Sgarbo a Renzi e sfida alle opposizioni. Prove di convergenza con Azione. Sabato la premier attesa all’assemblea nazionale. E oggi l’ex ministro non voterà la sfiducia a Nordio

La prima di Meloni sul palco di Calenda, sgarbo a Renzi e sfida alle opposizioni

(FRANCESCO MALFETANO – lastampa.it) – ROMA. Al giro di boa della legislatura, Giorgia Meloni si concede una scorribanda al centro. L’altra parte della barricata, insomma. O quasi, a seconda delle necessità. Sabato mattina la presidente del Consiglio salirà sul palco del Rome Life Hotel, in piena Ztl capitolina. Ad attenderla, i delegati provinciali e nazionali di Azione, capeggiati da Carlo Calenda. «Cortesia istituzionale», liquidano da Palazzo Chigi, rimarcando come sul palco sfileranno in molti, da Guido Crosetto ad Antonio Tajani, fino a Paolo Gentiloni. In ogni caso una prima volta per Meloni che, fino ad oggi – eccetto il palco della Cgil – mai si era calata nell’arena dell’opposizione. Sceglie la meno estrema, certo.

Quella con cui ha più facilità di dialogo, come dimostrano la concordia con l’ex ministro sull’Ucraina o sul salario minimo, poi naufragato in un nulla di fatto. Ma anche l’unica da cui pensa di poter drenare consenso: il fronte più produttivista e pragmatico, quello che la premier – in fondo – vorrebbe conquistare. Una porzione di elettorato in parte già accarezzata partecipando all’assemblea nazionale della Cisl. Più che per guadagnare qualche voto, almeno in questa fase, per poter rivendicare la presunta bontà delle ricette economiche del governo.

Soprattutto ora che Elly Schlein pare più in grado che mai di unire l’opposizione. E anche a costo di fare uno sgarbo al leader forzista Antonio Tajani o, peggio, a Marina Berlusconi, che qualcuno vorrebbe come potenziale condensatrice delle pulsioni centriste. Per di più in una fase in cui qualcosa sembra davvero accadere da quelle parti, con i quotidiani d’area del gruppo Angelucci che, a suon di nuovi editorialisti, paiono imboccare la strada del consolidamento ideologico del centrodestra.

Più che caricare di significati il confronto di sabato, intendendolo come una sorta di missione esplorativa (che non è), il palco di Calenda ha però una duplice e più reale valenza per la premier. La prima è ammessa, più o meno candidamente, da diversi esponenti di FdI: «Vuole mettere un dito nell’occhio a Matteo Renzi». L’ex presidente del Consiglio ed ex partner politico del fu Terzo Polo, giurano i meloniani, «non apprezzerà l’invasione di campo» e «infastidirlo è uno sport che pratichiamo sempre volentieri». La seconda è evidente più o meno allo stesso modo: tenersi una porta aperta con chi, come Azione, può sempre offrire sponde utili all’esecutivo.

Un passaggio che, a ben vedere, è proprio Calenda a tenere spesso e volentieri spalancato. Forse è solo un caso, ma poche ore prima che l’agenda di Palazzo Chigi cambiasse ufficialmente, Azione ha mosso un paio di passi decisi nella direzione dell’esecutivo meloniano. Il partito sarà, infatti, l’unico che oggi romperà il fronte dell’opposizione in Parlamento.

Calenda, che alle elezioni dello scorso anno in Basilicata ha schierato i suoi con il centrodestra, ha fatto sapere che non voterà la mozione di sfiducia al ministro della Giustizia Carlo Nordio. I dieci deputati di Azione lasceranno l’Aula al momento del voto. «Abbiamo criticato duramente l’operato di Nordio – ha spiegato il capogruppo Matteo Richetti – con le altre opposizioni, denunciando la totale mancanza di trasparenza sul caso Almasri. Ma al contempo abbiamo sempre detto che presentare mozioni di sfiducia è il più grande regalo alla maggioranza che si possa fare, come dimostra il caso Santanchè».

Il messaggio destinato a Meloni è la persistenza di un dialogo tra maggioranza e opposizione, ma solo se si discute «nel merito» e non partendo da posizioni «ideologiche». E infatti Azione si smarca dagli altri partiti di minoranza anche annunciando che presenterà una propria mozione sul sostegno militare all’Ucraina e sull’incremento della spesa per la difesa europea. Altri due assist a Meloni? Anche. Di sicuro, due mosse che renderanno più favorevole il clima per la premier sabato. Un po’ com’è stato a parti inverse qualche mese fa. Calenda, ad Atreju, sminò l’idea di trovarsi nella tana del lupo. «Non ho paura, non vedo né il lupo né la tana» disse. Difficile che Meloni li veda al Rome Life Hotel.