Più della metà del nostro oro è in mano anglo-americane. Con esso saremmo i terzi detentori di riserva aurea del mondo. Una petizione per riaverlo indietro

(Giorgio Kadmo Pagano – lafionda.org) – Il fatto di non trovarsi sotto ricatto da entità estere è la precondizione per la libertà, la sovranità e l’indipendenza di una nazione. Sappiamo di come l’Italia è in una condizione di sovranità limitata che, però, oggi condivide con tutti i Paesi europei appartenenti alla NATO e sottomessisi mentalmente e linguisticamente all’Anglosfera. In questo contesto e in un’epoca di Guerre finanziarie ed economiche – prima che armate – di dazi, sanzioni e sequestri di beni – misure che possono colpire qualsiasi Paese laddove un altro più armato e pre-potente lo decida (caso Iraq/Saddam docet) – c’è una questione, stranamente trascurata, che in realtà per l’Italia riveste un’importanza fondamentale: quello della propria riserva aurea.
Di questo avevo già scritto un articolo nel 2023, Colonia Italia: c’è più oro italiano nelle mani di UK/USA che dell’Italia, e oggi ne riprendo urgentemente la riflessione, auspicando e proponendo iniziative affinché tutte le nostre 2.452 tonnellate d’oro siano totalmente nelle nostre casseforti e di nessun Paese straniero.

Nell’affrontare la questione, comincerei col dire che, intanto, suona cacofonico che un Governatore della Banca d’Italia decida di non avere l’oro nazionale nella propria “sagrestia”[1], per depositarlo invece in nazioni straniere; peraltro le stesse che ci hanno imposto il loro traditore Diktat del 1947, ossia la c.d. “resa senza condizioni” agli alleati. Un caso di “perdita” dell’oro italiano, esattamente 25 tonnellate che, a tutt’oggi, non si sa dove siano, fu sollevato, proprio a proposito di alleati che diventano nemici e di loro collaborazionisti italiani, contro il Governatore della Banca d’Italia Vincenzo Azzolini nel 1944; per lui il Pubblico Ministero chiese addirittura la pena di morte per poi esser condannato dalla Corte di prima istanza a trent’anni di reclusione.
E’ bene tenere presente che il periodo storico che stiamo attraversando è contraddistinto: 1) dal passaggio dall’unipolarismo al multipolarismo; 2) dalla maggioritaria volontà d’attuare un’incisiva de-dollarizzazione dell’economia mondiale, della quale peraltro siamo stati precursori con l’Euro;
3) dalla forte instabilità politica e monetaria che ha già fatto schizzare il prezzo dell’oro “bene rifugio” a 90 euro al grammo, là dove il sito previsionieuro.com/oro arriva a sostenere che il suo valore nei prossimi quattro anni sarà più che raddoppiato, portandosi a 186 euro al grammo. Dunque, la riserva aurea acquista un valore sempre maggiore se non prioritario.
Ebbene, occorre chiedersi il perché la questione dell’oro italiano, e sottolineo italiano, è così importante, urgente, prioritaria.
Questo per due motivi:
1) gli italiani sono i maggiori detentori al mondo di riserva aurea pro-capite;
2) l’Italia non dispone a casa propria del proprio oro ma, con grande miopia politica, lo ha dato in mano, per ben il 55,14 per cento, a quegli stessi Paesi stranieri che, invece, si sono ben guardati dal delocalizzare quello loro (quindi, non si può certo ipotizzare una reciprocità), rendendoci di fatto ricattabili a prescindere.
Da quelle premesse e da questi due motivi si comprende bene come sia necessaria un’immediata e forte mobilitazione politica affinché tutto il tuo/nostro oro rientri al più presto nelle “nostre tasche”.
Gli italiani sono i maggiori detentori al mondo di riserva aurea pro-capite
Con esattamente 42 grammi d’oro a testa contro i 40 grammi dei tedeschi e, addirittura, dei soli 20 grammi di riserva aurea pro-capite degli abitanti degli Stati Uniti d’America gli italiani sono i maggiori detentori al mondo di riserva aurea pro-capite.
Quarantadue grammi che, nell’attuale periodo a 90 € al grammo, equivalgono a 3.780 Euro per ciascun italiano ma che, nel 2029, potranno equivalere a ben 7.812 euro.
L’Italia non dispone a casa propria del suo oro
Questo è un problema gravissimo e finora irrisolto con scuse, miopia o pensiero corrotto per guerra psicologica e cattura anglofona delle menti il cui momento, forse più basso per l’altezza degli interlocutori, si è raggiunto alla Banca d’Italia nel 2011, durante la commemorazione dell’italiano Tommaso Padoa-Schioppa con, come notava con gran sconcerto persino de Il sole 24 ore “Sullo sfondo la voce di Visco che parlava in inglese. Come, in inglese? Ma non è a Roma?… Dopo di lui gli altri, Draghi e anche il nostro premier Mario Monti che ha sfoggiato la sua competenza parlando, olè, a braccio in english, of course”; atteggiamento che mostra evidente postura da subalterni.
Localizzazione geografica dell’Oro italiano
| Paese Depositario | Tonnellate di Oro Italiano | Percentuale |
| Regno Unito | 141,2 | 5,76 |
| Stati Uniti | 1.061,5 | 43,29 |
| Totale Anglosfera | 1.202,7 | 49,05 |
| Svizzera | 149,3 | 6,09 |
| Italia | 1.100,0 | 44,86 |
| Totale | 2.452,0 | 100,00 |
Infatti, dei 42 grammi d’oro tuoi, miei, di ciascun italiano, solo una minima parte, solo 19 grammi, sono nelle nostre tasche, in Banca d’Italia, gli altri 23 grammi, corrispondenti a ben 1.352 tonnellate d’oro, sono depositate presso Paesi stranieri persino estranei, quando non avversari, della stessa Unione europea.
