La piazza di sabato scorso è stata un grande successo. Un successo che sta dando parecchio fastidio a tanti giornaloni e talk-show. C’è una sorta di “Prontuario della Delegittimazione” che […]

(di Andrea Scanzi – ilfattoquotidiano.it) – La piazza di sabato scorso è stata un grande successo. Un successo che sta dando parecchio fastidio a tanti giornaloni e talk-show. C’è una sorta di “Prontuario della Delegittimazione” che troppe giuggiole seguono ora con scrupolo certosino: l’importante è ridimensionare quella piazza. Siamo giunti anche noi in possesso di questo Prontuario. Ne pubblichiamo qui le parti più rilevanti.

Tecnica del non parlarne. Il giorno dopo la manifestazione, molti giornali (che poi stranamente crollano) non hanno messo in prima pagina neanche mezza foto sull’accaduto. Wow, che professionalità! Ovviamente, se quella piazza si fosse rivelata un flop o se dal palco Conte avesse anche solo sbagliato mezzo congiuntivo, ci avrebbero aperto il giornale.

Tecnica del V Day. Sono passati quasi vent’anni dal primo Vaffa Day. Quella manifestazione era ovviamente diversa (pubblico e organizzatori spesso no), ma in compenso i media restano ancora – troppo spesso – i minchioni che furono nel 2007. Vivere soltanto nelle redazioni e frequentare unicamente i salotti televisivi porta a una miopia devastante, che è grave per tutti ma diventa malattia mortale per chi per lavoro dovrebbe informare (e dunque anzitutto fiutare l’aria). Il Vaffa Day fu un treno che pochissimi videro arrivare. Mutatis mutandis, tre giorni fa è più o meno accaduto lo stesso. Fiumi di parole su Renzi e servizi a iosa su Calenda (che hanno meno voti di un glicine morto), e poi la più completa sottovalutazione – quando non mistificazione – di un “sentire popolare” che esonda e tracima. Il giornalismo nostrano è saturo di brodi lessi senza talento, decenza e dignità. Condoglianze.

Tecnica della Tiktoker Irricevibile. Sta montando una manifestazione piena di bella gente, che però ti sta un po’ sul culo (ops)? Facile: per delegittimarla si comincia a scrivere che in quella piazza ci sarà qualcuno di impresentabile. Sabato scorso è accaduto esasperando l’importanza di una tiktoker (sommamente irricevibile) la cui presenza – per i soliti benpensanti – doveva da sola sputtanare tutti gli altri presenti. Disonestà intellettuale a quintali.

Tecnica del Prendere Per I Fondelli. “Pacifinti”, “putiniani”, “comunità hippy” eccetera. Se vuoi la pace, sei un ingenuo. Se non condividi la Von der Leyen, sei uno sfascista. E se non ne indovini una dai tempi di Rumor, sei Cappellini (chi?).

Tecnica del Sono Come Salvini. Quelli che hanno manifestato sabato “erano come Salvini”. E su questo non si discute. Sì, lo so, c’erano anche Anpi, Tozzi, Barbero, Montanari, Vauro, Santoro, Fratoianni eccetera. Tutta gente che sta alla Lega come io a Porro. Non importa: l’unica certezza, qui, è che “pacifisti=Salvini”. Mentre invece il Pd e il Duo Renzenda, ovvero quelli preferiti dai serrapiattisti così infastiditi dalla piazza di sabato, sono indiscutibilmente gli eredi naturali di Che Guevara, anche se sulla guerra votano da anni come Meloni e Forza Italia.

Tecnica del Piazze Piene Urne Vuote. La piazza è stata un successo, d’accordo, però “si sa che quando riempi le piazze poi alle elezioni non ti vota neanche il gatto”. Detto che la storia dei 5 Stelle dice il contrario (le piazze nel 2013 e 2028 erano strapiene), sfugge come invece si siano spese quintalate di peana per l’adunanza di Serra, che era peraltro colma di gente ma comunque meno di quella di sabato.

Tecnica del Fare Il Gioco dei 5 Stelle. Tutta questa rabbia ha anzitutto un obiettivo: trattare sempre e comunque i 5 Stelle come rognosi. Il solito film. E la cosa bella è che, ogni volta che il M5S è “riuscito” a stare puntualmente sui coglioni a tutti, ha ricominciato a volare nei consensi. È il loro brodo naturale. E i loro tanti hater sono così deficienti da non accorgersi neanche di fare ogni volta il loro gioco. Viva l’Italia!