Jared Kushner – Il genero milionario che voleva fare un resort a Gaza, compra l’isola di Saseno per 1,2 miliardi: sarà un rifugio per super-ricchi

(Di Antonello Caporale – ilfattoquotidiano.it) – Stelle e strisce nell’Adriatico! Finalmente un po’ anche di Albania, chiavi in mano. Tutti a Saseno, meraviglioso isolotto che dà le spalle a Otranto e guarda a Valona. La linea retta immobiliare di Donald Trump affronta una curva nel Mediterraneo e per merito di Jared Kushner, genero milionario del miliardario presidente Usa, e come lui teorico delle virtù del mattone, gran compratore e venditore di case, acquisisce l’isola del futuro. Il governo di Tirana, sempre disponibile a capitalizzare, è già entusiasta del gran colpo. Per 1 miliardo e 200 milioni di dollari della Sazan Tourist Resort, scatola di Affinity Partners, a sua volta scatola dei sauditi e dei qatarini, e cioè fondo immobiliare che compra e vende nel Medio Oriente, Edy Rama, il presidente di Tirana, cede Saseno e tutti i suoi arbusti, e le calette, la sabbia e gli scogli, e il mare, il sole e ogni altra cosa. Cede naturalmente grazie al robusto cash come corrispettivo. Rama ha infatti approvato il progetto preliminare ideato da Kushner. Dopo il gran colpo andato a segno con l’Italia, a cui ha lasciato i pendii pietrosi frequentati da capre per farci, a suon di milioni, delle stazioni di permanenza degli immigrati irregolari, l’Albania mette sul tavolo l’asso e consegna all’amato genero di Trump l’isoletta che ospitava i bunker di Henver Hoxha. Il dittatore della lunga e tremenda stagione comunista.

Ville superlusso, alberghi a cinque e anche più stelle, e ogni meraviglia per un lifestyle iper facoltoso, al posto dell’attuale macchia mediterranea e presidio della Guardia di finanza per fregare i contrabbandieri di Valona, o luogo di osservazione per monitorare la tratta degli schiavi, gli immigrati irregolari, verso la Puglia.

Ora l’Albania è l’holiday room, principio d’avvio costituente della politica estera statunitense alla quale Kushner ha da tempo dato buoni consigli. Era il 2017, primo mandato del re del mattone, e lui, giovane e brillante immobiliarista erede di una ricca famiglia di ebrei del New Jersey (il nonno Joseph lasciò in eredità 4 mila appartamenti), sposo di Ivanka, figlia di Melania e Donald, e consigliere per il Medio Oriente, immaginò un “water front” a Gaza. Già prima della devastazione, Gaza era principio e destino del sogno americano, l’idea con la quale Trump avrebbe pacificato l’area del Medio Oriente. Deportare i palestinesi nel deserto del Negev (“da subito i bulldozer lì”, scrisse il Wall Street Journal) e realizzare nella cintura di Hamas uno straordinario piano immobiliare per vacanzieri dal gran portafogli. “Un luogo prezioso” per un investimento grandioso, disse Kushner, ricevendo la benedizione di Steve Withoff, l’immobiliarista che Trump ha nominato inviato americano in Medio Oriente. Cinquanta miliardi di dollari della Affinity Partners, fondo saudita di cui Kushner è gestore, per una bonifica del territorio oggi devastato dalle bombe israeliane e una ricostruzione ad alta intensità di dollari, un investimento che da Gaza giungesse fino alla Cisgiordania. Un po’ Miami, un po’ Abu Dhabi.

Il fondo è socio di Phoenix Insurance, colosso assicurativo israeliano, impegnato anch’esso nella valorizzazione immobiliare.

Con l’isolotto albanese di Saseno la linea retta immobiliare, come detto, affronta un importante tornante e Trump, attraverso il noto protocollo familista, avanza nel corridoio mediterraneo affiancando la politica estera al mattone, di cui è principe indiscusso.

La scoperta dell’America appena oltre Otranto sta comunque facendo un po’ innervosire gli imprenditori pugliesi, padroni finora del vapore, senza concorrenti di vaglia. Intercettato dal Corriere del Mezzogiorno , il presidente della Federalberghi di Puglia Francesco Caizzi, non si dà pace del perché il tycoon – per mano del genero – non abbia investito nelle terre di Puglia, da sempre patriotticamente vicine alla linea di comando italiano. “Penso – ha detto Caizzi – che l’ostacolo siano stati i tempi incerti nella capacità di dare esecuzione ai possibili progetti”. La solita burocrazia lumaca che fa svanire risorse che “da vent’anni si riversano invece sulla dorsale adriatica, dalla ex Jugoslavia in giù”.

Soldi, soldi, tanti soldi. Adesso, magari, servirà un aeroporto per l’Air Force One e tanti tarallucci.