Ebbene, la maggiore quantità di essa, esattamente 1.202,7 tonnellate d’oro, è depositata:
– nel Regno Unito, un Paese forte e da sempre ostile all’Italia democratica, che ha finanziato Mussolini dal 1918 alla Marcia su Roma, con un Churchill persino fanatico di Mussolini e, dal 2017, impegnato contro i Paesi europei a realizzare la Global Britain;
– negli Stati Uniti d’America, dove sono allocate ben 1.61,5 tonnellate dell’oro italiano.
Paesi, questi, che sono ben lungi dall’essere sicuri in quanto sono le uniche nazioni sulla terra che hanno invaso, avuto qualche controllo o combattuto conflitti rispettivamente nel 90 e 99 percento dei Paesi delle Nazioni Unite. Solo gli Stati Uniti d’America, pur nella loro abbastanza recente storia, hanno risparmiato dal loro interventismo solo tre Paesi del mondo – Andorra e Liechtenstein in Europa e il Bhutan in Asia – e che non ci metterebbero molto con l’attuale amministrazione, che pretende già l’europea Groenlandia ed altri territori, con una qualsiasi scusa a sequestrare il nostro oro detenuto dalla loro Federal Reserve.
Ebbene, proprio dagli Stati Uniti, la Bundesbank tedesca ha completato il trasferimento delle sue riserve auree a Francoforte già nel 2017 mentre l’Italia deve ancora deciderlo.
Questo comporta che dei “tuoi” 3.780 Euro, ben 2.070 Euro sono nelle tasche dei due Paesi stranieri storicamente meno sicuri della terra.
Pertanto, risulta fin troppo evidente la necessità di un’immediata e forte mobilitazione popolare affinché tutto il tuo/nostro oro rientri nelle “nostre tasche”.
Tutti coloro che hanno seguito il discorso del giuramento di Trump hanno potuto ascoltare la sua frase “l’età dell’oro dell’America inizia proprio ora”; ebbene l’intento del presente articolo è quello di motivare ciascun italiano nell’essere il “Governatore” del proprio oro, dell’età dell’oro italiano. A tal proposito, è stato promosso un appello che può essere sottoscritto sul sito oroitalianoinitalia.it, denominato Appello dell’età dell’oro italiano, rivolto al Governatore della Banca d’Italia, al Presidente del Consiglio che lo nomina e al Presidente della Repubblica che ne decreta, ciascuno nell’esercizio del proprio ruolo, poteri ed autorevolezza, e di sostenerlo adeguatamente e fino alla vittoria.
[1] Sagrestia è il nome col quale viene chiamato storicamente il deposito nel quale è custodito l’oro d’Italia nel Palazzo Gaetano Koch, in Via Nazionale 91 a Roma.
e si è proprio il momento di chiedere la restituzione…visto che trampetta tira al risparmio e a prendere dall’ucraina… al tirchio non devi mai chiede, ma devi dare… la lungimiranza italiana…. un fondo di garanzia per il pagamento delle spese di guerra… che grande popolo il nostro ,che grandi politici.
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Sarebbe interessante conoscere quanto ci costa, annualmente, la custodia presso terzi per commissioni, assicurazione e quant’altro.
Ma perchè, vista l’attuale quotazione record non si pensa di vendere la quota che si trova all’estero? E quindi ridurre il nostro elevato debito pubblico, risparmiando il costo degli interessi e, non ultimo, ricevere apprezzamenti dalla U.E.
Il trasferimento in Italia lo vedo quasi impossibile, per cui la strada migliore è il realizzo e sappiamo che la Cina è sempre pronta ad acquistarlo.
G. Mazz.
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Draghi se l è già venduto a ns insaputa sul Britannia , non abbiamo più il becco di un gettone ,
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Io ho numeri un po’ diversi.
RISERVE AUREE
Con l’inizio della guerra ucraina la prima cosa che l’Europa ha fatto è bloccare le riserve russe nelle banche europee: 300 miliardi di EUR in riserve della Banca centrale russa sono stati congelati nell’UE, in altri paesi del G7 e in Australia (due terzi sono bloccati nell’UE).
Forse nessuno sa che i famosi americani “liberatori” la prima cosa che fecero nel 47 fu di bloccare l’oro italiano nelle banche americane. Più della metà del nostro oro è in mano anglo-americane. Con esso saremmo i terzi detentori di riserva aurea del mondo.
Un lingotto d’oro pesa 19,7 kg. Ogni 100 grammi d’oro valgono circa 9.000 euro.
Il nostro Paese possiede 2.451,84 tonnellate d’oro, gli Stati Uniti ben 8.133,5 mentre la Germania 3.351,5. Così, l’Italia si posizione al terzo posto per riserve auree mondiali, con un 69,2% del valore totale.
In testa è la Cina, con 3.285.272 milioni di dollari, seguita a parecchia distanza dal Giappone, a 1.168.515 milioni di dollari. Gli Usa ne possiedono appena 232.299 milioni
Se Trump farà pace con Putin è molto problema che la ricchezza russa sequestrata saràr ichiesta indietro.
Noi non potremo chiedere indietro nulla perché siamo “alleati”!!
Ben 1.352 tonnellate d’oro, sono depositate presso Paesi stranieri persino estranei, quando non avversari, della stessa Unione europea.
La maggiore quantità è depositata negli Stati Uniti che ne possiedono 8.133 tonnellate. La Germania ne ha 3.351 tonnellate. Nelle casseforti del nostro Paese ne sono custodite 2.451 t.
Già nel 2017 la Germania si è ripresa il suo oro.
Noi cosa aspettiamo?
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