunitensi gli elettori di centrodestra a partire dai leghisti dove l’opzione diviene prevalente (40%), seguiti da chi vota FdI (31%) e FI (24%). In questi ultimi due elettorati però prevale comunque la vicinanza all’Europa. Da sottolineare che nell’opposizione sono gli elettori M5S, per quanto non in misura eclatante, a manifestare maggiore vicinanza agli Usa. È diffusa la convinzione che per Trump il nostro Paese sia secondario nello scenario internazionale, visto il nostro minor peso economico e militare: lo pensa il 47% dei nostri intervistati. Il 24% invece vede l’Italia come un paese strategico in virtù dei buoni rapporti che vi sono tra il presidente americano e la premier Giorgia Meloni e il vicepremier Salvini.
La situazione è davvero mutevole in questi mesi, e le opinioni sono soggette alla stessa mutevolezza. Sembra però chiaro da quanto emerso che la questione del rapporto con gli Usa evidenzia differenze importanti nella maggioranza, con gli elettori leghisti molto più spostati verso Trump e molto più diffidenti verso l’Europa. In maniera meno evidente ma apprezzabile, un atteggiamento simile viene, tra le opposizioni, evidenziato dagli elettori pentastellati. In entrambi i casi opinioni che richiedono una (difficile) ricomposizione.
26° MESE DI DISFATTA ECONOMICA ITALIANA
E LE AGENZIE DI RATING HANNO LA FACCIA
DI PROMUOVERE LA MELONI !!!!!!!!!
Il 5 aprile 2025, l’agenzia di rating Fitch Ratings ha confermato il rating dell’Italia a BBB con outlook positivo. L’11 aprile 2025, S&P Global Ratings ha alzato il rating sovrano dell’Italia da BBB a BBB+.
Quando si parla di rating di credito di un paese, come BBB+, si fa riferimento alla valutazione della capacità di quel paese di onorare i propri debiti. BBB+ è una categoria di rating che indica una buona capacità di rimborso, ma con qualche rischio di credito. È un livello sopra il grado di investimento di base e suggerisce che il paese ha una stabilità economica ragionevole, ma potrebbe essere influenzato da fattori economici o politici. Questa valutazione è importante per gli investitori e per la capacità di un paese di ottenere finanziamenti a costi sostenibili.
Ormai sono come i sondaggi: dicono quello che ordina il committente.
Immagino che anche le sporche operazioni di aggiottaggio con cui Trump, giocando il modo spregiudicato e illegale con la Borsa e i dazi leva e metti, ha fatto lauti guadagni e ne ha fatti fare ai miliardari suoi amici siano considerati dalle agenzie come aumento del PIL!! Ce ne vuole di spudoratezza per dare valutazioni positive a tanto scempio!
Col decreto sicurezza e il Governo della Meloni che accetterà di pagare forzosamente 30 miliardi in più all’Europa per armi, il nostro Paese sarà schiacciato ai livelli peggiori del Terzo Mondo. E a maggior ragione, con che faccia le Agenzie di Rating si permettono valutazioni così positive e così lontane dalla realtà, Noi viviamo in un bolla, come il protagonista di “The truman show”.
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Guardi non sono esperto in materia ma quando ho letto queste valutazioni anch’io mi sono chiesto se qualcosa non funziona. Oltre alla disfatta della produzione industriale abbiamo il record di persone in povertà l’inflazione in aumento così come il debito pubblico e infine il pil stagnante. In effetti sembra che coloro i quali valutano il debito si comportino come i sondaggisti.
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Sarebbe stato difficile immaginare risultati diversi da questo sondaggio visto il bombardamento mediatico che stanno subendo da settimane gli italiani con me il resto del mondo . Credo che ,in ultima analisi , bisognerà aspettare che la situazione decanti per poter cogliere qualche effetto definitivo . Di sicuro chi consiglia il presidente Usa non è uno sprovveduto come invece vorrebbero darci ad intendere il folto schieramento di super esperti di casa nostra che hanno dato già prova della loro bravura in occasione delle previsioni catastrofiste riguardanti l’economia russa . L’ unico atto indiscutibile è quello della reazione cinese che ha fatto da contraltare a quelle meschine di casa nostra europea tutte tese alla trattativa .
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