Il sottosegretario ancora contro la magistratura: “Riduttivo parlare di toghe rosse, è un cronico sviamento della funzione giudiziaria. Spesso deragliano dai propri confini per decidere le politiche sui temi più sensibili”
(Lorenzo Stasi – lespresso.it) – Nel suo discorso di fronte agli avvocati del Consiglio forense per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, il registro linguistico scelto da Alfredo Mantovano è da addetti ai lavori. Ma il senso del suo messaggio è chiaro – la magistratura spesso fuoriesce dai suoi confini e si percepisce come un potere intoccabile – e si trasforma inevitabilmente nell’ennesimo capitolo del continuo scontro tra governo e toghe. C’è “la tendenza delle corti a negare spazi regolativi al legislatore”. Una tendenza, ha spiegato il potentissimo sottosegretario e tra i principali consiglieri di Giorgia Meloni, “che erode gli spazi di diretta espressione della sovranità popolare. Pensiamo, per riportare un esempio di leggi sistematicamente disapplicate, a quelle in materia di immigrazione”. Il riferimento, per rimanere sulla cronaca più recente, è ai mancati trattenimenti dei richiedenti asilo nei centri per migranti in Albania che, in attesa della pronuncia della Corte di giustizia europea sulla definizione di “Paese sicuro”, sono stati trasformati dal governo in “semplici” Cpr.
“Rischio che la magistratura si percepisca establishment”
Per Mantovano è riduttivo parlare semplicemente di “toghe rosse in azione”, termine usato più volte da esponenti di centrodestra, perché è un fenomeno “più complesso e più grave. È un ormai cronico sviamento della funzione giudiziaria – ha continuato – perché quest’ultima deraglia dai propri confini e decide, insieme alle norme, le politiche sui temi più sensibili. Ed è uno sviluppo che attraversa tutte le giurisdizioni a prescindere dalle appartenenze correntizie”. Il rischio, per l’ex magistrato “prestato” alla politica al fianco di Meloni, “è che che la magistratura percepisca se stessa non già come chi è chiamato a esercitare l’arte regale dello ius dicere nel caso concreto, bensì come parte di un establishment che ha la funzione di arginare la ‘pericolosa’ deriva della coerenza fra la manifestazione del voto, la rappresentanza politica e l’azione di governo”. Il tema della “giurisprudenza creativa non è nuovo – ha proseguito Mantovano -. La novità oggi è il suo carattere non più eccezionale, bensì diffuso tra tutte le giurisdizioni, con riferimenti alle fonti internazionali ed europee, dando una lettura estensiva, per non dire arbitraria, delle norme costituzionali, attingendo al cosiddetto multilivello – ha sottolineato il sottosegretario – una sorta di shopping fra le disposizioni di altri ordinamenti nazionali”. Con che finalità? “Per costruire discipline che il parlamento non ha mai approvato o perché non le condivide o perché non ritiene di trattarle”.
Le parole su Marine Le Pen
L’intervento prendeva spunto dalla recente sentenza contro Marine Le Pen e dall’incandidabilità della leader del partito di destra francese Rassemblement National. “Va scongiurato lo spettro del reciproco sospetto che avanza con l’avanzare fra le Corti e le istituzioni politiche. Va scongiurato, in particolare, il sospetto che il perseguimento dell’insindacabilità del soggetto politico visto come ostile condizioni il merito della decisione giudiziaria, perché questo sospetto mina in modo irreparabile la fiducia dei cittadini nella giustizia e nella politica. Non aiuta che talune forze politiche – ha continuato Mantovano – paiano ancora liete degli azzoppamenti giudiziari dell’avversario, pur di ottenere chance nella competizione elettorale. Non entro nel merito delle accuse a lei rivolte all’interno della giurisdizione di un altro Stato europeo. Mi limito a constatare che commentatori di parti politiche contrapposte a Marine Le Pen, in Francia come in altre nazioni, Italia inclusa, hanno espresso forti dubbi sulla proporzione fra i reati posti a base della condanna, l’entità di quest’ultima, e soprattutto l’applicazione anticipata della sanzione accessoria. Non entrare nel merito non impedisce però di riflettere sul criterio di proporzione, e quindi sul bilanciamento operato”. Ma è proprio parlando sul caso Le Pen che, secondo Mantovano, quel che è accaduto Oltralpe si tocca con l’erosione (italiana) degli “spazi di sovranità”. Sono tre, per il sottosegretario, “le tipologie di aggiramento della volontà popolare attraverso la strada giudiziaria: la creazione delle norme per via giurisprudenziale; la sostituzione delle scelte del giudice a quelle del governo; la selezione per sentenza di chi deve governare”.
