Il leader di Azione chiude il congresso: “Gentiloni premier subito”. Alfieri lo gela sulle allenze: “No a chi ci vuole divisi”

Il leader di Azione Carlo Calenda

(di Concetto Vecchio – repubblica.it) – ROMA – Carlo Calenda prova a dividere i riformisti dal Pd. Li invita a fare una cosa nuova. E di costruire poi tutti insieme un fronte dei volenterosi di casa nostra, composto da Azione, Forza Italia, Più Europa, democratici centristi. Maggioranza Ursula. Una sorta di Terzo Polo, guidato da Paolo Gentiloni. «Lo metterei presidente del Consiglio domattina», ha detto ieri Calenda in chiusura del congresso del suo partito, Azione, a Roma.

Ma chi sono i riformisti invitati a fare la scissione? «A Picierno, Gori, Nardella, Sensi dico che nessuno chiede loro di entrare in Azione, ma costruite qualcosa voi, qualcosa che possa staccarsi». Un’alternativa «al populismo di destra e a quello di sinistra». Cioè a Salvini e Conte. «A un certo punto i grandi Paesi europei ci diranno: va bene, c’è la piazza di Conte, la piazza di Schlein, la piazza di Salvini. Ma voi con chi state?». Calenda ha aggiunto che Conte «sta facendo una speculazione indegna sulle armi: ha annusato la paura degli italiani e la va ad utilizzare dopo che da premier aveva portato le spese della difesa al due per cento». L’Italia ha due problemi, secondo Calenda. Uno è Conte, l’altro Salvini. «Due che possono dire e fare tutto e il contrario di tutto, cercando di intercettare l’umore popolare, ma con un solo obiettivo: il loro tornaconto personale».

Insomma, l’intento è di provocare una faglia nei due poli. Disarticolare il campo largo a sinistra. «Scardinare il bipolarismo», per citare le parole di Giulia Pastorella, vice presidente di Azione. A un certo punto Calenda ha detto: «Filippo Sensi tutti i giorni scrive “Starmer riarmo, questa è la vera sinistra”, “Sanchez riarmo questa è la vera sinistra”. Sensi, ma quando sei arrivato al quattrocentesimo tweet non ti rendi conto che forse la tua non è la vera sinistra?». Sensi, deputato Pd, su X gli ha replicato con ironia: «È fatto così, gli si vuole bene lo stesso».

Ce la farà Calenda?

«I riformisti del Pd intendono contribuire alla costruzione di un’alternativa seria e credibile al governo Meloni confrontandosi con tutte le forze di opposizione. Così come continueranno a battersi con determinazione per un partito democratico plurale e con cultura di governo. Proprio il contrario di chi ci vorrebbe divisi» lo ha gelato il senatore Alessandro Alfieri, coordinatore di Energia popolare, l’area riformista del Pd.

«Calenda pensa che Giorgia Meloni sia una brava leader, io che non sia una brava leader. Che sia incapace. Questa è la differenza tra me e lui», gli ha risposto Matteo Renzi, escluso dal cantiere dei Volenterosi.

Sabato aveva sul palco Giorgia Meloni. Sono piovute critiche, per la sua idea di opposizione. Lui difende la scelta: «Sapete chi non ha mai paura di confrontarsi con le persone diverse? Chi ha chiara la propria identità». «Temo che Calenda sia diventato il miglior alleato di Giorgia Meloni, alla quale sabato nel suo congresso non solo ha dedicato una standing ovation, ma non le ha rivolto neanche una critica», lo ha punzecchiato il verde Angelo Bonelli. «Ormai è chiaro che, con la linea di Calenda, Meloni governerà per i prossimi vent’anni». «Calenda fa opposizione dura al governo, ma non la fa all’Italia. Quindi c’è la possibilità di dialogare su temi concreti», lo ha elogiato Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia.

«C’è un sondaggio secondo il quale la metà dei giovani italiani fino a 34 anni vuole la dittatura, cioè pensa che la democrazia sia finita. Questo è il principale rischio democratico che corriamo»: con questa preoccupazione Calenda ha chiuso il suo congresso.