Nel 2004 l’Ue veniva percepita come un mezzo per andare oltre i nostri confini. Oggi il sentimento europeista si affievolisce, soprattutto tra gli elettori di centrodestra

(di Ilvo Diamanti – repubblica.it) – È un momento critico, quello che stiamo attraversando. Per l’Europa, per il mondo. E, ovviamente, per noi. Per l’Italia. Che non è lontana dai luoghi della crisi. In particolare dall’Ucraina, dove l’invasione e la pressione russa si sono amplificate, dopo la ri-elezione di Donald Trump alla presidenza. Come si è evidenziato di recente, quando il presidente Usa ha attribuito all’Ucraina le responsabilità della guerra. In particolare, a Zelensky, definito privo di popolarità, fra i cittadini. Affermazioni largamente in-fondate. Che, tuttavia, hanno reso evidente il mutamento del clima politico internazionale. E in Europa.

Per questo motivo sarebbe importante un’azione più decisa dell’Ue, che, invece, appare ai margini. Nell’ombra. D’altra parte, è noto come la “costruzione europea” costituisca un’impresa importante ma incompiuta. Perché l’Ue continua a essere una “Unione poco unita”. Perché lo “stato dell’Unione” è condizionato dalle scelte degli “Stati che ne fanno parte”. A maggior ragione dopo che si è allargata a Est. Oltre il muro. Dove, non a caso, la Russia continua a esercitare un’influenza determinante. A cui non intende rinunciare, come si osserva in questa fase. D’altra parte, neppure in Italia l’Ue ha ottenuto grande consenso. Nonostante il contributo determinante fornito per affrontare i nostri problemi economici. E, soprattutto, il nostro debito pubblico.
D’altronde, nel Rapporto annuale “Gli italiani e lo Stato” del 2024, condotto da LaPolis Università di Urbino Carlo Bo, con Demos e Avviso Pubblico, la fiducia nell’Ue è scesa al 32%: sette punti in meno rispetto all’anno precedente. Al di sotto delle altre istituzioni di governo territoriale. Le Regioni e, soprattutto, i Comuni. Non sorprende, per questo, che gli italiani guardino con distacco alla prospettiva, affrontata nel sondaggio di Demos, di un rafforzamento della Ue attraverso un aumento dei poteri.
Questa idea, infatti, è condivisa da quote ampie di cittadini, ma comunque non maggioritarie per quel che riguarda temi importanti come la “difesa e l’esercito” (43%), la “giustizia” (44%), la “politica estera” (43%), “l’immigrazione” (46%) e “l’economia” (45%). È peraltro interessante e significativo osservare come questo orientamento sia molto meno marcato in confronto al passato.
Nel 2004, infatti, appariva maggioritario comunque e dovunque. Su ogni piano e materia. Perché l’Europa era percepita e concepita come un mezzo per andare oltre i nostri confini. I nostri limiti. Politici, economici, sociali. L’europeismo degli italiani in seguito si è ridimensionato. Ed è calato sensibilmente. Mediamente intorno a 10 punti percentuali rispetto a 20 anni fa, nel 2004. Alla fase successiva (non di molto) all’introduzione della moneta unica. L’euro. Oggi il maggior grado di adesione al progetto di aumentare i poteri dell’Ue si rileva fra i più giovani, sotto i 30 anni, e tra gli adulti oltre i 55 anni. Inoltre, fra le persone con livello di istruzione medio-alto.
Per quel che riguarda gli adulti e gli anziani, conta, sicuramente, aver vissuto l’epoca della costruzione europea, fino all’adozione della moneta unica, nel 1999. Mentre fra i più giovani il sentimento europeista rispecchia “l’esperienza”. In quanto hanno sperimentato l’Europa – e il mondo – molto più delle generazioni precedenti. Per ragioni di studio e di lavoro. Sono generazioni EG. Europee e Globali.
di Ilvo Diamanti, Fabio Bordignon, Fabio Turato, Giacomo Salvarani, Alice Securo, Luigi Ceccarini e Martina Di Pierdomenico. Coordinamento editoriale Carlo Bonini. Coordinamento multimediale Laura Pertici. Produzione Gedi Visual29 Dicembre 2024

Evidenti e significative sono anche le differenze in base alla posizione politica e di partito degli intervistati. In particolare, riguardo ad alcune materie. Una domanda di rafforzamento dell’Ue si osserva fra i simpatizzanti di Italia Viva e di Azione. Inoltre, nella base del Pd, Alleanza verdi sinistra (Avs) e +Europa. Dunque, fra coloro che si collocano a Centro-Sinistra. Con l’eccezione dei simpatizzanti del M5S. Più prudenti, quando si parla di difesa, esercito. E di politica estera. A conferma che il “campo largo” resta un orizzonte lontano. Con percorsi diversi, distanti e distinti. La “domanda europeista” si ridimensiona a Centro-Destra. Soprattutto nella base leghista. Tuttavia, gli atteggiamenti variano in base ai temi. Alle materie considerate. Sulla questione della difesa, in particolare, nel Centro-Destra la domanda di “un’Europa più forte” appare decisamente elevata.

Tuttavia, è difficile delineare un quadro omogeneo e coerente, segnato da convergenze chiare. E ciò conferma, se ce ne fosse bisogno, quanto il progetto di un’Europa più forte e unita non sia ancora abbastanza forte. E con-diviso. Sicuramente non adeguato, comunque, a evitare di venire (co)stretti e schiacciati fra la Russia di Putin e l’America di Trump. Com’è capitato all’Ucraina di Zelensky.
Le tavole del sondaggio si possono consultare a questo link.
bisognerebbe capire dove caxxo ha letto le calzata che scrive ?
"Mi piace""Mi piace"
per la verità il programma 5s prevederebbe l adesione allo sforzo di creazione di un esercito comune, di una politica estera e di una difesa comune per la UE.
il campo largo non esiste, ma non per queste tematiche. Ribadite in più occasioni negli interventi di Conte più recenti. Può darsi che nel campo largo Conte proprio non ce lo vogliano
"Mi piace""Mi piace"