infosannio 
È prossimo il suo rinvio a giudizio per il caso del boia libico e vuole mettere le mani avanti. Non è un ex magistrato perché è in aspettativa (infatti cumula lo stipendio da giudice con quello da sottosegratario, in base a una stravagante legge). Questi è il soggetto più pericoloso del governo.
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La malafede o la menzogna o la non conoscenza approfondita ( a scelta) di certa gente che parla sono evidenti. Avrà mai letto della riforma di C. e di quelle di N. dei cui effetti negativi ha largamente trattato il Procuratore Gratteri ?
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E questo sarebbe pure un MAGISTRATO, ovviamente ‘prestato’ alla politica.
Oggi ho sentito, a proposito di giustizia, al TG-5 delle 20, una storia terribile.
Un matto di 41 anni a Napoli ha sparato ad uno di 56 davanti ad una scuola elementare, l’ha ammazzato con 5 colpi, poi ha spedito la foto alla sua ex che se la faceva con la vittima. Manco nei fumetti di Dylan Dog.
L’unica cosa buona che ha fatto è stato di suicidarsi poco dopo.
Ora, la ex moglie aveva denunciato 2 volte per minacce di morte questo delinquente psicopatico.
Non hanno fatto niente e non gli hanno sequestrato nemmeno la pistola regolarmente detenuta!
E il risultato è questo.
Come 10 anni fa, quando una ragazza di Napoli fu uccisa dall’ex che pure aveva già tentato di ucciderla poco tempo prima ma era rimasto in prigione solo 13 giorni.
Questa gente andrebbe tenuta dentro finché non è pericolosa, avrebbe bisogno di supporto PSICHIATRICO e PSICOLOGICO e di qualche buon amico che stia vicino alle lor osofferenze.
Altroché se si potevano prevenire casi come questi!
Macché, si preferisce montare la polemica sui maski cattivi.
Facciamo le leggi che condannano il femminicidio con l’ergastolo per la festad ella Donna, e poi quando una persona denuncia per cose gravissime non si interviene, potevano evitare queste tragedie, bastava aiutare questi disgraziati ad accettare la separazione invece di lasciarli da soli con una pistola!
Ma le forze dell’ordine se ne ricordano solo quando fa comodo che esiste l’obbligo dell’azione penale???
Adesso aprono un’indagine? Quelli che hanno ignorato queste denunce sono più colpevoli ancora di chi ha fatto questo. Un matto non è lucido, non sa quel che fa, può prendersi persino l’incapacità di intendere e volere anche se pianifica un omicidio (come successo diverse volte).
MA un PM o un poliziotto NON ha scuse, i reati si compiono anche per omissioni! Come successe anche 5 anni fa quando quel bambino siciliano venne ammazzato di botte dal patrigno e le registrazioni vennero ascoltate dopo 16 giorni dal bambinicidio.
Sapevano e non hanno protetto. Per cui dovrebbero essere in galera per concorso in omicidio.
E invece scommetto che hanno fatto pure carriera.
Ora, questo Mantovano prima di pensare ai PM politicizzati potrebbe pensare a come caxxo si fa a far funzionare la giustizia? Che doveva amministrare anche lui, ovviamente, però si è prestato alla politica.
Scusate lo sfogo, ma alle volte ci vuole.
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