I due fronti di Meloni: trattare con gli Usa e blindare Piantedosi. La visita da Trump tra il 15 e il 16 aprile. Un rebus la strategia: mediare per conto dell’Ue o giocare la carta italiana

La premier Giorgia Meloni

(di Tommaso Ciriaco – repubblica.it) – Dopo lungo rincorrere un incontro, l’indicazione ricevuta dalla Casa Bianca è stata: siamo pronti a ospitare Giorgia Meloni nella settimana che si apre il 14 aprile. Seguirà una telefonata di conferma nei prossimi giorni, per comunicare il giorno più compatibile con l’agenda di Donald Trump. Ecco perché la premier ha cancellato gli appuntamenti a ridosso di Pasqua, incluso il colloquio con Erdogan. E proprio lunedì 14 aprile alcuni uomini dell’apparato che lavora per la presidente del Consiglio progettano di mettere comunque piede a Washington. Con un’idea di massima: il bilaterale dovrebbe svolgersi il 15 o il 16 aprile.

Non è un dettaglio irrilevante. Proprio il 15, l’Unione europea dovrebbe annunciare il primo pacchetto di contro-dazi verso gli Stati Uniti. Superfluo sottolineare la delicatezza di una simile coincidenza: cosa dirà Meloni, presentandosi alla stampa assieme al presidente Usa? E soprattutto: si mostrerà interessata soltanto a strappare qualche accordo bilaterale in nome dell’interesse nazionale, o si proporrà come mediatrice con l’Europa?

C’è un dettaglio che spacca in queste ore il governo. Matteo Salvini ha chiesto alla premier di volare in America e trattare al meglio possibili “sconti” per il mercato italiano. Che sia possibile, come ritengono alcuni tecnici dell’esecutivo, oppure impossibile, come ripetono gli esperti da Bruxelles, conta relativamente: il nodo riguarda l’atteggiamento della presidente del Consiglio verso l’Europa. È la linea rossa di Forza Italia, che non intende permettere al Carroccio di distruggere i fragili ponti con l’Unione.

Antonio Tajani — attestato su una linea di cautela verso gli Usa, ma pienamente al fianco degli alleati europei — ha accompagnato soltanto poche ore fa Manfred Weber a colloquio con Meloni. Con lei, il leader del Ppe è stato chiaro nel consigliare la presidente del Consiglio: esiste un problema Salvini, devi restare ancorata alla linea continentale perché il bivio è storico. Di più: il popolare le ha ricordato la profonda interconnessione tra il mercato tedesco e quello italiano, entrambi esportatori verso gli Usa ed entrambi sottoposti a una pressione enorme. Dividersi adesso non salverebbe nessuno, e anzi determinerebbe il collasso del continente.

La missione americana, per Meloni, sembra davvero una via stretta. Un azzardo ad alto rischio. Ma forse proprio per questa ragione, la leader sembra intenzionata — almeno al momento — a compiere alcuni passi nella direzione suggerita dal fronte europeista: concordare una linea comune con Ursula von der Leyen prima di volare negli Usa (proponendosi come mediatrice con Trump), per poi aggiornare — forse anche di persona — la presidente della Commissione una volta rientrata da Washington.

La pressione è altissima, in queste ore. Teme il tornado dei dazi, predica “calma e gesso” perché consapevole che l’esecutivo potrebbe davvero subire danni irreparabili da una crisi economica fuori controllo. Se vale questa premessa, si intuisce come Meloni possa aver accolto l’ultimatum leghista su un’eventuale staffetta al ministero dell’Interno. Al momento, la leader non ha alcuna intenzione di darla vinta a Salvini, sacrificando Matteo Piantedosi. Non solo per una questione di principio, ma per almeno altre due ragioni. Intanto perché cambiare il titolare del Viminale provocherebbe un vero e proprio rimpasto, dunque un esecutivo bis. Sacrificando, tra l’altro, la speranza di essere la prima a completare la legislatura sempre alla guida dello stesso governo. E poi, pesa un dettaglio: tra i primi sponsor di un avvicendamento tra Piantedosi e Salvini c’è Elon Musk. Un’idea maturata dopo che Palazzo Chigi aveva frenato sul progetto Starlink (a differenza del leghista, grande sponsor dei satelliti del multimiliardario). Meloni non ha voglia di accettare un consiglio così tanto interessato.