Quando Giorgia Meloni sprizza soddisfazione per essere entrata nella Top Five dei governi più longevi della Repubblica sembra che dica: regà non so se vi rendete conto ho passato […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – Quando Giorgia Meloni sprizza soddisfazione per essere entrata nella Top Five dei governi più longevi della Repubblica sembra che dica: regà non so se vi rendete conto ho passato 887 giorni, ogni giorno che Dio comanda, alle prese coi buffi della Santanchè, le lauree della Calderone, gli spritz di Nordio, le cazzate di Salvini, il sottovuoto di Tajani, le riforme farlocche di Calderoli, le fughe d’amore di Sangiuliano, Lollo che ferma i treni, quel pistola di Pozzolo, Delmastro che si spara sui piedi, la merda di Donzelli, aho non so se mi spiego 887 giorni, giorno dopo giorno zavorrata da ’sti pesi morti, mai una gioia, però io sono ancora qua e ci resto.

Nel caso potremmo risponderle di non montarsi troppo la testa visto che negli 887 giorni ha potuto dormire tra due guanciali per demerito dell’opposizione meno oppositrice nella storia repubblicana. Minoranza divisa su tutto tranne che sul promuovere dissennate mozioni di sfiducia utili solamente ai suddetti ministri che ne escono vieppiù rinsaldati e tonificati come dopo una vacanza alle terme. Senza contare i gentili cadeau ricevuti, come nel caso di quel Carlo Calenda che all’avvento del suo governo sentenziò che non sarebbe durato neppure due mesi, ma che adesso nuota in un brodo di giuggiole avendo lei graziosamente accettato di presenziare al congresso di Azione. Giusto per fare imbufalire l’italovivo Matteo Renzi concorrente diretto di Calenda con il quale nei sondaggi settimanali si strappano vicendevolmente lo 0,1 per cento dei voti.

Quanto al Pd, bisogna ammettere che nelle ultime ore ha messo a segno un colpo tale da abbattere un toro. Una trovata decisiva per le sorti della democrazia sprizzata come incandescente lapillo dal vulcanico Dario Franceschini. Generata, sembra, mentre nell’officina adibita a suo ufficio politico egli dava una sistematina alle valvole di un Doblò, trattasi della legge per attribuire ai figli solo il cognome della madre. Corbezzoli, avrebbe esclamato la premier mentre per tutta risposta l’efficiente ministro dell’Istruzione Valditara già partoriva l’apposita circolare per vietare nella scuola italiana del Merito schwa e asterischi. Nell’Italia di scemo più scemo, Meloni non si ponga limiti di durata.