Gli aiuti pubblici furono usati per l’aumento di capitale 2020

(di Nicola Borzi e Thomas Mackinson – ilfattoquotidiano.it) – “No, non si può fare. Questo è un utilizzo indebito degli aiuti pubblici”. Così uno dei principali fiscalisti italiani, un esperto che chiede di restare anonimo, liquida in due frasi l’ennesima “furbata” realizzata da Daniela Santanchè nel gruppo Visibilia. Dopo quella sulla Cassa integrazione a zero ore per i dipendenti fatti invece lavorare a tempo pieno durante i lockdown, per i quali la ministra è imputata (ma oggi a Milano slitterà l’udienza preliminare), da una superperizia della Banca d’Italia emerge un nuovo escamotage: nel 2020 l’azienda quotata fu salvata grazie a un aumento di capitale finanziato per 400 mila euro con i soldi dei contribuenti. Peccato che questi fondi pubblici, in base alle norme, dovevano andare solo a investimenti e pagamenti contro la crisi causata dal Covid e non potevano essere usati per altri scopi.
La pistola fumante di un ulteriore possibile indebito compiuto nella gestione di Visibilia è sotto gli occhi della magistratura dall’11 aprile 2024. L’hanno offerta, in una relazione di 35 pagine, due tecnici della Banca d’Italia che fanno parte del Nucleo di supporto dell’autorità giudiziaria. Marco Pacini e Stefano Guarnieri hanno risposto a una richiesta avanzata a luglio 2023 dal procuratore aggiunto di Milano, Laura Pedio, e dal pm Maria Giuseppina Gravina. Gli inquirenti chiedevano di esaminare la documentazione sequestrata nel gruppo fondato e amministrato sino a fine 2021 da Daniela Santanchè per ricostruire le transazioni bancarie e finanziarie condotte sui conti intestati a cinque società, compresa la quotata Visibilia Editore, riconducibili all’allora senatrice di Fratelli d’Italia e oggi ministra del Turismo del governo Meloni. Da pagina 12 a pagina 16, i tecnici della Banca d’Italia raccontano come si svolse il quarto aumento di capitale realizzato nel 2020 dalla società quotata Visibilia Editore, varato il 16 dicembre 2019 dall’assemblea straordinaria fino a un massimo di 4,8 milioni. Fondi destinati al salvataggio di una società che, secondo gli inquirenti, all’epoca falsificava già da anni i bilanci per nascondere ai piccoli azionisti, alle banche e alle autorità di vigilanza che era di fatto decotta. A quell’operazione parteciparono sia Immobiliare Dani, società della senatrice di FdI, sia altre due società del gruppo, Visibilia Editore Holding e Visibilia Concessionaria (oggi ribattezzata Athena Pubblicità).
Secondo la perizia di Bankitalia, “Visibilia Editore Holding finanziava altra parte dello stesso aumento di capitale impiegando una provvista proveniente, tra l’altro, da un finanziamento garantito dallo Stato (Fondo di garanzia per le Pmi legge 662/96) e erogato a Visibilia Concessionaria per finalità di copertura delle perdite conseguenti alla pandemia Covid”. Nel dettaglio “per finanziare l’esercizio dei diritti inoptati per circa€400 mila euro Visibilia Editore Holding impiegava parte di un finanziamento da€740 mila euro garantito dallo Stato… In sostanza, a fronte della ricezione del finanziamento da€740 mila euro la Visibilia Concessionaria trasferiva… 400 mila euro a favore di Visibilia Editore Holding, che utilizzava tale importo per esercitare i diritti di opzione alla sottoscrizione delle azioni per 400 mila euro”.
Grazie a questo aumento di capitale, spiega la perizia di Banca d’Italia, il capitale sociale di Visibilia Editore Spa risaliva a€5,95 milioni. Inoltre “Visibilia Editore Holding raggiungeva il 58,16% del capitale della quotata; Visibilia Concessionaria raggiungeva il 7,45% del capitale della quotata”. Insomma, anche grazie a 400 mila euro ricevuti dallo Stato e pagati dai contribuenti, la senatrice di Fratelli d’Italia realizzava non solo il salvataggio della traballante società quotata, ma se ne garantiva anche saldamente il controllo tramite due società a lei riconducibili. Ma le norme, come ha spiegato al Fatto l’esperto fiscalista, spiegavano che i soldi del Fondo Pmi Covid, garantito dallo Stato, dovevano andare solo a investimenti e al pagamento di dipendenti e fornitori. Non potevano essere usati per altre finalità come un aumento di capitale: “No, non si può fare”. Ma per la ministra erano solo dettagli.
Verra’ scelto un nuovo GUP…..???? Speriamo di NO…..
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hanno rinviato al 20 maggio.
altri 2 mesi e altri 30mila euro di stipendio netto + le indennità da ministro
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