Libri in tribunale per l’azienda svedese che puntava a rompere il monopolio asiatico. Bruciati investimenti per 15 miliardi

(Claudia Luise – lastampa.it) – Il sogno di una mobilità elettrica europea, indipendente dalla Cina, si infrange contro la dura realtà di un mercato che non decolla. Ma anche contro l’ambizione di crescere troppo in fretta che aveva portato il produttore svedese di batterie Northvolt a bruciare le tappe assumendo e creando filiali senza però aver avviato una produzione tale da supportare i piani di sviluppo. Ora l’avventura è al capolinea.
Northvolt ha fatto domanda di fallimento a Stoccolma, dopo che lo scorso novembre aveva chiesto negli Usa la protezione dai creditori ai sensi del Chapter 11. Il gruppo, spiega la società in una nota, si è trovato a fronteggiare «una serie di sfide complesse» tra cui «l’aumento dei costi di capitale, l’instabilità geopolitica, le interruzioni della catena di fornitura e i cambiamenti nella domanda di mercato» che, assieme a «significative sfide interne nell’avviamento della produzione», hanno «eroso la sua posizione finanziaria». Quindi, nonostante «l’interesse di potenziali investitori» l’azienda «non è stata in grado di assicurarsi le necessarie condizioni finanziare» e ha dovuto gettare la spugna dopo aver trascorso gli ultimi mesi a cercare di raccogliere un miliardo di euro per assicurare un futuro alla sua unica fabbrica di Skelleftea, in Svezia.
Dopo aver prodotto la sua prima batteria nel 2022, le perdite di Northvolt sono triplicate a 1 miliardo di euro nel 2023 e il tentativo di quotarsi sulla base di una valutazione di 20 miliardi è fallito, lasciando la società senza fondi nel 2024 e costringendola a licenziare, lo scorso settembre, il 20% dei suoi dipendenti svedesi. A questo punto un trustee di nomina giudiziale si occuperà di liquidare gli asset e destinare il ricavato ai creditori. L’epilogo ridimensiona anche le ambizioni europee nel campo delle batterie elettriche, dominato dagli operatori asiatici di Cina, Corea del Sud e Giappone, mentre si leccano le ferite gli investitori – tra cui Volkswagen, Goldman Sachs, Blackrock – che sul gruppo svedese hanno investito 15 miliardi di dollari perdendo praticamente tutto. Anche la fondazione Compagnia di San Paolo ci aveva scommesso circa 40 milioni.
Fondata nel 2015 da alcuni ex manager di Tesla, tra cui l’ingegnere laureato al Politecnico di Torino Paolo Cerruti, Northvolt era presto diventata la start-up europea meglio finanziata, arrivando a raccogliere ordini per oltre 50 miliardi di dollari da case automobilistiche come Volkswagen, Bmw, Scania e Porsche. Ora, abbandonata da Volkswagen che non può garantire le promesse fatte e sta tagliando gli investimenti nell’elettrico, anche la Svezia e le imprese nordiche che la supportavano si sono arrese: Scania aveva anche avviato la produzione di veicoli elettrici pesanti pensati proprio con i componenti Northvolt che dovrà rivedere. E solo per Northvolt i posti a rischio sono 5 mila.
Il presidente ad interim di Northvolt, Tom Johnstone, ha parlato di «giorno incredibilmente difficile». E ha concluso: «Ci siamo prefissati di costruire qualcosa di rivoluzionario per guidare un vero cambiamento nel settore delle batterie, dei veicoli elettrici e in generale in quello europeo e accelerare la transizione verso un futuro verde e sostenibile. Speriamo che le fondamenta che abbiamo costruito, la tecnologia, le competenze e l’impegno verso la sostenibilità, continuino a guidare i cambiamenti dell’industria»
Calmi signori, nema problema, e se c’è problema spako botilia. Dunque, dov’è il trauma? Grazie all’Europa, grazie a Graziella e grazie al…. 🪈piffero, la fabbrica verrà riconvertita – con un piccolissimo investimento iniziale di 800 miliardi di euro – in produzione armi. La società “Defend Europa SpA (Suppostoni per Adepti)” garantirà a tutti, per secoli addivenire, pace, tranquillità e tanto lavoro. E, dovesse mancare la pace, state calmi e tranquilli: a qualcuno il lavoro certamente non mancherà ⚰️⚰️⚰️🪦🪦🪦
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