Da Airbus a Leonardo – Le aziende aumentano il personale per assicurarsi una fetta di fondi

(Di Michela A. G. Iaccarino – ilfattoquotidiano.it) – “Siamo in un’epoca di riarmo e l’Europa è pronta a incrementare in modo massiccio la spesa per la difesa”. Le parole della presidente Ursula von der Leyen, che ha presentato – in vista del prossimo vertice straordinario del Consiglio Ue che si terrà giovedì prossimo – il piano ReArm Eu (investimenti per 800 miliardi di euro, fondi destinati sia alla difesa dell’Unione che dell’Ucraina), devono essere risuonate come una sinfonia per le aziende di armi che hanno già accumulato profitti stellari dall’inizio del conflitto e ora si preparano ad aumentare la loro pressione su questa Bruxelles in mimetica.

Più l’Ue intona questa corale chiamata alle armi, più si rafforza l’influenza di chi le produce. Il quotidiano Politico ha calcolato di quanto le più grandi aziende europee della Difesa hanno aumentato fondi e addetti per le attività di lobbying: la maggior parte delle società “ha ampliato i propri team con sede a Bruxelles negli ultimi tre anni per soddisfare la crescente domanda di influenza nella capitale del potere dell’Ue”; nel 2024 il 90% di tutte le aziende ha aumentato il personale a tempo pieno.

Secondo il registro della trasparenza dell’Ue, nella lista delle prime dieci aziende che lo hanno fatto, molto prima di Fincantieri e Leonardo, ci sono in cima Airbus, Saab, Thales, Dassault Aviation, Rheinmetall. “La tendenza è particolarmente evidente nel caso del gigante della difesa svedese Saab, che ha raddoppiato la sua spesa” nota Politico. Stessa strategia usata da Airbus e Dassault. L’ong Lobbyfacts ha anche confrontato le cifre spese da un anno all’altro: la spesa complessiva delle prime dieci aziende nel 2022 (primo anno del conflitto ucraino) si aggirava tra i 3 e i 5 milioni di euro. Solo un anno dopo, nel 2023, il numero dei milioni era lievitato dai 5 agli oltre 6 e mezzo: aggiungendo anche le attività delle compagnie minori, si è toccato un aumento del 40% in un anno.

Alla Borsa di Londra, dopo le dichiarazioni del premier Starmer su nuovi accordi per Kiev e investimenti da destinare alla Difesa ucraina, il produttore di armi Bae Systems ha visto il prezzo delle sue azioni aumentare del 17%. Rialzi da record però si registrano ovunque, sia a nord che a sud d’Europa. Se ieri i gruppi di pressione si concentravano nei Paesi che ospitano le più grandi basi statunitensi – Germania e Polonia, bastioni militari Nato – ora rimpolpano i ranghi all’ombra dei palazzi del potere di Bruxelles. “L’industria si sta assicurando di essere ben posizionata per influenzare l’agenda politica dell’Ue” scrive Politico: i produttori di armi sul Vecchio continente voglio che i fondi rimangano qui, che non finiscano agli stranieri che pure “vogliono una fetta della torta”. Da maggio scorso nel registro delle lobby Ue è apparso anche il gigante statunitense della difesa Lockheed Martin. E anche l’azienda aerospaziale statunitense Rtx ha inviato due lobbisti.