Il nuovo Codice della strada prevede che sia obbligatorio installarlo sull’auto di chi è stato condannato in via definitiva per guida in stato di ebbrezza

Arriva l’alcolock: gli ubriachi al volante dovranno pagare 1.500 euro

(Claudio Laugeri – lastampa.it) – Il decreto c’è. Adesso, l’ultima parola spetta all’Unione europea. La materia del documento firmato dal ministero dei Trasporti è l’alcolock, strumento previsto dalla riforma del Codice della strada per limitare gli incidenti causati dalla guida in stato di ebbrezza. Il termine è il 18 giugno: se dall’Europa non arriveranno obiezioni, da luglio il decreto diventerà operativo.

Le prescrizioni

Il Codice della strada prevede che l’alcolock debba essere installato da chi è stato condannato in via definitiva per guida in stato di ebbrezza. Se il tasso alcolemico nel sangue era tra 0,8 e 1,5 grammi per litro, l’obbligo è di due anni; con tassi superiori, la strumentazione dovrà essere utilizzata per almeno tre anni, salvo decisioni più restrittive della commissione medica. E le spese di installazione sono una sorta di pena accessoria a carico del condannato, ulteriore deterrente.

La normativa prevede che sulle patenti dei condannati vengano stampati i «codici unionali 68 e 69»: il primo indica che il guidatore non può assumere alcolici prima di sedersi al volante; il secondo obbliga alla guida di «veicoli dotati di un dispositivo alcolock». Le sanzioni per chi viene sorpreso al volante in stato di ebbrezza vanno dai 543 ai 2 mila 170 euro, ma se questo avviene con un alcolock manomesso sono raddoppiate. E se da questo deriva un incidente, la sanzione viene raddoppiata e aumentata di un terzo.

I costi

In Italia, l’apparecchiatura costa in media mille e 500 euro. Le più diffuse sul mercato nazionale sono la Ams2000 prodotta dall’australiana Guardian Interlock Systems, la Iid Autowatch della francese Sesaly e l’Alco-lock Alx3000 prodotta dalla sudafricana Alcohol Breathalysers Pty Ltd.

In altri Paesi, l’utilizzo di queste apparecchiature avviene già da tempo. Negli Stati Uniti, ad esempio, l’installazione costa tra i 70 e i 150 dollari, con un canone di noleggio mensile tra i 60 e i 90 dollari. Oltre a questo, ci sono i costi di gestione. Per ogni accensione dell’auto, il guidatore dovrà soffiare nell’apparecchiatura attraverso un “boccaglio” monouso. Poi, ci sono le spese per la taratura «secondo le istruzioni fornite dal fabbricante» che comprendono l’elenco «dei laboratori accreditati».

Produttori e installatori

Il decreto prevede anche obblighi per i produttori degli alcolock, dalle «istruzioni per l’installazione» e per l’utilizzo del dispositivo, ai contrassegni «leggibili con i requisiti minimi», alle indicazioni «per la manutenzione». Il costruttore dovrà anche inviare al ministero dei Trasporti «il tipo di dispositivo», un «facsimile di un certificato di taratura e un elenco separato dei modelli di veicoli sui quali può essere installato l’alcolock». E sarà sempre compito del costruttore fornire «all’installatore ogni dispositivo con la documentazione prevista, compreso di un certificato di taratura». Tutta la documentazione inviata dal fabbricante sarà pubblicata dal ministero dei Trasporti sul sito www.ilportaledellautomobilista.it.

Gli «installatori autorizzati al montaggio» saranno responsabili «del rispetto delle istruzioni di montaggio compresa l’applicazione di un sigillo che impedisca l’alterazione o la manomissione dopo l’installazione». Sigillo che «deve distruggersi in caso di tentativo di manomissione, utilizzando adesivi autodistruttivi». Finito il montaggio, dovrà essere rilasciato una «dichiarazione d’installazione, un certificato di taratura, le istruzioni per l’uso e per la manutenzione del dispositivo». Nell’eventualità di un controllo, il «sigillo dell’installazione» deve essere «integro e il guidatore del veicolo deve essere in grado di esibire, in originale, la dichiarazione d’installazione e il certificato di taratura valido».

I trucchi

Fatta la legge, i “furbetti” incominciano a cercare il modo di aggirarla. Il più semplice è trovare qualcuno che soffi al posto di chi ha bevuto e decide (in modo criminale) di mettersi comunque alla guida. Questo, però, potrebbe configurare reati come la truffa o la sostituzione di persona. Un aspetto, comunque, ancora da definire. Negli intendimenti del ministero dei Trasporti, i tentativi di manomissione fisica dovrebbero essere evitati dai sigilli autodistruggenti. Ma forse, la via meno artificiosa (pur se altrettanto illecita) è di non installare il dispositivo, contando sulla limitata probabilità di controlli da parte delle forze dell’ordine.

Le criticità

Il decreto prevede che gli installatori siano autorizzati dai fabbricanti degli alcolock, «ma questo limita la concorrenza» obietta Davide Galli, presidente di Federcarrozzieri. Il timore è che quegli installatori «possano fare cartello e tenere prezzi più alti», a discapito della clientela. Oltre a questo, c’è un problema pratico: l’alcolock «non può essere montato su tutte le auto. Quelle più recenti, sono predisposte, ma in Italia circolano moltissime auto datate. Non è detto che sia possibile installare le apparecchiature su quei modelli e nemmeno garantire che funzionino», aggiunge Galli.

E poi, molte famiglie hanno una sola auto. Una volta installato l’alcolock, «tutti i componenti di quei nuclei familiari devono sottoporsi al test per sbloccare l’avviamento. Ma quelle persone non sono sottoposte agli stessi obblighi, possono bere alcol purché entro i termini di legge. Però, in questo modo sarebbero limitate nella loro libertà», dice ancora Galli.